
Crisi dell’auto: la Chiesa attacca Stellantis e governo
27 Ottobre 2024Duro documento delle diocesi di Nola e Acerra contro l’immobilismo del governo e le scelte di Stellantis. Allarme per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco e per nuove povertà all’orizzonte.
L’area napoletana è a rischio di nuove povertà e a provocarle è la crisi dell’industria automobilistica. Un pezzo di storia dell’economia locale. Lo stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco è lo specchio instabile di ciò che può accadere nel breve periodo. La preoccupazione per i giorni prolungati di cassa integrazione per migliaia di lavoratori è al centro di un documento diramato dall’Ufficio pastorale sociale e del lavoro e firmato dai vescovi di Nola e Acerra Mons.Francesco Marino e Antonio Di Donna. Insieme a tutte le comunità ecclesiali delle due Diocesi, i vescovi esprimono piena vicinanza e solidarietà ai lavoratori di Stellantis e dell’intera filiera automotive per il momento drammatico che stanno vivendo. Come mai la Chiesa del territorio interviene su un tema così attuale ?
La Chiesa è sempre stata attenta alle problematiche di un territorio molto vasto e con coraggio ha denunciato le azioni contro la dignità della persona umana e dell’uomo lavoratore, è scritto nel documento. D’altra parte sono i concetti espressi da Papa Francesco nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma per i 50 anni del convegno sui mali della Capitale. E non a caso il documento delle Diocesi campane ricorda quanto il lavoro debba essere “libero, creativo, partecipativo e solidale” come è scritto nell’ Enciclica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco. La sensibilità che il mondo cattolico esprime per i lavoratori della grande fabbrica rimanda a un solido legame delle parrocchie con territori percorsi da mille turbolenze.
A Pomigliano d’Arco Stellantis produce la Panda, ma lo stabilimento sta perdendo la sua centralità. La denuncia è quella già fatta da sindacati, partiti e organizzazioni di base. Qui il bacino di lavoratori è molto esteso e la produzione dell’auto ha effetti sul tutta l’economia della Campania. Ci sono decine fabbriche dell’indotto in crisi con tavoli negoziali aperti a molti livelli ma senza sbocchi. Pomigliano d’Arco, storico avamposto dell’industria automobilistica è, dunque, minacciata da una perdita di identità sociale e culturale. Una desertificazione industriale con stop & go, secondo il disegno di Stellantis, spalancherebbe le porte a fenomeni sociali incontrollabili come nuova emigrazione, maggiore illegalità, criminalità diffusa, ordine pubblico più precario. La domanda della Chiesa è, quindi, si può stare fermi ? In momento così travagliato fanno bene i vescovi a denunciare la “mancanza di un piano industriale e il disimpegno di Stellantis e delle Istituzioni”. I toni del documento sono decisi, stanno facendo il giro d’Italia, proprio perché Pomigliano in queste settimane registra un record di cassa integrazione, con la produzione al minimo storico.I vescovi rilanciano il cammino della speranza tangibile è soddisfacente. Siamo davanti a un presa di posizione dal lato dei deboli. La funzione sociale, pastorale, della comunità religiosa si fonde con l’aspettativa di migliaia di persone. Fuori dai cancelli dello stabilimento c’è amarezza per il senso di vuoto che arriva dalle mediazioni infruttuose della politica a Roma. La Chiesa, attraverso il documento delle Diocesi di Nola e Acerra, diventa alleato morale, trasversale alle parti in conflitto, consapevole anche della sua “estraneità” alle trattative sindacali quando e se si apriranno.
Carlo Tavares, Amministratore delegato di Stellantis pochi giorni fa è andato in Parlamento per dire di 50 miliardi di investimenti in Italia. Una notizia fragile e fumosa, dicono gli operai.
Quando un piano industriale ?
La mancanza di un piano industriale nazionale ed europeo è il vero tema che bisogna affrontare. I sindacati lo chiedono da tempo. La Chiesa fa anche di più: critica l’Ue per la sua politica “di elettrificazione confusa e mal gestita, che sta mettendo in ginocchio l’intera industria dell’auto europea ”. L’auto elettrica del chi verrà dopo ? Gli italiani per ora la apprezzano poco, ma è la ragione per non sapere cosa fare domani ? Stellantis e le Istituzioni governative “invece di dialogare, produrre mirate politiche industriali e trovare soluzioni, minacciano di lasciare il tavolo della concertazione, con il pericolo conseguente di mandare a casa migliaia di lavoratori. “Come cittadini e come cristiani non possiamo accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi” si legge ancora nel documento. Le due Diocesi avvertono che l’area di Pomigliano, Nola, Acerra è in tensione per i contraccolpi che lo stato di crisi prolungata può avere su migliaia di famiglie. “Come sempre, a pagare saranno i più deboli e i meno garantiti. Come cittadini e come cristiani non possiamo accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi!I lavoratori attendono risposte urgenti e concrete e non possono vivere sempre in ansia per un lavoro, purtroppo, sempre più precario e senza prospettive future”. É forte il richiamo alla dottrina sociale della Chiesa, laddove viene ricordato che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova. Ci sono tanti altri contesti in cui si può levare il monito del lavoro nobilitante della persona umana e la visione della Chiesa si raccorda alle battaglie per la dignità delle persone. Il documento in fondo è stato preparato con questo spirito.
Appello alle istituzioni
Cosa dire ? Lo spettro delle nuove povertà si fa concreto in un’area vasta, nel momento in cui si fermano impianti dell’automotive costati miliardi alla collettività. Per la Chiesa prima viene la persona umana, poi il lavoro e infine il capitale. Sono i dee che non si sentono tutti i giorni, eppure qui vanno in profondità per la robusta tradizione di lotte e rivendicazione di diritti. Evidentemente il fronte dell’opposizione a cassa integrazione e decrescita industriale deve trovare alleanze sul territorio. In questo c’è la ragione finale per la quale le due Diocesi invitano “le Istituzioni, locali, regionali, nazionali ed europee a bloccare questa deriva pericolosa e a fare tutto quanto è possibile per costruire il futuro dell’industria dell’auto ”. Nulla è dato per scontato e la fabbrica di Pomigliano diventa modello di economia sociale e di dignità dei lavoratori. È da vedere soltanto chi raccoglierà l’appello. I cittadini lo hanno già fatto.