Contenuto Pubblicitario
Immigrazione clandestina e non solo nell’assalto a Melilla in Marocco

Immigrazione clandestina e non solo nell’assalto a Melilla in Marocco

29 Giugno 2022 0 Di Corrado Corradi

immigrazione clandestina, ma non solo: il punto su quel che é successo in Marocco con l’assalto di immigrati clandestini alla enclave spagnola di Melilla.

Immigrazione clandestina: cosa è successo nell’assalto all’enclave spagnola di Melilla in Marocco

Venerdi 24 giugno centinaia di immigrati clandestini sub-sahariani diradati nell’entroterra del nord-est marocchino (ai confini con l’Algeria), armati di randelli e lame, hanno forzato il dispositivo di sicurezza fornito dalle pattuglie della polizia marocchina intorno all’enclave Spagnola di Melilla e dato l’assalto alla recinzione per forzarla/scavalcarla ed entrare in territorio europeo.

L’intervento dei rincalzi di Polizia e Forze Ausiliarie non é valso a disperdere la folla che invece ha reagito innescando un affrontamento che ha prodotto 23 morti tra gli assalitori e una settantina di feriti fra le Forze dell’Ordine.

Fin qui, un triste quanto tragico episodio riconducibile al fenomeno migratorio che, di anno in anno, sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti (soprattuto per l’incapacità delle istituzioni internazionali di affrontarlo).

Peró, se si analizza l’episodio saltano all’occhio tre fattori essenziali che fanno sorgere lugubri sospetti:

  • la regione ove si sono svolti i fatti è nell’immediato ridosso del confine con l’Algeria (da sempre nemica giurata del Marocco);
  • i migranti che hanno scatenato quell’inferno erano in maggior parte sudanesi i quali non potrebbero accedere al Marocco se non attraverso l’Algeria, ed é inimmaginabile che siano riusciti a passare una frontiera chiusa da oltre una ventina d’anni senza l’aiuto delle guardie confinarie algerine;
  • l’assalto é stato condotto con metodo e con una buona dose di violenza… un conto é il tentativo di scavalcare l’alta recinzione eludendo la sorveglianza delle pattuglie della polizia e un altro è invece affrontare le pattuglie della polizia con randelli e lame obbligandole a chiedere rinforzi per non essere sopraffatte.

Tali sospetti trovano ulteriore ragion d’essere alla luce di una recente dichiarazione della polizia spagnola che ha chiosato:

«Da un po’ di tempo abbiamo rilevato una maggiore porosità della frontiera tra l’Algeria e il Marocco»)…

E infatti, si é visto che tale preoccupata dichiarazione aveva valore profetico.

Per chi conosce un minimo di storia recente e attuale del Maghreb non gli ci vuole poi tutta sta fantasia complottista per immaginare che l’Algeria potrebbe aver inaugurato una strategia che prevede l’uso dei migranti sub sahariani sia per tentare di destabilizzare il nemico di sempre, il Marocco, sia per fare un dispetto alla Spagna la quale ha recentemente parteggiato per il Marocco nell’annosa questione del Sahara sul quale l’Algeria campa diritti privi di fondamento storico e giuridico.

In tale contesto, al fine di evidenziare un approccio più trasparente ai fatti, anche in vista della creazione da parte del CNDH (Consiglio nazionale dei Diritti umani del Marocco) di una commissione che indagherà sull’accaduto, il 26 giugno, il Marocco ha convocato gli ambasciatori africani accreditati in Rabat e ha fatto loro prendere visione delle riprese filmate degli assalti definiti dal ministero dell’Interno «massifs et collectifs», nonché del tipo di armi impiegate (randelli, mazze, coltelli di varie dimensioni, rampini, colli di bottiglia, etc).

Comunque, qualsiasi inchiesta possa essere svolta, questa non può prescindere dall’analizzare gli itinerari intrapresi da quei migranti più bellicosi, e le possibili complicità nel superamento delle frontiere, specie quella algero-marocchina, chiusa da oltre una ventna d’anni e che l’Algeria stessa si perita di definire «infranchissable» (invalicabile) al nemico marocchino.

Contenuto Pubblicitario
Banner Istituzionale Italpress 666x82