
Casalecchio di Reno, al teatro Betti è di scena Storia di un oblio
19 Febbraio 2020Al Teatro comunale Vincenzo Pirrotta mette in scena il testo di Laurent Mauvigner Storia di un oblio: spettacolo il 27 e 28 febbraio a Casalecchio di Reno.
Vincenzo Pirrotta porta in scena Storia di un oblio
Vincnzo Pirrotta in scena per Storia di un oblio a Casalecchio di Reno (ph. A. parriniello).
Va in scena venerdì 27 e sabato 28 al teatro comunale Betti di Casalecchio di Reno Storia di un oblio, realizzato dalla Società per attori e rappresentato da Vincenzo Pirrotta. Lo spettacolo, che suggerisce un parallelismo con il caso Cucchi è ispirato in realtà al celebre racconto Quel che io chiamo oblio di Laurent Mauvignier, uno degli scrittori francesi più apprezzati dal pubblico e dalla critica. Un lungo monologo capace di restituire, con sguardo disincantato e puro, un universo di “umili” in un crescendo emozionante che risveglia in noi sentimenti di pietà e indignazione.
Lo spettacolo, basato sul testo tradotto da Yasmina Melaouah, è dretto da Roberto Andò ed interpretato da Vincenzo Pirrotta, con costumi di Riccardo Cappello e luci Salvo Costa, in una produzione realizzata da Società per Attori in coproduzione con Accademia Perduta Romagna Teatri Uno.
Lo spettatore si troverà coinvolto in uno spazio di veglia intorno a una salma dal volto coperto da un telo nero, deposto su un banco di marmo e una sedia nera. Vincenzo Pirrotta, in veste di narratore, seduto e raccolto su se stesso, pazientemente attende il pubblico che si accomoda intorno a lui. Luci funeree, lui vestito di nero, giacca, e camicia. Pirrotta, col suo possente fisico, calvo, seduto, inizia con voce sommessa la sua narrazione di un fatto di cronaca, una storia di normale quotidianità, visto i tempi che corrono: un uomo entra in un supermercato all’interno di un grande centro commerciale di una città francese. Ruba una lattina di birra, la apre, forse vuole solo sorseggiarla prima di passare alla cassa, ma tanto basta per essere bloccato da quattro addetti alla sicurezza che lo trascinano nel magazzino e lo picchiano fino ad ucciderlo.
Questo scarno fatto di cronaca è ripercorso da Laurent Mauvignier, pluripremiato autore francese, in un lungo racconto: una sola frase che ricostruisce la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo. Messo in scena nel 2012 al Teatro della Comédie-Française, “Ce que j’appelle oubli”(questo il titolo originale, edizioni Le Minuit, 2011) viene rappresentato anche in Italia in una produzione del Teatro Stabile di Catania.
Vincenzo Pirrotta, maestro di parola, racconta il dolore attraverso la voce, anche se non bastano i bisbigli o le urla per placare la disperazione di una morte tanto assurda, per cui è quasi costretto a liberare le emozioni per mezzo dello sguardo. Roberto Andò lo dirige con fermezza; non si limita a dettare le linee generali ma lascia un’impronta forte del suo operato in ogni aspetto della pièce.
Sente l’urgenza di radicare questa storia a un’altra, una storia che per la sua atrocità ha creato indignazione ma che ancora oggi non ha colpevoli: la morte di Stefano Cucchi. È lo stesso Pirrotta che mostra la fotografia del geometra trentunenne, con il volto violaceo e tumefatto, avvicinandola allo sguardo dello spettatore inerme. Un racconto su più livelli, nel quale il protagonista potrebbe essere ciascuno di noi, massacrato solo per aver commesso una ragazzata, per aver indossato una maglietta gialla e nera o come nel caso di Cucchi perché non gli si è trovato addosso quel determinato quantitativo di sostanze stupefacenti.
Il regista Andò, oltre un variegato spartito recitativo, cuce addosso a Pirrotta una ricca varietà di azioni: una lunga e disperata corsa girando nel ristretto spazio, abbracci col pubblico, minacce con tanto di dito puntato, accusatorio, girotondo con tanto di foto della vittima uccisa, vestizione dei panni umili del giovane ucciso immedesimandosi così nella vittima.
Una lucida e commovente riflessione, lontana dal sentimentalismo e dalla morbosità, che vuole ridare il giusto valore alla verità, alla giustizia e alla vita.