
Il patrimonio subacqueo italiano è parte della transizione green
09 Dicembre 2021Dario Franceschini alla Conferenza sulla Convenzione Unesco esalta la Soprintendenza italiana per il patrimonio subacqueo.
Il Ministro lo ha ripetuto in più occasioni: il Ministero della Cultura è parte della transizione ecologica e dei progetti di sostenibilità ambientale. Tutte le occasioni, dunque, vanno sfruttate per restare agganciati ai piani elaborati dal governo. Tra queste il ventennale della Convenzione Unesco per la tutela del patrimonio subacqueo. E’ stata creata nel 2001 per condividere buone pratiche e promuovere la cooperazione internazionale. La Conferenza “Sunken memories. The protection of the underwater cultural heritage” è stata un’eccellente opportunità per rilanciare la Soprintendenza italiana per il patrimonio subacqueo. La tutela e la valorizzazione della ricchezza sommersa dovrà fare da richiamo per nuovi flussi turistici che lungo la Penisola troveranno il modo per apprezzarla.
Dario Franceschini ha spiegato come si muoverà la struttura con sede a Taranto. “E’un’istituto che nasce per tutelare, gestire e valorizzare un ambito fondamentale del patrimonio culturale del nostro Paese”, ha detto. D’altronde la Conferenza non è solo un evento celebrativo per sottolineare l’importanza di una Convenzione. Per l’Italia è l’occasione per discutere dei principali risultati conseguiti negli ultimi venti anni e per guardare al futuro di uno dei settori di ricerca più importanti.”
Diciamo che in queste affermazioni c’è una netta discontinuità con le polemiche sull’esistenza nel nostro Paese di troppe Soprintendenze. Accusate di fare da ostacolo alle opere pubbliche con troppi controlli e prescrizioni, ne era stata chiesta addirittura l’abolizione. Gli uffici Taranto, invece, saranno rafforzati, ha detto Franceschini, per ragioni di salvaguardia e di maggiore efficienza. In Italia ci sono circa 8.000 km di coste con un patrimonio enorme da esplorare. Se si punta davvero su un turismo sostenibile e rispettoso degli habitat inserito nella transizione verde, si comprende la necessità di non burocratizzare queste strutture. Bisogna rafforzare anche il legame con l’Unesco, evidentemente, e l’Italia pensa che il suo ruolo vada sempre più valorizzato e riconosciuto a livello internazionale. Perché no, aiutando anche una ricomposizione dell’organismo rispetto ai Paesi che non sono presenti nell’Unesco. Con il passaggio ad un nuovo sistema economico sostenibile, nei tempi in cui ciò avverrà, bisognerà concentrarsi anche sulla spesa pubblica necessaria a rendere efficaci le soluzioni. Abbiano già avuto modo di scrivere in queste pagine che la transizione ecologica è nemica della burocrazia . E il turismo non puo’ soffrirne.
É un buon segno che nel Mediterraneo si stanno sviluppando intese che dai patrimoni naturalistici si estendono ai principi dell’economia circolare e alla catena della sostenibilità. Nel Canale di Sicilia é in atto una cooperazione multi-laterale –Banco Skerki -per la valorizzazione di un tesoro storico sommerso fatto da cinque relitti di navi romane e centinaia di reperti. Alla recente Borsa Mediterranea del Turismo archeologico di Paestum i principali siti sommersi- dai Campi Flegrei, alle Isole Tremiti, a Isola Capo Rizzuto, alle Egadi- hanno fatto il pieno di buyer e imprenditori interessati a promuovere ed investire. Purché restino protetti.