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Guerra Israele-Hamas: allarmante la situazione al confine con il Libano

Guerra Israele-Hamas: allarmante la situazione al confine con il Libano

13 Dicembre 2023 1 Di Nino Orto

La linea che delimita il confine è una sottile striscia di alberi che taglia i campi a ridosso delle colline. Se la pianura coltivata è Israele, a poche decine di metri, sui sentieri che salgono su verso le alture, si è già in territorio libanese. Quegli alberi sono anche l’unica divisione che separa le comunità israeliane dagli Hezbollah, una potente e addestrata milizia libanese che controlla il nord del Libano.

“Dopo il massacro compiuto da Hamas molti abitanti della zona sono andati via per paura che un attacco simile possa verificarsi anche qui. Io ho preferito rimanere. L’idea alla base delle nostre comunità è proprio quella di essere l’ultimo baluardo a difesa del paese.” Natalie, 55 anni, è tra le poche rimaste nel moshav di Kfar Yuval, a poche centinaia di metri dal confine.

Il confine libanese (Credit: Nino Orto)

“Anche se viviamo in uno stato di continua tensione per i razzi che ci piovono addosso quotidianamente noi resistiamo, questa è la nostra casa e non ce ne andremo per nessun motivo,”  aggiunge Natalie guardando le torrette d’osservazione degli Hezbollah con aria rassegnata.  Dietro di noi, il tonfo sordo dell’artiglieria israeliana che continua a martellare le postazioni dei miliziani libanesi rimbomba ad intervalli regolari. A questo si alternano gli schianti delle armi semiautomatiche con cui i residenti di Kfar Yuval si esercitano in un poligono improvvisato. “Dal 7 Ottobre le cose sono cambiate, il governo ha allentato le regole per ottenere il porto d’armi e molti qui hanno deciso di imparare ad usarle per difendere la comunità in caso di attacco” ci spiega Natalie.

Sono circa 80.000 i residenti delle comunità situate entro 10 chilometri a sud del confine con il Libano che sono stati evacuati e che adesso alloggiano temporaneamente in alberghi e altre strutture.

Le poche migliaia rimaste, si preparano al peggio sperando per il meglio.

Con la ripresa dei combattimenti a Gaza, anche qui le attività militari da entrambe le parti del confine hanno subito un’accelerazione allarmante. Dall’inizio delle ostilità si contano almeno 110 miliziani di Hezbollah e 15 civili libanesi uccisi, mentre dalla parte israeliana sono sei soldati e quattro i civili morti.

Pochi chilometri a sud, Qiryat Shmona, il maggiore centro abitato della zona. Incastonata tra le montagne che la sovrastano minacciosamente dall’altro lato del confine, la città è anche quella a pagare il prezzo piu’ alto. Degli oltre 30mila abitanti non ne rimangono che poche centinaia, perlopiù soldati asserragliati nelle basi o di pattuglia tra le strade deserte in una situazione che rischia di estendersi per un periodo di tempo indefinito.

Qiryat Shmona (Credit: Nino Orto)

La risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha posto fine alla seconda guerra del Libano nel 2006, proibisce ad Hezbollah di mantenere una presenza militare a sud del fiume Litani, che si trova a circa 30 chilometri a nord. Hezbollah non ha mai pienamente rispettato tale risoluzione e fino al 7 Ottobre vi sono state sempre occasionali scaramucce al confine che, tuttavia, non hanno mai portato ad ulteriori escalation militari. L’attacco di Hamas ha però cambiato gli equilibri raggiunti in precedenza, e adesso le comunità chiedono delle risposte definitive.

Ufficialmente, il governo israeliano ha esteso l’obbligo di evacuazione per tutti i residenti delle aree sotto il rischio di attacco fino al 31 Dicembre, ma non sono pochi i cittadini che rifiutano di tornare in assenza di certezze sulla propria sicurezza ed esortano il governo israeliano a risolvere una volta per tutte la questione.

Sito d’impatto di un razzo degli Hezbollah (Credit:Nino Orto)

Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha recentemente incontrato i rappresentanti delle comunità e rassicurato sulle intenzioni del governo di spingere Hezbollah a ritirarsi a nord del fiume Litani ed almeno a 40 chilometri dal confine. Gallant ha poi affermato come Israele stia lavorando per raggiungere un accordo attraverso la diplomazia internazionale per fare in modo che la Risoluzione 1701 venga applicata.

Qiryat Shmona (Credit: Nino Orto)

Tuttavia, le proteste continuano, mentre montano le accuse alle autorità per aver trascurato la sicurezza dei civili e minimizzato i rischi di un potenziale attacco dal Libano da parte dei militanti di Hezbollah.

Il rischio adesso è che l’intera area settentrionale del paese possa spopolarsi, con intere comunità divise e costrette a rilocarsi in altre zone del paese.

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