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Capire la storia per capire la realtà: la lezione di Tucidide

Capire la storia per capire la realtà: la lezione di Tucidide

07 Maggio 2024 1 Di Antonio Fabozzi

I fatti sono collegati al presente e anche al futuro. Per questo capire la storia aiuta a capire la realtà. Da Tucidide la prima analisi dei principi che regolano i rapporti tra i popoli.

 

Capire la storia per capire la realtà: la lezione di Tucidide

Come abbiamo detto, nell’articolo del 7 aprile su Informazione e Storia, ed in quello del 23 aprile sul rapporto tra storia e attualità, i fatti hanno luogo nel tempo ed il presente ha dei legami sia con il passato sia con il futuro.

La storia ci consente di fare un discorso coerente e fondato sul passato che ci permette di conoscere in profondità la realtà in atto per poter immaginare il futuro.

Solo individuando la causa remota dei fatti d’attualità è possibile avere una visione prospettica e tridimensionale del reale, ossia comprendere perché è accaduto un evento e quali conseguenze ha portato.

Qual è allora la chiave di lettura della storia che ci consente di cogliere il senso dei fatti? È opportuno indagare le leggi che regolano i rapporti tra i popoli nel tempo per definire i criteri interpretativi che ci consentono di suddividere la storia nei suoi diversi periodi.

Lo storico che per primo ha individuato tali modus vivendi delle comunità politiche in modo laico, secondo propri principi, è Tucidide di Atene nel V secolo a.C. nella sua opera le “Storie”.

Il nostro approccio sarà, secondo quanto stabilito da Tucidide, di tipo realistico, ossia basato su quella concezione che interpreta i rapporti tra gli Stati dal punto di vista fattuale, ossia in relazione ai loro comportamenti effettivi.

Quest’ultimi sono dettati, come diceva lo storico greco, dalla ricerca dell’utile, nel lessico moderno riproposto con il termine interesse, e della sicurezza da parte degli Stati in competizione tra loro nel perseguimento della potenza nel quadro generale delle relazioni internazionali.

Sul palcoscenico della storia si sono quindi avvicendati diversi popoli grazie ai cambiamenti generati dai diversi equilibri di potere manifestatisi nei secoli.

Le attuali crisi internazionali presenti in diverse parti del pianeta ci inducono a riflettere sul destino degli Stati, sui loro interessi, e sugli sconvolgimenti che potranno avvenire in futuro.

L’attualità dunque eredità la conflagrazione dei rapporti tra i popoli del passato e questo ci spinge a pensare agli scenari che in avvenire si potranno verificare.

Come operano allora gli Stati secondo Tucidide? Questi sono animati da due principi in apparenza contraddittori ma in realtà in strettissima relazione, il cui fine unico è la loro sopravvivenza.

  • Il primo, che si manifesta nell’apertura al mondo, è dominato dal carattere dell’intraprendenza che spinge i governi ad accrescere naturalmente, come organismi viventi, la propria forza, potenza. Tale sforzo è pervaso dalla ricerca dell’utile (sumphéron), ciò che reca vantaggio, ossia ricchezza e denaro.
  • Il secondo principio che anima gli Stati è dominato dalla chiusura al mondo, dal timore (déos) e dalla paura, che sollecita i popoli a munirsi di sistemi di difesa, a trovare i mezzi per respingere eventuali attacchi di altre genti.

Rapporti tra i popoli, per Tucidide, l’Utile siede al fianco della Sicurezza

Come ben dice Tucidide, per bocca degli ateniesi, l’Utile siede al fianco della Sicurezza, e sono due facce della stessa medaglia.

L’accrescimento di una nazione, infatti, è proporzionale al timore di essere attaccati dall’esterno.

La politica espansionistica di uno Stato è avvenuta nella storia perché questo possedeva difese ben solide e allo stesso tempo, in virtù di un potente sistema di sicurezza, un popolo rientrava tra il novero delle potenze.

Ad esempio, oggi, per uno Stato possedere armi nucleari per la propria difesa significa porsi ad un grado di superiorità, con un alto potenziale offensivo, rispetto a chi non le possiede.

La visione tucididea della storia induce, quindi, a riflettere sulle cause degli attriti tra i popoli, delle crisi internazionali e quindi a pensare in modo critico a come costruire un ordine duraturo nel mondo e la vera pace.

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