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Trento la città sostenibile prima in classifica. Ma servono queste graduatorie?

Trento la città sostenibile prima in classifica. Ma servono queste graduatorie?

09 Novembre 2022 0 Di Nunzio Ingiusto

CIttà italiane: riflessione a margine dell’ultima classifica sulla qualità della vita di “ItaliaOggi” e dell’Università La Sapienza.

Trento la città sostenibile prima in classifica. Ma servono queste graduatorie?

L’Italia resta un Paese con città poco equilibrate per sostenibilità e qualità della vita. Trento è la città dove si vive meglio, Crotone (ancora una volta) la città dove si vive peggio.

Così la 24^ edizione del Rapporto sulla Qualità della Vita in Italia, realizzato da ItaliaOggi con l’Università La Sapienza e Cattolica Assicurazioni.

Trento ha staccato tutte le città del Centro Nord togliendo il primato a Parma che era al vertice l’anno scorso e che stavolta è in 7^ posizione.

Su 9 requisiti la città delle Dolomiti è stata promossa su 8. I principali criteri del Rapporto sono affari e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, reddito e ricchezza, sicurezza sociale, tempo libero.

Una qualsivoglia città italiana è stata valutata così. Crotone nell’analisi è perdente su 6 requisiti su 9. La città calabrese, purtroppo, è rappresentativa di buona parte del resto del Sud, dato che nelle prime 32 posizioni non c’è nessuna città meridionale.

Siracusa e Caltanissetta, per esempio, sono in penultima e terzultima posizione, Napoli è al 104^ posto.

La  prima città del Sud che si incontra, scorrendo la classifica è Matera al 71^ posto che – guarda caso – nel 2019 è stata Capitale europea della Cultura.Trento ed altre città del Nord Est vincono anche come media punteggio sul resto del Paese.

Dietro, infatti con punteggi più bassi ci sono Bolzano, Bologna, Firenze e Milano. Rovigo, Alessandria e La Spezia, tuttavia, sono dal 63^ posto in giù.

Una classifica di questo tipo, per quanto ben organizzata, non è mai esaustiva della complessità che anima una città moderna. D’altronde le classifiche vanno sempre in conflitto tra loro e paragonare i requisti di ricerca di un’ Istituto con quelli di un’ altro è un’ operazione molto ardita.

Non c’è dubbio che il Sud negli ultimi anni sia generalmente regredito in quanto ad occupazione, sviluppo territoriale, tutela dell’ambiente, innovazione tecnologica, criminalità.

Le cause sono molteplici, come sa chiunque guardi a questa parte dell’Italia senza pregiudizi. La politica e la classe dirigente nel suo insieme hanno saputo dare solo risposte emergenziali a situazioni strutturali.

Il contesto generale richiedeva ben altro impegno rispetto all’esclusivo uso dei nuovi fondi europei del PNRR. Cosa che ha fatto riemergere il grande tema della capacità delle istituzioni del Mezzogiorno di riuscire a spendere quei fondi. Per elevare la qualità della vita delle città, verrebbe da dire, rispetto alla classifica negativa di ItaliaOggi.

Le storiche carenze infrastrutturali hanno determinato uno squilibrio nella vita di tutti i giorni delle persone del Sud  con un aumento del costo di molti servizi : dall’acqua, allo smaltimento rifiuti, ai trasporti, a una serie di balzelli amministrativi.

La qualità della vita delle città misurata con i requisti di Italia Oggi e della Sapienza sono certamente indicativi, ma non assumeranno mai un valore determinante, netto, nemmeno per l’anno cui si riferisce la classifica.

L’ambiente urbano muta in continuazione e cio’ per effetto dell’azione coordinata o disordinata di una pluralità di soggetti. I ricercatori seri lo sanno meglio di chiunque altro.

Per cui c’è poco da meravigliarsi se Milano – ritenuta la città più europea d’Italia- è al 5^ posto, Napoli al 104^ o Parma (Capitale Italiana della cultura per due anni) al 6^.

Le dinamiche urbane sono macchinose, talvolta oscure, rimandano le responsabilità alla communitas. Per questo un posto (brutto) in una classifica equivale a un posto (buono) in un’altra.

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