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Villae film festival a Roma, contro “l’analfabetismo della bellezza”

Villae film festival a Roma, contro “l’analfabetismo della bellezza”

13 Luglio 2021 0 Di Andrea Tundo

Intervista ad Andrea bruciati, direttore artistico di Villae Film Festival, dal  12 al 18 luglio e dal 6 al 12 settembre 2021 a Villa Adriana e Villa d’Este.

Villae film festival a Roma, contro “l’analfabetismo della bellezza”

Dal 12 al 18 luglio e dal 6 al 12 settembre 2021 Villa Adriana e Villa d’Este ospitano la terza edizione di Villae Film Festival, rassegna di film in cui l’arte, nelle sue molteplici possibilità espressive, è protagonista del racconto. Un festival carismatico e gratuito che abbiamo avuto modi approfondire con il suo direttore artistico Andrea Bruciati. Di seguito l’intervista.

Da quali esigenze nasce il festival? Da una prima occhiata sembra essere un festival meta-arte e che cerchiate di indagare le forme, i registri, le idee delle performance e della creazione artistica.

Il Festival nasce con le due ville patrimonio Unesco, che sono state due cantieri di formulazione dell’immagine, al loro tempo pionieristiche e all’avanguardia per quanto riguarda il codice linguistico visivo. Da ciò la volontà di attualizzare questi contesti alle esigenze e alle mutate sensibilità del XXI secolo.

Il cinema è sicuramente un codice linguistico che essendo arte in movimento è coerente con la natura delle due ville, le quali per le loro caratteristiche architettoniche, come ad esempio il fatto che l’acqua sia un elemento preponderante, si legano benissimo con la settima arte.

Ci sembrava interessante proporre delle proiezioni all’interno di questo ambiente in quanto è come se dessero una sorta di eccezionalità al testo filmico stesso.

Si ha la possibilità di assistere a uno spettacolo unico, in cui il gradiente della bellezza è aumentato. In particolare, quello che vogliamo mettere in mostra è come i due siti Unesco non siano meri contenitori passivi ma veri e propri cantieri culturali dell’oggi e del domani, in cui condividere e seminare pillole di riflessione. Essi sono luoghi attivi e dinamici. 

Dato che abbiamo parlato dell’eccezionalità che può dare all’esperienza cinematografica la proiezione in questi due luoghi, mi chiedevo se l’esperienza cinematografica sia “classica” o se stesse proponendo forme di proiezione innovative, come ad esempio quella a 360 gradi?

No, ci limitiamo al codice canonico, non crediamo negli effetti speciali, o comunque non è quello che ci interessa. Inoltre, una volta entrati nel contesto di villa Adriana o villa D’Este non si ha bisogno di stratagemmi o realtà aumentate. Essi sono già dei luoghi che nascono come sinestetici. Essi sono già da soli, nati per accogliere questo genere di codici, che nel cinema trovano la loro piena espressione, se ne rendono immediatamente conto anche le varie troupe che vengono a filmare al loro interno. 

In che modo sono state scelte le pellicole? Su quali ci dovremmo soffermare di più a suo parere?

Bisogna tenere conto che la nostra programmazione non presenta inediti o prime. Ci sono delle presentazioni delle pellicole, incontri con professionisti e laddove possibili interviste con i protagonisti delle stesse.

Per quanto riguarda i film sono stati inseriti diversi titoli come: Volevo Nascondermi, The Square, Martin Eden, Ritratto di una giovane in Fiamme.

Non sono inediti, ma cerchiamo di fornire strumenti di analisi e approfondimenti sul film. Bisogna tenere conto che sono comunque pellicole poco viste rispetto a quanto sarebbero dovute essere.

Cerchiamo di captare pellicole premiate e considerate a livello internazionale ma poco fruite in Italia. Si pensi a The Square che è un film che tratta i meccanismi dell’arte contemporanea, anche nella sua fragilità e arbitrarietà, visto all’interno di un contesto come acutizzano l’assoluto. Lei capisce che questi contrasti diventano veramente emozionanti. 

Quello che mi viene da dire è che vedere un film è un tipo di esperienza, rivederlo è un’altra ancora, ogni visione aggiunge qualcosa alle suggestioni precedenti, quindi figurarsi, all’interno di un contesto unico e così particolare, come l’attenzione si catapulti su aspetti che altrimenti sarebbero passati inosservati. Mi piace molto anche questo scambio tra vari linguaggi quello delle ville e delle pellicole. In ultimo il focus del festival è quello di curare l’esperienza della visione, qualcosa di estremamente attuale oggi che l’esperienza della sale cinematografica è annientata dallo streaming.

Noi amplifichiamo lo schermo, invece di restringerlo. L’esperienza diventa ambientale, dimensionale. E’ un’esigenza imprescindibile quella di ribadire, in una iconosfera in cui noi siamo immersi, il fatto di essere “analfabeti della bellezza”, perché non conosciamo il linguaggio che in realtà ci permea quotidianamente.

Non riusciamo a distinguere la poesia, la bellezza da una pubblicità o da un ammiccamento seducente legato ad un’immagine commerciale.

Secondo me questo Villae Film Festival rientra all’interno di un progetto di ridefinire gli elementi, i codici linguistici del mondo in cui siamo immersi. Mi permetta di dire che il festival vuole dare anche un segnale forte di denuncia rispetto ai tanti luoghi meravigliosi del nostro paese privati della possibilità di essere fruiti e sfruttati. 

In conclusione Villae Film Festival che pone l’attenzione e cura la poesia e la potenza dell’esperienza cinematografica, oltre che a rivalutare gli spazi e i luoghi del meraviglioso panorama italiano, che ogni volta che vengono interrogati rispondono prontamente, lasciandoci a bocca aperta, in ultimo anche a focalizzare l’attenzione in maniera diversa. Non perdetevelo. 

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