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Calcio femminile: finalmente arriva il professionismo

Calcio femminile: finalmente arriva il professionismo

28 Aprile 2022 0 Di Matteo Cefalo

Storico traguardo per il calcio femminile italiano, che dalla stagione 2022-2023 sarà professionistico: tutto quello che c’è da sapere

Dal 2022-2023 il calcio femminile italiano diventerà professionistico: cosa cambia?

Ci siamo. Dopo anni di battaglie e delusioni, il calcio femminile italiano conquista la sua più grande vittoria. Dalla prossima stagione la Serie A femminile sarà a tutti gli effetti un campionato professionistico, al pari dei colleghi maschi. Lo ha ratificato nella giornata di ieri la Federcalcio, aderendo al decreto rilancio del 2020 per i fondi sul professionismo femminile. Ad oggi il calcio femminile è l’unico movimento italiano ad aver effettuato questo passo. Ma questo cambiamento potrebbe rappresentare una svolta epocale anche per il resto dello sport italiano al femminile, come si evince dalle voci sempre più frequenti sull’ingresso nei pro anche del basket in rosa. Ma cosa cambierà effettivamente a partire dal 2022/2023?

Anzitutto il governo verserà nelle casse della Federcalcio un contributo di circa 3 milioni di euro all’anno per i prossimi tre anni, per ammortizzare i costi di ammodernamento della Serie A femminile. E sì, perché il passaggio al professionismo comporterà per le società un aumento delle spese totali pari a circa 10 milioni, 7 dei quali graveranno direttamente sulle spalle dei presidenti. In altri termini ogni club dovrà far fronte ad un incremento del 70% in media delle uscite. Ma, al di là di un esborso non proprio banale, quest’avvenimento resta pur sempre una grandissima vittoria.

Finalmente le calciatrici avranno le loro tutele, compresa la maternità

Tutte le calciatrici avranno diritto a un contratto professionistico, con tanto di contributi previdenziali, Irpef e fondi pensionistici. In parole povere ogni giocatrice potrà accedere a tutte le assicurazioni mediche e anti-infortunistiche del caso. E, forse più di ogni altra cosa, avrà diritto alla tutela della maternità, fino a ieri inspiegabilmente ancora assente. Sarà garantito un salario minimo, all’incirca di 26 000 euro lordi all’anno, alla stregua di quanto già accade per la Serie C maschile.

La Serie A ridurrà il numero di squadre partecipanti dalle 12 attuali alle 10 della prossima stagione. Al momento solo due società, Napoli e Pomigliano, sono ancora dilettantistiche. Se a fine campionato dovessero riuscire a salvarsi (ad oggi solo il Pomigliano resterebbe in massima categoria) saranno obbligate ad aggiornare la propria forma societaria, trasformandosi in società di capitali. Per l’iscrizione al prossimo campionato di Serie A sarà necessario pagare una fidejussione di 80 000 euro. In più lo stadio di ciascuna squadra dovrà garantire almeno 500 posti a sedere per gli spettatori.

Anche il calcio femminile italiano finalmente riuscirà dunque ad uniformarsi a buona parte degli altri Paesi europei e non solo. Il movimento, già salito alla ribalta negli ultimi anni per i successi sul campo, ottiene una vittoria forse ancora più importante. Con la speranza che quanto stabilito nella giornata di ieri sia solo il primo passo verso un deciso rinnovamento del calcio e, più in generale, dello sport italiano al femminile.

 

 

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