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Si fa presto a dire Blitzkrieg, in Ucraina è guerra convenzionale

Si fa presto a dire Blitzkrieg, in Ucraina è guerra convenzionale

17 Marzo 2022 0 Di Corrado Corradi

L’invasione russa dell’Ucraina non è un Blietzkrieg, una guerra lampo, ma una guerra convenzionale. Kiev segnala vittime e successi, Mosca no.

Si fa presto a dire Blitzkrieg, in Ucraina è guerra convenzionale

Si fa presto a dire blitzkrieg. Quella che si combatte in Ucraina, è una guerra che più convenzionale non si può…

Solo gli “strateghi de noantri”, quelli che combattono nei talk-show, credevano, continuano a credere e si sforzano di far credere che i russi volevano condurre un blitzkrieg, e solo loro adesso sostengono e continuano a sostenere che i russi non riescono a conquistare le città a causa della resistenza (peraltro accanita ed eroica) delle truppe ucraine.

Basta leggere fumetti della collana “Eroica” degli anni ’60 per capire che, in simile situazione, solo uno che soldato non è lancerebbe i suoi reparti in un’operazione che in gergo si chiama Fibua (Fight in Builted–up Area) ossia combattimento in area urbanizzata.

Stalingrado docet, e i russi se ne ricordano.

E’ dall’inizio delle ostilità che l’avanzata dell’Armata Russa è lenta ma inesorabile e segue la cadenza standard delle operazioni di occupazione e controllo del territorio e accerchiamento dei centri più importanti (tra l’altro su un territorio vasto e articolato, e difeso da un esercito, quello ucraino, di tutto rispetto, nonché in condimeteo non favorevoli).

E’ dal 1945 che non si combattono più guerre del genere (ed è questo che ha indotto in errore gli strateghi da talk show), ossia con migliaia di morti tra i belligeranti in uniforme e schioppo e circa 600 tra i civili disarmati.

Almeno, queste sono le cifre, sicuramente approssimative, rese dall’Onu e che grosso modo concordano con quelle dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (organismo dell’Onu), il quale più precisamente fa sapere che alla data del 12 marzo, tra i civili si contavano 579 morti e 1000 feriti; il conto diventa ben più triste se si pensa che tra quelle cifre sono inclusi 42 bambini morti e 54 feriti.

Come al solito, la ragioneria delle vittime resa nota dai belligeranti non combacia:

Kiev denuncia che solo a Mariupol ci sono oltre 1.200 civili uccisi e vanta di aver eliminato ben 12 mila soldati russi, distrutto più di 300 carri armati, 1.000 blindati, 135 pezzi d’artiglieria, 62 grad (i famosi organi di Stalin), 33 sistemi antiaerei, 58 aerei, 83 elicotteri, 585 veicoli, 3 unità navali, 60 cisterne di carburante e 7 droni, il tutto a fronte di sole 1.300 perdite. A questo punto mi chiedo: ma perché gli ucraini non hanno proseguito fino a Mosca!?

Il Pentagono, più realisticamente valuta a oltre 6.000 le perdite ucraine.

Da parte loro i russi, condizionati dalla proverbiale riservatezza di stampo sovietico (che induce a negare persino l’evidenza), dopo un primo bollettino in cui facevano stato di 500 caduti, non hanno più diramato aggiornamenti limitandosi a specificare che 3.593 obiettivi militari ucraini sono stati distrutti dall’inizio dell’offensiva militare, fra i quali: 99 aerei (la maggior parte distrutti al suolo); 61 elicotteri; 126 droni (abbattuti o distrutti al suolo); 1.150 carri armati e mezzi corazzati; 118 lanciarazzi campali; 436 pezzi d’artiglieria; 973 veicoli.

L’impressione è che i russi non intendano né rivelare il numero dei loro soldati morti o feriti (per non agitare un fronte interno spaccato tra interventisti e non interventisti) né troppo pubblicizzare il numero dei soldati ucraini uccisi poiché l’obiettivo di Mosca resta quello di vincere la guerra cercando di non scadere nella macelleria. E ciò non per carità cristiana, ma per evitare di concedere occasioni a un mainstream smaccatamente sbilanciato a favore dell’Ucraina).

Situazione attuale: l’Armata Russa avanza inesorabilmente nel Donbass e reparti dell’esercito ucraino, a corto di rifornimenti, sono ormai circondati; Kiev è assediata mentre i russi, completata la cinturazione di Mariupol e Kharkiv, si apprestano a fare delle puntate nelle periferie per saggiarne i dispositivi di difesa;.

Nel sud stanno aggirando la roccaforte di Mikolayv (ripeto, solo un generale “fori de testa” lancerebbe i suoi in un’azione FIBUA) per isolare Odessa.

Insomma, tutto quel che i manuali di guerra convenzionale, anzi convenzionalissima, comandano. Il tutto per dar tempo al tempo dei negoziati.

Altro che blitzkrieg!

Vladimir Putin ha impostato la sua strategia sul conseguimento progressivo di obiettivi militari, non su eclatanti vittorie… troppo freddo, compassato e calcolatore per impostare un’offensiva sulla spavalderia.

Ed è proprio adesso che la propaganda ha toccato il culmine e si appresta a fare i conti con la realtà, ossia:

  • l’esercito ucraino, per forza di cose, non aveva speranze contro quello russo;
  • gli Usa hanno preso così chiaramente le distanze da fare addirittura sospettare inconfessabili accordi sottobanco con Putin;
  • l’Ue, manco a parlarne… solo “chiacchiere e distintivo”… a dire il vero più chiacchiere che distintivo (a meno che non si voglia credere nell’improvvida iniziativa di inviare armi al popolo ucraino, il che avrà sortito l’unico risultato per cui l’Ue non potrà proporsi come mediatore nei probabili futuri negoziati… un acume politico e diplomatico da faina);
  • la Nato, ebbene, oltre a non esserci gli estremi per un suo intervento, comunque, fa quel che gli USa gli dicono di fare… starsene buona…

Ed é proprio adesso che sembrano concretizzarsi gli agognati negoziati… e gli strateghi dei talk-show si preparano a trasformarsi da strateghi in esperti diplomatici e negoziatori… da Rommel a Staffan de Mistura.

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