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Visita del ministro Ben Gvir a Gerusalemme est. I palestinesi: “Una provocazione”

Visita del ministro Ben Gvir a Gerusalemme est. I palestinesi: “Una provocazione”

05 Gennaio 2023 1 Di Pierfrancesco Maresca

Condanna dal mondo arabo dopo la visita del ministro israeliano. Tel Aviv aumenta la sicurezza ed avverte: “Non cederemo alle minacce di Hamas”. Washington rassicura: “Lo status non è in discussione” ma la tensione resta alle stelle.

Ore dense di tensione nella città Santa dopo la visita del ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir presso la spianata delle Moschee, “del Monte” per gli ebrei. La presenza di uno dei membri del Governo giudicato il “più a Destra della storia” non è stato ben accolto dai palestinesi che la interpretano non solo come una provocazione, bensì come un tentativo di violare lo status dell’area sacra di Gerusalemme Est. Essa infatti è sottoposta all’autorità palestinese, mentre la sicurezza è affidata alle Forze israeliane.

La visita del ministro Ben Gvir a Gerusalemme: “Provocazione”

Nella mattinata di martedì, il nuovo ministro della Sicurezza nazionale ha recato una visita “a sorpresa” presso il complesso che ospita la moschea di Al-Aqsa in Gerusalemme Est. L’area – come ricorda Al Jazeera – è stata occupata da Israele nel 1967, in violazione del diritto nazionale. Invece Gerusalemme Ovest è sotto giurisdizione degli israeliani.

Alla vista del neo ministro, i palestinesi sono insorti. Da pochi giorni infatti si è insediato il nuovo Governo Netanyahu, che vanta la presenza nella compagine di partiti ultraortodossi, e quindi ostili ai palestinesi, quali la Torah unita del Giudaismo e Otzma Yehudit. Il ministro Ben Gvir è esponente di quest’ultima forza politica. A lui è affidato il controllo delle Forze di polizia di Israele.

Condanna ed ira dal mondo arabo

Il ministero degli Esteri palestinese Riyad Al Maliki  ha dichiarato di “condannare fermamente l’assalto alla moschea di Al-Aqsa da parte del ministro estremista Ben-Gvir” in quanto considerato una “provocazione senza precedenti e una pericolosa escalation del conflitto“. A riportarlo è Al Jazeera.

Ma anche altri Paesi, oltre l’Autorità palestinese, condannano il gesto, all’apparenza innocente ma in realtà carico di un profondo simbolismo che suona di “sfida”. Tra essi la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti che parlano di “assalto”, seguiti nelle ore successive da Arabia Saudita e Turchia. Quindi anche quegli Stati che vantano pacifici rapporti con Israele.

Hamas avverte: “Non oltrepassare la linea rossa”

Non si è fatta attendere una dichiarazione anche da parte di Hamas, l’autorità politica della Striscia di Gaza considerata “organizzazione terroristica” da Israele.

Il portavoce Hazem Qassem ha tuonato ad Al Jazeera che l’azione è considerata “una continuazione dell’aggressione e dell’occupazione sionista… la moschea di Al-Aqsa era e rimarrà proprietà palestinese, araba e islamica, e nessuna forza o persona fascista può cambiare questo fatto“. Per l’organizzazione armata e politica Tel Aviv non dovrebbe osare superare tale linea rossa.

Qualsiasi escalation nella moschea di Al-Aqsa farà esplodere la situazione e il governo di occupazione ne sarà responsabile” ha proseguito all’emittente.

La versione israeliana della visita

Differenti sono i toni della controparte, come narra la stampa locale. Il ministro Ben-Gvir ha rilasciato in un post su Twitter che il sito “è aperto a tutti e se Hamas pensa che se mi minaccia mi scoraggerà, dovrebbe capire che i tempi sono cambiati”.

Il ministro ha altresì chiesto che il luogo sacro possa essere maggiormente accessibile agli ebrei e che essi possano aver la possibilità di pregare tranquillamente, ad oggi sconsigliato per “sicurezza”. L’area infatti è ritenuta sacra sia per i mussulmani sia per gli ebrei.

Infine, Ben Gvir avrebbe recato visita negli orari consentiti agli ebrei, intorno alle 7 del mattino per circa 15 minuti, come già effettuato altre volte senza problemi. Quindi non avrebbe agito al di fuori di quanto stabilito. In quelle precedenti occasioni, tuttavia, non ricopriva la carica di ministro. Infine, il Primo ministro avrebbe cercato anche di dissuaderlo ed assicurato sullo status dell’area: esso rimarrà inalterato e di giurisdizione palestinese.

I timori di una sollevazione dei palestinesi

I palestinesi temono che tale visita possa presagire nuove politiche, quali la costruzione di un tempio ebraico, come chiesto da molti israeliani e che col tempo possa aumentare la sovranità di Tel Aviv sulla spianata. Così si spiegano le reazioni dal mondo arabo. La vicenda ha attirato anche l’attenzione degli Usa, garanti dello status quo nell’area.

L’ambasciatore Nides è stato molto chiaro nelle conversazioni con il governo israeliano sulla questione del mantenimento dello status quo nei luoghi santi di Gerusalemme. Le azioni che lo impediscono sono inaccettabili”, ha detto il portavoce dell’Ambasciata statunitense di Gerusalemme.

Una visita simile, effettuata nel settembre del 2000 da Ariel Sharon, già generale dell’esercito e Primo ministro dal 2001, scatenò la “seconda intifada palestinese“, ovvero una sollevazione. Per tale motivo il gesto compiuto dal ministro Ben Gvir è considerato molto grave per la stabilità e i rapporti tra Autorità palestinese ed Israele.

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