Kenya, raid islamista per rapire una volontaria italiana
21 Novembre 2018
Raid islamista in Kenya, volontaria italiana rapita
Un vero e proprio raid condotto da uomini armati di mitra Ak47: così i miliziani islamisti tornano alla ribalta facendo irruzione e sparando in un villaggio in Kenya, nei pressi del confine con la Somalia a 70 kilometri da Malindi. E a farne le spese, una donna, una volontaria italiana che è stata rapita e cinque africani che sono rimasti feriti.
Il raid è avvenuto nella tarda mattinata di oggi, a Chakama, una piccola città a sud del confine con la Somalia e vicino alla costa.
Ad ora, non sono arrivate rivendicazioni, ma si ritiene che il rapimento sia l’ennesimo della lunga serie di rapimenti condotti dall’organizzazione islamista Al-Shabaab, che da un decennio funestano il Kenya e che hanno avuto anche serie ripercussioni sul turismo. L’episodio più eclatante e grave, il raid nel centro commerciale di Nairobi, nel 2013, in cui furono uccise oltre 60 persone.
La ragazza, Silvia Costanza Romano, originaria di Milano di 23 anni, ha lasciato l’Italia l’estate scorsa per recarsi in Africa a lavorare come volontaria per una Onlus marchigiana, Africa Milele Onlus.
La notizia ha creato angoscia in Italia, soprattutto sui social. Lo staff della Africa Milele, tra gli altri, ha affidato ad un messaggio pubblicato sul suo sito web tutto lo sgomento provato da chi ha conosciuto Silvia in questi mesi di lavoro: “Non ci sono parole per commentare ciò che sta accadendo. Silvia, siamo tutti con te”.
Il turismo è vitale per l’economia del Kenya, ma ha sofferto nella prima parte del decennio dopo una serie di rapimenti e attentati incolpati del gruppo militante somalo al Shabaab che è culminato in un raid in un centro commerciale a Nairobi nel 2013 in cui più di 60 persone erano ucciso.
E questa mattina un altro blitz, con gli uomini armati che sembra parlassero in somalo e che si ritiene siano arrivati nel centro keniano proprio per cercare e catturare lei, la preziosa preda occidentale.
Anche due bambini tra i cinque feriti nel raid
Il principale testimone del rapimento è stato un kenyano, Ronald Kazungu, un fotografo che ha lavorato con la donna documentando con le sue fotografie le attività svolte in Africa.
L’uomo ha ammesso di non essere riuscito a proteggere la donna italiana, quando sei rapitori sono entrati nella pensione in cui alloggiava per portarla via. Alla sua reazione, infatti, i rapitori lo hanno minacciato con le armi e lo hanno colpito con un bastone.
Dopodiché, veloci come sono arrivati, i rapitori si sono allontanati sparando all’impazzata e colpendo ben cinque persone, due bambini, due adolescenti e un uomo. Un bambino di 10 anni è stato colpito all’occhio e un bambino di 12 anni è stato colpito alla coscia, e sono stati accompagnati all’ospedale distrettuale di Malindi.
Al Shabaab, il business dei rapimenti
Il Ministero del turismo kenyano ha reso noto di aver preso diverse contromisure, e in particolare avrebbe rafforzato le misure di sicurezza sia per i residenti che per i turisti.
Ma l’episodio di cui è stata vittima la volontaria italiana, come ha fatto sapere il ministero in una nota ufficiale, “è un incidente isolato che si è verificato ben lontano da qualsiasi area turistica popolare”.
Chakama, centro della regione di Kilifi a 60 km dalla località costiera di Malindi, non è nuova ad episodi del genere.
Nel 2011 e nel 2012 il gruppo Al Shabaab, legato ad Al Quaeda, ha portato a segno altri rapimenti.
Tra gli altri, quello ai danni di una donna francese su sedia a rotelle, rapita nella sua casa sull’isola settentrionale di Manda nel 2011 insieme ad una donna inglese il cui marito invece fu ucciso. La donna francese è poi morta, mentre la donna inglese è stata rilasciata dopo il pagamento di un riscatto.