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Libri e Lockdown, falsi miti e fake news al tempo di Covid-19

Libri e Lockdown, falsi miti e fake news al tempo di Covid-19

12 Maggio 2020 0 Di Andrea Fontana

Il lockdown non ha spinto gli italiani a leggere più libri, e i piccoli editori e i piccoli librai sono uniti dalla medesima crisi.

Libri e lockdown, falsi miti e fake news al tempo di Covid-19

Fake news e falsi miti hanno proliferato in queste strane settimane tra lockdown, autocertificazioni e richieste di sussidi agli enti previdenziali. Tra i falsi miti da sfatare, anche uno che aveva reso orgogliosa l’intellighenzia nazionale, convinta che il maggiore tempo libero sarebbe stato dedicato alla riscoperta della lettura di un buon libro.

I dati dimostrano che così non è stato. Ci è cascato perfino il governo, che a metà aprile ha inserito le librerie tra gli esercizi commerciali autorizzati ad aprire in piena emergenza Covid-19, anche se alcune Regioni, come Lombardia e Piemonte, hanno imposto norme più restrittive, bloccando l’ingresso anche delle librerie indipendenti, quelle dove normalmente non si fa la coda per entrare e i clienti sono già contingentati naturalmente.

“Questa è del tempo libero che agevolerebbe la lettura è una cazzata – sentenzia senza mezzi termini Samir, che gestisce con il padre una libreria di Perugia. – Tempo ne abbiamo sempre avuto, ma lo usiamo sui social, sulle piattaforme di streaming. Il Covid non ha cambiato niente. La verità è che il libro ha sempre meno appeal. Le persone tendono a liberarsi dei libri, perché pesano, si impolverano e occupano spazio. Noi, che trattiamo anche l’usato, ce ne siamo accorti da qualche anno. Sono aumentate le persone che ci offrono intere librerie perché stanno traslocando o perché hanno ereditato l’appartamento dei nonni”.

Nonostante tutto Samir e il padre riescono a tenere botta, anche se i clienti tradizionali sono tutti spariti ormai da due mesi. La loro libreria si chiama Grimana libri ed è specializzata in editoria italiana per chi parla altre lingue e si trova di fronte all’Università per stranieri. Ad aprirla, trent’anni fa nei locali una volta occupati da un forno, Rimon Issa, un signore palestinese arrivato a Perugia per studiare medicina.

“Non ha finito l’università perché si è sposato e poi siamo arrivati noi – racconta Samir. – Siamo una libreria specializzata, abbiamo una rotazione di clienti anche su base mensile. Di solito vengono a studiare l’italiano per un mese o due, al massimo tre. Fondamentalmente li vediamo i primi 15 giorni, quando cercano i testi che servono per il corso. Pochi approfondiscono, in genere, sono bravissimi su un argomento specifico, però fuori dal loro contesto, dalla specificità dell’argomento, generalmente non sanno unire neanche i puntini. Da due mesi, comunque, sono fuggiti tutti, tornati in patria. Così ci siamo dovuti arrangiare”.

Da venti giorni avete riaperto…

“Anche dopo il 14 aprile di clienti ne sono entrati pochi. Più che altro noto gente che viene a perdere tempo, magari per fare quattro chiacchiere, per stare in un posto diverso dalle mura di casa. Peccato non gli si possa offrire da bere, occorrerebbe una licenza specifica, altrimenti mio padre preparerebbe per tutti un fantastico the alla menta”.

Se i clienti stranieri sono spariti, a chi vendete?

“Lavoriamo molto più del solito con la gente del posto, conosciuta nei mercati nel corso di anni, perché abbiamo sempre trattato anche l’usato e mio padre ha iniziato con le bancarelle. Poi c’è Internet. Abbiamo un sito online specializzato, dove puoi trovare titoli altrimenti difficili da reperire e c’è Amazon. Ieri tramite la nostra vetrina su sito di Bezos sono arrivati ordini da Trento, Roma, Torino, Milano, Messina, Palermo, Reggio Calabria”.

Ottimo…

“Con Amazon bisogna stare attenti, i margini sono risicati, dobbiamo riconoscere alla piattaforma commissioni e diritti fissi, è chiaro che non puoi permetterti di vendere libri a basso costo”.

Sorprese e conferme dai dati di vendita di Amazon

La piattaforma di Jeff Bezos a inizio maggio ha diffuso i dati relativi ai consumi culturali digitali dei propri clienti italiani nei mesi di marzo e aprile 2020. Ci sono diverse variazioni rispetto ai contenuti fruiti nel corso dell’intero 2019, ma un dato resta costante: vita grama per i contemporanei.

Charles Perrault, a cui si devono la popolarità di Cenerentola, Cappuccetto rosso, Barbablu e Il gatto con gli stivali, per esempio, ha superato Dante Alighieri per numero di richieste ad Alexa, l’aggeggio (quelli che parlano bene direbbero assistente vocale) che può permetterti di ascoltare un audiolibro.

A conferma che il segmento trainante è quello dell’editoria per ragazzi e che, nonostante il tempo libero, i genitori non hanno voglia di leggere neppure una fiaba ai loro figliuoli (a proposito Edmondo De Amicis si trova in ottava posizione).

L’unico autore vivente presente nella top ten 2019, Steven King, è scomparso dai vertici della classifica.

Va un po meglio, per i contemporanei, nella classifica degli ekook, dove Cenerentola è surclassata da Harry Potter e compaiono anche fumetti e tre libri motivazionali.

Stesso discorso per gli Audiolibri, dove compaiono anche tre autori italiani ai vertici della classifica: Gianrico Carofiglio con La misura del tempo, al primo posto, seguito da Stefania Auci e il suo I leoni di Sicilia, che precede Donato Carrisi con La casa delle voci.

Il comparto smaterializzato, però, incide soltanto dell’11% sull’intero settore librario. I dati relativi ai libri stampati non sono stati diffusi, ma monitorando per qualche giorno la sezione bestseller, aggiornata ogni ora, si capisce che l’editoria per ragazzi, libri di ricette e motivazionali la fanno da padroni.

Luis Sepùlveda, per esempio, nel momento in cui scriviamo è il primo autore degno di questo nome presente in classifica. Al diciottesimo posto. Le classifiche Amazon, in qualsiasi caso, non specificano le quantità vendute e possono risultare interessanti soltanto per capire le tendenze del pubblico.

Qui la classifica aggiornata di Amazon.

Le copertine su Facebook non aiutano

Su Facebook è tornato di moda pubblicare le copertine dei libri più amati. Un passatempo che può permettere di scoprire molto dei nostri amici, ma non sembra stia incidendo sulle vendite delle librerie.

Più convinta del ruolo positivo dei social, Astrid Cotterli, Sales manager di White Star, editore di nicchia novarese, licenziataria per l’italia dei libri targati National Geographic.

“Ci sta dando molte soddisfazioni un’iniziativa creata al volo per venire incontro alle esigenze del nostro pubblico in questo strano periodo. Dall’inizio dell’emergenza stiamo offrendo la possibilità di scaricare gratuitamente in formato ebook o PDF una collana di classici della letteratura mondiale per ragazzi splendidamente illustrati da una nostra collaboratrice (qui il link). Abbiamo raggiunto risultati incredibili. Confidiamo possa essere un trampolino di lancio commerciale per una delle nostre aree più importanti”.

National Geographic, infatti, non è il vostro unico brand…

“Cerchiamo di occupare varie nicchie. Per esempio un settore che sta inaspettatamente vivendo una nuova giovinezza (aveva avuto un vero boom nel 2015) è quello dei cosiddetti coloring book per adulti, soprattutto rivolti al pubblico femminile. In genere tutti i libri che spingono a un’azione, che sia scriverci, colorarlo o disegnarlo, stanno ottenendo buoni risultati. Sia per i ragazzi, sia per gli adulti. Aiutano a gestire lo stress. Noi siamo stati pionieri in Italia per questo genere. Anche i ricettari di cucina possono rientrare in questa categoria. Stesso discorso per i manuali di scrittura, che sia creativa, per chi aspira a diventare scrittore, o semplicemente intesa come calligrafia”.

Le guide turistiche, invece, vendono meno?

“Il primo semestre per noi è sempre stato il migliore per questo tipo di pubblicazioni. Quest’anno dovremo rivedere un po’ tutta la strategia spostando il business sulla seconda metà dell’anno. Abbiamo deciso di privilegiare le località italiane. Anche noi faremo campagna per i nostri prodotti con destinazioni Italiane. Proveremo a rilanciare il concetto di viaggio che più si sposa con la filosofia National Geographic, ovvero un viaggio ecologico, grandi spazi e grandi distanze, anche tra persone. Parlo anche di volumi illustrati dal prezzo medio alto che si possono anche tenere semplicemente sul tavolino del soggiorno. Penso che quella della natura, dell’ecologia, dei grandi spazi sia una una buona filosofia da spendere in ambito editoriale. Se saremo impossibilitati a compiere un viaggio reale, almeno potremo sognare”.

Più che di sogni, Riccardo Cavallero, fondatore della casa editrice Sem (Società editrice milanese) parla di incubi in un lungo intervento pubblicato sul Corriere della sera.

“Siamo alle soglie dell’estinzione di specie e, per la struttura peculiare e geneticamente debole del nostro mercato, i piccoli editori saranno i primi a soccombere”, scrive prima di prendersela con il governo: “Nel mese di marzo il governo ha stanziato 130 milioni per cinema e teatro, saltando a piè pari l’editoria libraria… Il mercato culturale che ci troveremo davanti tra meno di un anno sarà ancora più saldamente concentrato nelle mani dei grandi gruppi mentre ai piccoli editori sarà concesso esistere solo a condizione di occuparsi di micro-mini-editoria. In fin dei conti la biblio-diversità non è un obbligo, ma è certamente un valore. Un valore cui si può anche rinunciare, avendo però il coraggio di dichiararlo in partenza”.

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