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Giovani: la Fondazione Cariplo fa meglio del governo

Giovani: la Fondazione Cariplo fa meglio del governo

18 Aprile 2023 0 Di Nunzio Ingiusto

L’istituzione attiva da molti anni in Italia ha lanciato un bando per aiutare i giovani a trovare lavoro o a riprendere gli studi. Come l’iniziativa si può raccordare alle politiche migratorie, del lavoo a vantaggio dell’ambiente.

 

Le polemiche sull’immigrazione, contestuali alla necessità di migliaia di immigrati da occupare ( non si parla di giovani ) – come è  scritto nel DEF approvato dal governo- trovano in un’ iniziativa della Fondazione Cariplo un piccolo ma significativo contrappeso. Con il bando Neetwork in rete “ da 2,3 milioni di euro Cariplo dà un aiuto ai giovani italiani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessuna attività di formazione. I cosiddetti Neet in età tra 18 e 29 anni in Italia sono oltre 2 milioni , circa il 25% dei giovani. Un pezzo delle nuove generazioni collocato in un limbo con poche o nessuna prospettive di lavorare. La relazione con le politiche migratorie è evidente, dal momento che industria, agricoltura, servizi sociali e al territorio, reclamano da tempo nuova manodopera. La questione rimanda alla carenza di una politica del lavoro, degna di questo nome. Una falla decennale che  si è cercato di riparare con provvedimenti che hanno avuto l’effetto contrario al riequilibrio tra domanda e offerta di posti di lavoro. Sulla formazione professionale o sui più receneti navigator, inventati dal M5S e naufragati nel mare dello sperpero di denaro pubblico, meglio sorvolare pro bono pacis. Tuttavia, è proprio in virtù di queste storture che tante organizzazioni solidaristiche si fanno carico di rispondere ai nostri giovani disimpegnati. Soggetti fragili cui il bando Cariplo in questo caso, chiede almeno una qualifica professionale e lo status di disoccupati da almeno 3 mesi. L’ obiettivo è sostenere giovani a maggior rischio di marginalità. Per loro si propongono percorsi di inserimento lavorativo e, se  possibile, anche di ripresa degli studi. Dopo tutto l’Italia in Europa ha il più alto numero di giovani che non studiano e non lavorano: 1 su 4 secondo Eurostat,  con 254 mila maggiorenni nella sola Lombardia. “ Di questo insieme fanno parte ragazze e ragazzi con percorsi di vita e scolastici diversi, accomunati da un basso livello di istruzione. Quasi la metà, infatti, non possiede il diploma di scuola secondaria superiore” spiega la Fondazione. Hanno tutti skills inferiori alla media, per cui oltre a dargli fiducia bisogna costruire sui territori reti capaci di intercettare i posti di lavoro disponibili. Si guardi, ad esempio, ai servizi per l’ambiente su cui gli Enti locali sono impegnati in un anno difficile. C’è bisogno di manodopera e profili tecnico-amministrativi. Sono esigenze che possono trovare una potenziale risposta nell’impiego tanto di migranti- con adeguate regolarizzazioni e giuste tutele- quanto nei nostri ragazzi. Le amministrazioni locali hanno decine di migliaia di posti vacanti, ma avendo intrapreso a tutti i livelli la via della transizione ecologica ci vuole chi sorveglia parchi e foreste, chi difende a vista da atti vandalici il patrimonio artistico delle città, chi dà una mano alla gestione dei rifiuti, chi fa rispettare gli obblighi sull’arredo urbano e via dicendo. Sotto questo aspetto- e non solo evidentemente- il Paese è pronto, molto di più delle azioni di respingimento dei migranti che si sommano al terribile vuoto di politiche del lavoro per i giovani. Si può sperare che al Centro qualcuno metta mano ad una similecoraggiosa perazione di dialogo, di fiducia, di costruzione di futuro senza ideologismi ? Diciamo di sì.
Le banche tradizionali sono in via di estinzione, ha detto una volta Bill Gates, perché sono superate dalle tecnologie e dai nuovi lavori. In Italia, Mrs. Gates, non è ancora così. Ci sono istituzioni private che fanno meglio della politica.

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