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Reddito di cittadinanza, fase 2: 350mila chiamati al Patto per il Lavoro

Reddito di cittadinanza, fase 2: 350mila chiamati al Patto per il Lavoro

29 Agosto 2019 0 Di Pietro Nigro

Al via la fase 2 del Reddito di cittadinanza: dal 2 settembre, un terzo dei percettori, circa 350mila nuclei familiari, saranno chiamati a firmare il Patto per il Lavoro.

Dal 2 settembre al via le chiamate per il Patto per il Lavoro

Ci siamo, sta per prendere il via la seconda fase del Reddito di cittadinanza, quella che prevede il Patto per il Lavoro: ovvero la ricerca e l’avviamento al lavoro dei beneficiari. Quella fase, insomma, in cui gli uffici di collocamento e i “navigator” dovrebbero aiutare i percettori di Reddito di cittadinanza “occupabili” e i loro familiari maggiorenni che non lavorano o studiano a cercare un lavoro.

Tra aprile e luglio, secondo l’Inps, sono 1.491.935 le domande di Reddito di cittadinanza presentate922.487 sono state accolte, quasi 400mila respinte e circa 170mila in evidenza per ulteriore attività istruttoria.
La percentuale di domande respinte è attualmente al 26,8%, 1.025 sono le rinunce, e circa 32mila nuclei sono decaduti dal beneficio.

Ora, a partire dal 2 settembre, i Centri per l’impiego possono iniziare a chiamare una prima tranche di percettori, circa 350 mila persone, e proporre a quelli che hanno i requisiti di occupabilità la firma del cosiddetto Patto per il lavoro. Secondo i calcoli elaborati in questi giorni dal Sole 24 ore, almeno due su tre di questi percettori risiedono in quattro regioni meridionali.

Chiamata in arrivo per gli occupabili di 350mila nuclei familiari

I percettori di RDC interessati sono gli appartenenti a quel milione circa di nuclei familiari che hanno iniziato a percepire il reddito tra aprile e luglio, cioè nella prima fase di avvio del provvedimento. La prima fase di “chiamata” riguarda circa un terzo dei percettori, cioè circa 350 mila nuclei, e per ciascun nucleo familiare potrà essere chiamato qualsiasi componente la famiglia maggiorenne che non lavori e non sia impegnato in un corso di studi, per un totale di 704.595 beneficiari.

La fetta principale degli oltre 704mila soggetti indirizzati al patto per il lavoro si trova in Campania (178.370 persone), a seguire Sicilia (162.518), Calabria (64.057), Puglia (50.904). In queste quattro regioni meridionali si concentra il 64,7% dei soggetti occupabili. Nel Lazio le persone da avviare a percorsi di politica attiva sono 37.939, in Lombardia 33.598; in Piemonte 30.273, in Toscana 21.922, in Emilia Romagna 16.223, in Veneto 14.535.

La chiamata non riguarda i beneficiari della pensioni di cittadinanza o gli over65, i disabili (che però possono chiedere di aderire volontariamente), i componenti della famiglia con impegno di cura per bambini sotto i 3 anni o per persone non autosufficienti.

Non dovranno essere chiamati neanche i soggetti che hanno già sottoscritto un patto di servizio perché si sono recati volontariamente presso un Cpi.

In realtà, la fase 2 doveva scattare, stando a quanto contenuto nella legge istitutiva del Reddito di cittadinanza, un mese dopo l’avvio del Reddito. Ma tra lungaggini, decreti attuativi ed altre necessità organizzative, compresa la selezione ed assunzione di circa 3mila navigator che si è chiusa a giugno, si è arrivati a Ferragosto, o meglio poco prima di Ferragosto.

L’accordo tra Anpal e Regioni firmato  nei giorni scorsi, infatti, prevede che a partire dal 2 settembre i Centri per l’impiego avranno 30 giorni per convocare gli interessati. La convocazione potrà avvenire con qualsiasi mezzo utile, quindi lettera, ma anche mail o sms, mentre ancora non è dato di sapere a che punto è la realizzazione della nuovissima piattaforma web che dovrebbe essere l’ossatura del nuovo sistema di avvio al lavoro.

Patto per il lavoro: in arrivo tre offerte di lavoro

Le persone che hanno già in piedi un patto di servizio dovranno essere convocate per stipulare il patto per il lavoro ed essere informati circa gli obblighi connessi al reddito di cittadinanza. I soggetti invece che hanno in corso una misura di politica attiva proseguono e saranno poi convocati dai Cpi per la stipula del patto per il lavoro entro 30 giorni dal termine dell’intervento. Entro il 15 dicembre poi i Cpi effettuano la presa in carico, con la verifica delle fattispecie di esclusione-esonero.

Il patto per il lavoro è elemento integrante del Reddito di cittadinanza, che lega la percezione del sussidio alla partecipazione del lavoratore ad un percorso assistito di ricerca di una occupazione ed è la procedura con cui i Centri per l’Impiego “identificano” il lavoratore e le sue capacità e competenze.

Ma sarà essenziale anche il sistema informativo nazionale, la cui piattaforma web è ancora in via di sviluppo, che dovrebbe segnalare le disponibilità di lavoro nelle imprese, ovunque esse si trovino.

Il Patto per il lavoro, infatti, prevede che al candidato possano essere presentate tre offerte di lavoro “congrue” e compatibili con il suo profilo, e almeno una deve essere accettata.

La compatibilità delle offerte di lavoro deve essere valutata sulla base di tre requisiti: : la coerenza tra l’offerta di lavoro e le competenze, la distanza dal domicilio, la durata dello stato di disoccupazione.

Così nei primi 12 mesi di fruizione del “reddito di cittadinanza” sarà congrua la prima offerta purché entro 100 chilometri di distanza dalla residenza (o comunque raggiungibile con un massimo di 100 minuti con i mezzi pubblici), la seconda entro i 250 chilometri e la terza sull’intero territorio italiano. Dopo 12 mesi anche per la prima offerta la “congruità” è riconosciuta se si è entro i 250 chilometri.

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