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Morti sul lavoro: 50 anni fa la tragedia della Flobert’s in Campania

Morti sul lavoro: 50 anni fa la tragedia della Flobert’s in Campania

10 Aprile 2025 Off Di Nunzio Ingiusto

In una fabbrica di fuochi d’artificio morirono 12 persone. Domani sera in anteprima nazionale la rappresentazione teatrale del Gruppo Operaio ‘Zezi con lo spettacolo ispirato alla celebre canzone.

Le stragi sul lavoro non sono una piaga di oggi. La storia industriale dell’Italia ne ha accumulate a decine, man mano che nella società crescevano i bisogni, si affermavano nuove mode, mutavano i desideri. La direzione lungo la quale marciare era una: produrre, vendere, non deludere un mercato mutevole, capriccioso e volubile. Di tutto, anche di celebrazioni e festeggiamenti che  senza simboli non avrebbero avuto senso. E il simbolo per eccellenza del fuoco e dell’evanescenza in cielo aveva bisogno di fantasia e lavoro, ovunque fosse possibile crearli. Anche in una sperduta contrada alle pendici di quel Monte Somma, progenitore del Vesuvio, da cui l’appena compianto Maestro Roberto De Simone traeva ispirazione per le sue opere della tradizione partenopea. Ballate, ritmi, suggestioni spensierate improvvisamente convertite in un canto tragico e commovente a causa dello scoppio di una fabbrica di fuochi artificiali l’11 aprile del 1975. 12 morti, un solo superstite, nella Flobert’s di contrada Romani un venerdì dopo Pasqua, destinato a restare cicatrice e memoria dei morti sul lavoro. Di tutti i morti, ignari dei  pericoli incombente quando si lavora.

La musica, la cadenza misurata delle danze popolari e contadine un anno dopo il lutto furono trasportate dal Gruppo Operaio ‘E Zezi nella celeberrima canzone ‘A Flobert. Sono passati 50 anni e domani sera 11 aprile alle 20,30 nella chiesa di San Francesco d’Assisi in contrada Romani, lo stesso Gruppo Operaio ‘Zezi ricorderà la tragedia con uno spettacolo con la regia di Bruno Senese. Ci saranno il sindaco Carmine Esposito e l’Assessore Veria Giordano. La chiesa aprirà le porte per testimoniare il dolore di una comunità avvizzita ma legata al ricordo di quella tragedia passato dai nonni ai padri e ai figli. E quella canzone de ‘Zezi come vena battente di un corpo sociale laborioso che si deprime tutte le volte che pensa come di lavoro si può morire. Francesca Ferrara e Giuseppe Carrella hanno realizzato un documentario che domani sarà proiettato per squarciare la malcelata ipocrisia di coloro che dalle stragi sul lavoro non ne traggono precetto. Resta immutabile la potenza dell’arte e della musica.

“ La Flobert’s ricordiamo di averla scritta e cantata dappertutto. Di aver partecipato nel 1976 al primo anniversario con il Comitato antifascista in piazza a Sant’Anastasia e di aver fatto un concerto nel 30° anniversario nel 2005 nel piazzale del santuario di Madonna dell’Arco ”ricorda Angelo De Falco, fondatore e leader del Gruppo Operaio ‘Zezi. Il cronista ricorda bene lo scoppio e la partecipazione emotiva in quel luogo anonimo, cornice mesta per giorni per telegrammi “mannate pè crianza”. Giovane, atterrito, intimamente arrabbiato, a guardare macerie fumanti confuse con giovani corpi irraggiungibili ma vicini nell’anima. E oggi che di morti sul lavoro ne scrive in cronaca con il palpito delle famiglie e degli amici più cari ? La stessa rabbia di allora. Fu, però, penetrante l’idea in quegli straordinari anni ‘70 di mettere in musica l’afflizione di una terra “p’e cumpagne sfurtunate ”con l’incitazione finale alla bandiera rossa, al comunismo e alla libertà. Era la sola speranza per un ribaltamento di ruoli. 

Le vocalità sofferte ma di battaglia sociale e politica esprimevano, allora, il disagio di migliaia di persone per le condizioni di lavoro e di vita. I morti della Flobert’s calarono in quel mondo cupo ma combattivo.  Quanto è cambiato ? “ Poco. Meno male che la nostra Voce del Canto e Teatro Popolare di strada e l’Osservatorio di Carlo Soricelli di Bologna aggiornano la lista dei morti sul lavoro, di lavoratori che escono di casa per andare a faticà e la sera non rientrano a casa, dalla propria famiglia e dai propri figli” racconta De Falco. Lo spettacolo di domani sera scava in una vicenda orribile, vuole cogliere gli aspetti umani e tragici delle famiglie degli operai e dell’unico superstite vivente della Flobert’s, Ciro Liguoro di Sant’Anastasia. Dalla canzone alla drammatizzazione il passo è stato meditato per dare alle parole, agli sguardi, ai movimenti degli interpreti del racconto, uno squarcio inedito di vita nel passato dei lavoratori caduti. E‘Zezi ripropongono temi della loro storia vissuta dal lato dei deboli e dei precari in una società che non smette di correre. Per De Falco e il Gruppo che gira tutto il mondo, la lista di chi cade e muore lavorando cresce sempre,“ diventa la sconfitta per la ‘società civile che non ce la fa a battere un sistema sordo e cinico, alla fine un padrone che se ne infischia della vita dei lavoratori”. Mezzo secolo dopo.

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