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Cina, Xi Jinping giura e inaugura il mandato presidenziale a vita

Cina, Xi Jinping giura e inaugura il mandato presidenziale a vita

19 Marzo 2018 0 Di Pietro Nigro

Cina: dopo l’abolizione del limite dei due mandati, Xi Jinping viene eletto all’unanimità e inaugura il secondo incarico presidenziale. 

Cina, il presidente a vita Xi Jinping ha giurato

Con il giuramento pubblico di fedeltà alla Costituzione, avvenuta sabato 17 marzo nella Grande Sala del Popolo di Pechino, capitale della Cina, Xi Jinping ha inaugurato il mandato presidenziale che lo terrà per tutta la vita alla guida del governo, del Paese e della Commissione militare centrale della Repubblica popolare cinese.

Sabato mattina, all’apertura della XIII assemblea del Congresso nazionale del popolo, prima di giurare Xi Jinping è stato formalmente eletto, all’unanimità (2.952 voti a favore, uno contrario e tre astenuti), presidente della Cina e ed è stato salutato da una valanga di applausi fragorosi, mentre il 64enne leader si è alzato e si è inchinato alla platea. Poi, dopo la stretta di mano con il suo vice Wang, che ha ottenuto a sua volta 2.969 voti, il nuovo giuramento di fedeltà alla Costituzione appena introdotto.

“Mi impegno ad aderire alla Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, a salvaguardare l’autorità della Costituzione, ad adempiere ai miei obblighi legali, ad essere leale nei confronti del Paese e della gente, ad essere onesto e onesto nei miei doveri, ad accettare la supervisione e ad operare per un grande moderno Paese socialista che è prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello”, ha recitato Xi Jinping con la mano poggiata sul libro con la copertina rossa che contiene la legge fondamentale.

Sempre sabato, insieme a Xi, i deputati cinesi hanno eletto Li Zhanshu come presidente del 13 ° Comitato permanente e Wang Qishan come vice presidente della Cina, oltre a 14 vicepresidenti e un segretario generale del Comitato permanente.

Si apre così la seconda presidenza di Xi Jinping, il leader che con la riforma costituzionale dell’11 marzo ha ottenuto di poter restare al timone del Paese praticamente fino alla morte. Xi Jinping, che è stato eletto per la prima volta segretario generale del Comitato centrale del Cpc alla fine del 2012, poi presidente della Cina e del Comitato centrale militare della Repubblica popolare nel 2013, e lo scorso ottobre Xi è stato riconfermato segretario generale e presidente del Cmc.

La conferma di Xi, che tutti davano per scontata, arriva infatti dopo che il il Parlamento ha ratificato la decisione del Congresso del Partito comunista cinese di iscrivere il nome di Xi nella Costituzione, accanto a quello di Mao Zedong e di Deng Xiaoping, e soprattutto di eliminare il vincolo dei due mandati.

Nel corso del primo mandato quinquennale di Xi, la Cina vanta di aver subito cambiamenti storici, perché nel suo mandato e grazie ad un “socialismo con caratteristiche cinesi entrato in una nuova era” il Paese si “è alzato in piedi” e “si è arricchito”, per poi iniziare a diventare forte, come sostiene la propaganda ufficiale.

Ora, per il futuro, il neoconfermato presidente ha elaborato un approccio in due fasi: la realizzazione della modernizzazione socialista dal 2020 al 2035 e la trasformazione della Cina in un grande paese socialista moderno dal 2035 alla metà del secolo.

Meno scontata, invece, la nomina del vicepresidente e, in particolare, di Wang Qishan il quale, come capo dell’onnipotente Commissione d’ispezione di disciplina del Pcc, è stato il braccio armato della dura campagna anticorruzione lanciata nel 2012 da Xi.

Wang è un alleato cruciale per le politiche di Xi, il leader più forte avuto dalla Cina dai tempi di Mao. Il nuovo vicepresidente si era dimesso dal Comitato centrale del partito a ottobre, in base alle regole informali sui limiti d’età. Ma aveva mantenuto un profilo alto, sedendo allo stesso tavolo con i sette membri del Comitato permanente del Politburo del Partito, durante i lavori del Congresso nazionale del popolo, ricevendo forti applausi.

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