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Caso Cospito, il Governo alle prese con fughe di notizie e assalto alle istituzioni

Caso Cospito, il Governo alle prese con fughe di notizie e assalto alle istituzioni

07 Febbraio 2023 1 Di Claudio Greco

Caso Cospito al centro del dibattito politico, ecco i punti salienti della vicenda che non accenna a concludersi.

 

Il caso di Alfredo Cospito è al centro del dibattito pubblico ormai da molti giorni, e sta dividendo non poco il nostro Paese.

Ormai sono circa 100 giorni che l’anarchico abruzzese conduce un fermissimo sciopero della fame al fine di ottenere la revoca del regime carcerario a cui è sottoposto.

Ce da dire che il 30 gennaio scorso il Ministro della Giustizia Carlo Nordio (nella foto) ha deciso per il suo trasferimento dal carcere di Sassari a quello di Opera a Milano, per tutelare al meglio le sue condizioni di salute, riconducibili per l’appunto allo sciopero della fame.

Il governo dal canto suo però, ha fatto sapere che la revoca del “carcere duro” nei suoi confronti non è neanche in discussione, mettendo in chiara luce una netta posizione di diniego nell’eventuale revoca del 41 bis per il noto terrorista.

Nel frattempo a Cospito sono arrivati molti appelli di solidarietà da parte di politici, società civile e associazioni, ma purtroppo anche alcuni provenienti da diversi gruppi anarchici che non si sono limitati agli appelli, ma che invece hanno dato vita ad una serie di azioni violente contro le nostre istituzioni.

Infatti nelle scorse settimane è stata lanciata una “chiamata internazionale all’azione” tramite il web da siti riconducibili a movimenti anarchici.

Le azioni e le mobilitazioni avvenute come dicevamo, sono molte come quella avvenuta venerdì 27 gennaio quando è stato attaccato il Consolato italiano a Barcellona, dove sono apparse le scritte ‘”Libertat Cospito”, Estat Italia Assassi’”, “Amnistia total”, e non solo ma nello stesso giorno è stata data alle fiamme l’auto di un funzionario dell’Ambasciata italiana a Berlino.

Naturalmente le indagini sui responsabili sono ancora in corso da parte delle autorità locali, ciò nonostante la procura di Roma sospetta che siano riconducibili alla pista anarchica.

Nel frattempo, secondo il legale di Cospito, Flavio Rossi Albertini, queste dimostrazioni non sarebbero state istigate dal suo assistito.

Intanto il Governo alla fine del Consiglio dei Ministri del 30 gennaio, dopo oltre 100 giorni di sciopero della fame di Cospito, ha ribadito una linea netta è chiara, secondo la quale il “41 bis non si tocca”.

Intanto l’istanza di revoca nel frattempo è approdata sul tavolo del Ministro della Giustizia Carlo Nordio dal 12 gennaio, ma le date e i giorni salienti che determineranno una conclusione per questa vicenda sono due, il 12 febbraio e il 7 marzo: la prima indica la scadenza del mese di tempo che il Ministro della Giustizia ha per rispondere all’istanza di revoca del 41 bis presentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell’anarchico.

Il 7 marzo, invece, i giudici della Cassazione dovranno decidere sul ricorso presentato sempre dalla difesa di Cospito contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha confermato il regime del “carcere duro” per quattro anni e nel frattempo Rossi Albertini ha prontamente dichiarato che il suo assistito continuerà lo sciopero della fame anche nel carcere di Milano.

Naturalmente in tutto il paese, ha assistito alla discussione in Parlamento nata in settimana, che ha visto il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli definire Cospito un “influencer della mafia”.

Il deputato fedelissimo della premier Giorgia Meloni ha nello specifico citato delle intercettazioni che riportavano delle conversazioni tra l’anarchico e alcuni boss mafiosi che il Terrorista Cospito, avrebbe conosciuto nel carcere di Sassari.

Durante il suo intervento in aula Donzelli ha puntato il dito contro quattro esponenti del Partito Democratico che hanno visitato Cospito nelle scorse settimane, accusandoli di dare appoggio ad un terrorista vicino alla criminalità organizzata.

A detta di molti dunque, Donzelli non avrebbe dovuto essere in possesso di quelle intercettazioni che sono a loro volta dei documenti delicatissimi che sono stati consegnati dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria al Ministero della Giustizia.

Si è scoperto infatti che la fonte del deputato è stato il suo collega di partito Andrea Delmastro, che ricopre la carica di Sottosegretario alla Giustizia.

Alla luce di quanto accaduto, si richiede per entrambi i politici la revoca dei rispettivi incarichi istituzionali , o meglio questo è quanto richiedono le opposizioni (mai cosi unite come su questo tema).

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