
Attenti alle Psy-Ops che modificano la realtà anche nella guerra in Ucraina
16 Marzo 2022Nella guerra in Ucraina, tanta parte hanno le Psy-Ops che modificano la realtà e la adulterano per le esigenze della propaganda.
Guerra in Ucraina, attenti alle Psy-Ops che modificano la realtà
Nella guerra, da sempre, una parte importante la gioca la propaganda, a maggior ragione in quest’epoca moderna in cui i social-media riescono a spingere la realtà oltre il presente e ad adulterarla come non si riusciva prima, essa fa proprio la parte del leone, scende addirittura sul campo di battaglia e si fa guerra psicologica.
Il problema è che, più della propaganda ormai di antica memoria, la guerra psicologica riesce a spingere oltre i confini del manicheismo quel manicheismo già insito nella guerra, e in questo contesto di stravolgimento della realtà, chi è più ferrato e meglio dotato tecnologicamente ma soprattutto più determinato nell’applicare la morale machiavellica del fine che giustifica i mezzi, riesce a stravolgere la realtà, ritoccandola, creandola ex novo o addirittura anticipandola…
Questo, più o meno si impara nello Psy-Ops-HQ (Quartier Generale delle Operazioni Psicologiche) in quel di Tampa.
Come gli inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo che i nostri incursori di marina gli avevano affondato un bel po’ di naviglio, avevano sentito la necessità di creare un’unità che studiasse il caso e contrastasse i nostri uomini “Gamma”, così gli Usa, dopo numerose guerre ingiustificate con tanto di ingiustificati “collateral damages” hanno sentito la necessità di intortare l’opinione pubblica che ormai non credeva più alla loro buona fede di esportatori di democrazia e hanno creato le “Psy-Ops” con tanto di “Hq” (Quartier generale delle Operazioni psicologiche).
Si, come si direbbe a Roma: “Agli esperti della Guerra psicologica, Goebbels je fa ‘na pippa”.
Appartengo io a una generazione “passata”, in cui il massimo della tecnologia sul campo di battaglia era il sistema di puntamento “trilux” sull’arma individuale e l’unico condizionamento psicologico del quale ero a conoscenza era quello del “big-four”: nome, data di nascita, grado e numero di matricola, gli unici dati che il prigioniero di guerra era autorizzato, anche moralmente, a rivelare ai suoi interrogatori.
Per cui non oso addentrarmi né nelle potenzialità dei social-media (riesco a malapena a orientarmi in FaceBook e WhatsApp), né in quelle della psicologia applicata al campo di battaglia e all’antropologia.
Però non posso non rilevare due aspetti preoccupanti che mettono in mora la verità e suscitano sospetti in chi è abituato a usare il buon senso:
- Si è affermata una situazione totalmente manichea, a cui dobbiamo aderirre a tutti i costi, anche in barba al buonsenso, in cui i cattivi sono “troppo cattivi” e stanno solo da una parte e tutte le colpe vengono attribuite al capo di quei cattivi che deve focalizzare quell’odio immortale precipuo dello scontro ideologico ma non militare.
- I video a carattere guerresco che ci giungono e che dovrebbero dar testimonianza oculare alla realtà, per la maggior parte sono “sòle” (non riesco a trovare una definizione più adeguata), che testimoniano una realtà solo virtuale, una illusione attualizzata.
In siffatta situazione l’unica arma a disposizione per orientarsi tra il virtuale e la cruda realtà è il sano buonsenso dei nostri nonni e padri i quali, sia essi civili che soldati, gli effetti della guerra li hanno vissuti proprio sulla loro pelle, eccome!
E il loro ricordo si protrae sui sopravvissuti oltre quasi 80 anni dalla sua fine.
Cosa ci induce a pensare quel sano buonsenso?
Prima di tutto a tener presente che assieme alle operazioni militari, sia da parte Ue-Nato-Usa-Ucraina, sia da parte della Russia, si svolgono altre operazioni, guerreggiate con altri mezzi: le “Psy-Ops”, appunto.
Ovviamente, noi siamo oggetto del condizionamento delle Psy-Ops del fronte occidentale non giungendoci l’offensiva delle Psy-Ops russe.
Che fare, direbbe Lenin? Che fare per orientarsi in un mare di adulterazione soprattutto video?
I più banali consigli sono forse quelli più adeguati:
- Non lesinare con la domanda “cui prodest?” e concedere credibilità solo a quel che è plausibile e verificabile; ad esempio: a chi giova che i civili non possano mettersi in salvo? Ai russi o agli ucraini? (Logica vuole che l’evacuazione dei profughi giovi ai russi i quali potrebbero così procedere a bombardamenti preventivi senza dover poi combattere casa per casa per stanare i combattenti ucraini attestati in città). Un altro esempio: a che giova ai russi bombardare un ospedale se non a sputtanarsi a livello mondiale?
- Evitare di dare per scontata la verificabilità a mezzo di foto o video perché foto e video sono il principale oggetto di adulterazione, e devono essere analizzati sulla base di dati riscontrabili e comparabili con foto veritiere di altri scenari. Ad esempio, se si tratta di foto/video di bombardamenti, se non si vedono riprese urbane simili a Falluja o Grozny verosimilmente sono riprese farlocche.
- Si sappia che le uniche foto/video verificabili sono quelle satellitari ma, ovviamente, quelle che vengono proposte alla pubblica opinione da parte dei media, spesso o non sono foto satellitari anche se vengono spacciate per esserlo, oppure sono state ritoccate.
Quanto al piano morale ed etico della guerra, si sappia che le Psy-Ops mirano a distogliere l’attenzione dalla complessità ed articolazione delle ragioni che hanno portato al confronto armato, banalizzandole e focalizzando l’odio su un obiettivo umano in carne ed ossa caricandolo di definizioni così fosche che al confronto, il Dottor Menghele sembra albino.
Tale processo si chiami “redirected activity” ed ecco che per i russi Zelensky è un pericoloso nazista e che l’Ucraina deve essere “denazificata” e noi identifichiamo Putin in “un tiranno sanguinario assetato di sangue di bambini” (definizione data da un parlamentare italiano in un talk-show)… ed ecco cosi’ ottenuta la cornice scenica voluta dalle PSY-OPS: tutto a tarallucci e vino con buona pace della verità.
Più che mai in periodo di crisi/conflitto (emergenza Covid non fa eccezione) è necessario usare il buonsenso per potersi orientare in una situazione in cui le “sóle” dilagano.
Per cui, adesso, “calma e gesso”, evitiamo di lasciarci coinvolgere dall’aspetto virtuale della guerra e, visto che non siamo riusciti ad evitare che questa scoppi, prendiamo atto che le operazioni militari sono in corso e lasciamo fare i militari, faranno meno danni dei politici i quali menano il torrone con lo strumento delle Psy-Ops.