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Covid 19, anche la cultura chiede aiuto per superare la quarantena

Covid 19, anche la cultura chiede aiuto per superare la quarantena

10 Giugno 2020 0 Di Alessandra Catanzariti

Esponenti della cultura e dell’arte a confronto: ecco le proposte per uscire dalla crisi provocata da Covid 19: fondi, solidarietà e soluzioni tecniche.

Arte e cultura sono tra i settori più danneggiati dalla quarantena e dal lock down delle attività imposti da Covid 19 e che si preparano ad una ripartenza lunga e difficile. Per questo occorre aiuto e sostegno. A chiederlo, i rappresentanti delle istituzioni culturali ed artistiche che hanno partecipato a «La cultura per l’uscita dal Covid-19», la conferenza on-line organizzata dalla società Comin&Partners lo scorso 8 giugno.

Gli operatori: “Per uscire dalla quarantena, arte e cultura chiedono aiuto”

A sentire i partecipanti alla conferenza online, le voci del mondo della cultura e dell’arte sembrano levarsi all’unisono: arte e cultura sono tra i settori che maggiormente hanno sofferto dalla quarantena forzata e dal lock down imposti dall’emergenza Coronavirus. Ora, un po’ tutti si avviano, gradualmente, a riprendere le attività, nel tentativo di ritornare ad una difficile normalità che richiede aiuto e sostegno dalle istituzioni.

A dare la misura delle sofferenze del settore, tra gli altri, Maite Bulgari, CEO di Garbo Produzioni, che quantifica in almeno 350/400 milioni di euro i danni patiti dalle sole produzioni cinematografiche.

Tra le soluzioni prospettate per riprendere le produzioni, assicurazioni e perfino i tamponi sui set, considerati luoghi ad altissimo rischio.

Ma c’è il dubbio che Covid 19 imporrà addirittura di “ripensare” l’offerta cinematografica e le sue caratteristiche: «Forse la gente non vorrà vedere storie “con le mascherine”… Come ridare fiducia a tutti?» si chiede la Bulgari, diffidente verso le piattaforme digitali che non aiutano «a portare il grande pubblico nella sala cinematografica».

E se dal cinema ci si sposta al teatro, lo spettacolo non cambia.

«Il teatro è un soggetto collettivo che opera in una comunità», spiega il Sovrintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma Carlo Fuortes, il quale peraltro ha ottenuto, proprio durante la chiusura per Covid 19, un finanziamento triennale di 250 mila euro l’anno dalla Banca Privata di Roma.

«Dal 15 giugno è prevista la ripartenza ma – aggiunge – solo dal 16 luglio riusciremo a fare una vera e propria stagione: “Rigoletto” sarà la prima opera in forma scenica, probabilmente a Circo Massimo. In totale venti serate».

Anche il Presidente e AD Ales S.p.A. Mario De Simoni punta sul valore della solidarietà: «Non c’è salvezza individuale, ma soltanto salvezza collettiva. Abbiamo messo in cassa integrazione la metà del personale e l’abbiamo anticipata a tutti i dipendenti». Nonostante i sacrifici, «la ripresa dei servizi è ora pari al 95%», aggiunge De Simoni, che guarda con ottimismo al secondo semestre dell’anno.

Confcultura chiede una Rete europea della cultura w fondi agevolati

Quel che è chiaro, comunque, è che la cultura e l’arte hanno bisogno di aiuto, un aiuto che non può che essere economico e finanziario, dunque.

La conferma arriva da Patrizia Asproni, presidente di Confcultura: «La cultura non è più un problema dei singoli Paesi». A fronte di una «Germania che ha stanziato 50 miliardi di Euro» Confcultura ha chiesto ai massimi vertici europei la riforma del Manifesto di Ventotene e la creazione di una rete europea della cultura per un accesso a fondi agevolati, nella consapevolezza che «senza cultura non si ha economia, non si ha finanza, non si ha sviluppo».

D’altro canto, la vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano Letizia Ragaglia insiste sulla necessità di “regionalizzare” per sostenere le realtà locali, pur non rinunciando alla “internazionalità”. E conclude: «Il compito dell’arte è riuscire a far cadere le barriere nei confronti di qualcosa che non si conosce. Gli artisti ci aiutano a superare questa soglia».

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