
Intervista a Gigi Moncalvo: “Ecco i segreti della famiglia Agnelli”
22 Dicembre 2022Gigi Moncalvo racconta i segreti della famiglia Agnelli, sfondando il muro di silenzio che circonda questa famiglia così potente e temuta.
Gigi Moncalvo è giornalista e scrittore, otto anni al «Corriere della Sera», tre al «Giorno», due alla «Padania», una carriera televisiva iniziata come caporedattore dei Tg Fininvest, un incarico dirigenziale di capo struttura informazione di Raidue, rete su cui ha anche condotto per quattro anni un programma di successo, “Confronti”.
Ha realizzato documentari e reportage in tutto il mondo, ha vinto premi giornalistici in Italia e all’estero. Ha scritto dodici libri, fra cui la biografia di Antonio Di Pietro e la prima di Silvio Berlusconi (di cui il diretto interessato chiese il sequestro).
Da qualche anno si occupa di raccontare i peccati, le passioni e le verità nascoste dell’ultima famiglia reale italiana, la dinastia Agnelli. Con Vallecchi ha pubblicato «Agnelli Segreti», «I lupi e gli Agnelli», «I Caracciolo» e «Agnelli Coltelli».
Iniziamo con una domanda rivolta innanzitutto a lei: perché ritiene così importante documentare le vicende della famiglia Agnelli, e in particolar modo quelle dell’Avvocato?
Ritengo sia importante per un giornalista scrivere le notizie di cui egli entra in possesso, ovviamente dopo averle verificate ed averne controllato la fonte. Specie se esse rivestono un interesse pubblico e un personaggio pubblico. L’argomento Agnelli è di fondamentale importanza dal punto di vista storico, politico, imprenditoriale, finanziario e anche famigliare, per le implicazioni che hanno sempre circondato e riguardato la figura del defunto presidente della Fiat, insieme con il suo potere, le sue decisioni e i condizionamenti che egli ha determinato nei confronti del suo Paese e degli italiani e, in molti casi, della politica estera anche a livello mondiale. Questo vale soprattutto per il fatto che una sorta di complice e colpevole silenzio per moltissimi, troppi anni ha sempre riguardato le imprese del cosiddetto Avvocato (che in realtà tale non era).
E come ha sfondato il muro di silenzio che circonda questa famiglia così potente e temuta?
Prima e anche dopo la sua morte i mass media di tutto il mondo hanno puntato solo e sempre sulla creazione e sulla edificazione del suo mito. Io, invece, mi sono chiesto, da giornalista curioso quale sono sempre stato: possibile che la storia di Gianni Agnelli fosse solo circonfusa di luce e non vi fossero anche ombre? Possibile che nel suo armadio non fossero racchiusi anche scheletri, non solo abiti di grande sartoria? Possibile che, dietro la sua grande fortuna, come avviene nella generalità dei casi che riguardano simili personaggi, non vi fosse qualche delitto, in senso metaforico, ovviamente? Tuttavia non era mai esistita alcuna possibilità di svelare i segreti dell’Avvocato, che cosa si celasse nell’ombra, fino a che un fatto clamoroso ha consentito di svelare molti misteri tenuti nascosti per oltre un secolo, nell’arco di due generazioni, quella di Gianni e di suo Nonno Giovanni, il Senatore fondatore della Fiat.
Dunque, qual’è stato questo fatto clamoroso?
A consentirmi tutto questo è stata la clamorosa notizia della primavera del 2007, pubblicata dal The Wall Street Journal (non a caso un giornale non italiano…) con l’annuncio della causa promossa al Tribunale Civile di Torino dall’unica figlia, rimasta in vita, Margherita Agnelli, erede insieme alla madre dell’immenso patrimonio paterno nascosto in grandissima parte all’estero. Per una sorta di nemesi storica a far crollare il mito dell’Avvocato, così meticolosamente costruito nel corso di molti anni, è stata proprio la sua discendente.
E da quel momento, cos’è cambiato?
A quel punto mi sono detto: se la signora si è rivolta a un giudice per costringere gli amministratori dei beni di suo padre a esibire il rendiconto dei suoi beni, di cui la figlia ha diritto alla metà come sua legittima erede insieme alla madre, ciò significa che la contessa De Pahlen (Margherita Agnelli), dovrà chiamare ed esibire testimoni, produrre prove, lettere, documenti, e portarli in aula per consentire di stabilire la verità. Dunque, se io, da giornalista, fossi riuscito a mettere le mani su questi documenti avrei avuto la possibilità, come è stato, di svelare molti segreti e misteri. La questione davvero singolare è che nessun altro giornalista ha fatto scattare la molla della curiosità. Anzi, all’inizio i miei libri sono stati circondati dal silenzio, dal boicottaggio, dalle censure. Poi, a poco a poco, qualcun altro si è svegliato dal lungo sospetto torpore dimostrando che è proprio vero ciò che all’estero si dice dei nostri mass media: la maggior parte dei giornalisti italiani non scrive quello che sa, e scrive invece quello che non sa.
Quanto è esteso – se esteso – il potere di controllo sull’informazioni degli Agnelli?
Qualcuno ha osservato che “I giornalisti italiani tengono famiglia”, nel senso che non vogliono cercare grane e, soprattutto, scrivere e raccontare vicende che potrebbero nuocere alla loro carriera. Ecco spiegato perchè non vogliono dare fastidio ai potenti specie quando si tratta di una storia di famiglia certo poco edificante e piena di risentimenti, più che di sentimenti, che riguarda un signore come John Elkann che controlla due grandi giornali, “la Repubblica” e “La Stampa”, e soprattutto determina e condiziona cospicui investimenti pubblicitari verso televisioni e giornali. Che, quindi, si guardano bene dal pubblicare notizie scomode e sgradite al giovane rampollo che sua madre definisce un vero e proprio usurpatore.
Come funziona questo potere di controllo?
Il potere di controllo degli Agnelli, pardon, di John Elkann è esteso e per di più egli ama dilettarsi con l’editoria (per la verità con risultati non esaltanti), si riunisce ogni anno a Bagnaia in Toscana col fior fiore degli editori di tutto il mondo, nel Club Bilderberg impone in ogni sessione che si parli di nuove frontiere dell’editoria planetaria, gli piace stilare programmi di condizionamento dell’opinione pubblica, recentemente ha preparato un incredibile piano per il riassetto di “la Repubblica” che prevede che il giornale su carta sia subordinato a quello online, con una rivoluzione che riduce i giornalisti a semplici passacarte e senza riguardo per la loro esperienza e il loro curriculum.
Gigi Moncalvo, qual è allora la verità sulla guerra tra Margherita e gli Elkann, e come si arriva all’accordo transattivo con cui Margherita ha rinunciato all’eredità di famiglia?
All’accordo transattivo del 2004 tra madre e figlia si arriva semplicemente nascondendo alla figlia l’intero patrimonio, facendone emergere solo una piccola parte, senza che gli avvocati di Margherita le facciamo ottenere un solo euro in più di ciò che da sola lei aveva scoperto. In più, e qui sta il furore di Margherita, le viene fatto firmare anche un secondo documento, un Pacte Successoral, un Patto Successorio, in cui la figlia rinuncia ai suoi diritti ereditari il giorno in cui sua madre fosse morta. Perchè Margherita ha firmato, anche se ha apposto di suo pugno in calce agli accordi che le cifre non sono conformi alla realtà? Semplicemente perché certi “ricchi” spesso hanno formalmente molti beni e molti asset ma poco denaro contante insufficiente a mandare avanti ogni mese le spese di famiglia. Quindi meglio accettare tanti soldi subito piuttosto che perdere tempo e denaro con gli avvocati. Ma le ragioni di tutta questa storia, del come si è arrivati a quelle firme-harakiri da parte di Margherita Agnelli e le previsioni su come finirà questa interminabile guerra di successione, piena di contrasti e crudeltà impensabili, sono contenute in centinaia di documentati dettagli nel mio nuovo libro “Agnelli Coltelli” , 756 pagine, edito da Vallecchi.
Gigi Moncalvo è autore dei libri-controcorrente «Agnelli Segreti», «I Lupi e gli Agnelli», «I Caracciolo», ricchi di documentazione e di retroscena sui peccati nascosti e le verità mai scritte su quella che è stata definita l’ultima famiglia reale italiana. Vive in campagna nelle colline del Monferrato tra Piemonte e Liguria. Ha da poco pubblicato con Vallecchi «Agnelli Coltelli».