
Il Trombone revisionista di Repubblica torna sul luogo del delitto. E sproloquia…
29 Novembre 2017Il Vecchio Trombone Revisionista torna a La7 a parlar male dei “Grillini” e rivendicare la scelta per l’Uomo di Arcore.
Il Trombone revisionista di Repubblica torna sul luogo del delitto. E sproloquia
Pragmatico, squallido, contraddittorio e confuso. Dopo sette giorni ritorna a La7. Sul luogo del “delitto”. E – per rivendicare la sua scelta a favore dell’Uomo di Arcore virtualmente opposto da Giovanni Floris al pentastellato Luigi Di Maio – Eugenio Scalfari, Vecchio Trombone Revisionista, argomenta tirando in ballo Aristotele, l’antico filosofo greco autore del trattato “La Repubblica”.
L’Incartapecorito – dimentico delle sue ventennali battaglie moraleggianti contro l’allora Premier Puttaniere Emerito – afferma che – come sosteneva il filosofo greco – politica e morale mal si assortiscono.
E cita Alessandro Magno, allievo di Aristotele. Ricorda tra l’altro che l’Antico Conquistatore faceva incetta e scempio delle donne dei regnanti vinti. Un parallelo indiretto con l’Incipriato leader di Forza Italia.
Poi saltando da palo in frasca cita il padre della questione morale Enrico Berlinguer. E ricorda di aver iniziato a votare comunista al tempo di questo Grande Leader di Botteghe Oscure autore dello strappo con Mosca.
E non si accorge di contraddire se stesso. Berlinguer – contrariamente a quanto affermava Aristotele – poneva infatti etica e moralità alla base dell’azione politica.
O forse il Fondatore di Repubblica riteneva l’Enrico nazionale un amabile idiota? Mah!
Uno sproloquio per concludere che detesta i “grillini”. Insiste – il Pannolone di Repubblica – nel definire così i pentastellati ben sapendo che costoro non amano essere indicati in questo modo.
Una insistenza a metà strada tra la provocazione e l’offesa.
Morale della favola, colpisce che tutto ciò che abbia il profumo dell’etica e della morale pubblica sia sminuito e maltrattato dai Portavoce dell’Establishment, gli stessi Portavoce che si ergono a paladini del garantismo e del terzo grado di giudizio. Notate anche voi un sottile quanto inquietante rapporto tra questi opposti atteggiamenti?