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Come cambia e dove si dirige la Turchia di Recepp Erdogan

Come cambia e dove si dirige la Turchia di Recepp Erdogan

05 Marzo 2019 0 Di Corrado Corradi

Ecco i segnali del cambiamento islam-ista in atto nella Turchia che Erdogan vuole sempre più allontanare dal modello Ataturk e far diventare nuova protagonista nel Mediterraneo e nel Golfo.

In che direzione va la Turchia che cambia sotto la guida di Erdogan

Il governo del cambiamento non cambia: prosegue la deriva filo-islamista”: così si intitola un recentissimo articolo della giornalista Souad Sbai pubblicato su AlMaghrebiya. Ed Effettivamente, se guardiamo alla Turchia guidata dal presidente Recepp Tayyip Erdogan, l’impressione, netta, è che il cambiamento voluto dal leader turco sia un progressivo scivolamento verso un’identità islam-ista del paese (il suffisso -ista per indicare l’attivismo islamico).

Infatti, tutte le volte che Erdogan o chi per lui si rivolge alle proprie comunità all’estero…..:

  • «L’Europa sta collassando (…) presto in Europa si scatenerà la guerra santa » (Miniesteri turco il 15 marzo 2017);
  • «Fate cinque figli a coppia, voi siete il futuro dell’Europa»;
  • «La guerra santa in Europa é vicina»;
  • «Andate a vivere nelle migliori aree, guidate le auto migliori; abitate le case più belle; fate non tre ma cinque figli, perché voi siete il futuro dell’Europa; queste sono le migliori risposte alle ingiustizie contro di voi (Presidente turco 22 Marzo 2017).

…..e  man mano che si srotola la sua politica interna ed estera, si intuisce qualcosa del suo piano.

A ben guardare, ben dissimulata, alla base della politica di Erdogan, sembra esserci l’idea che la Turchia, nel suo intimo, forse non ha mai abbandonato: il grande sultanato panislamico.

E i Fratelli musulmani, in vista di realizzare il “lebensraum” spirituale e secolare di un Islam fattosi ideologia, non hanno mancato di sostenerla, quell’idea.

Erdogan fa il possibile per dissimulare ciò, ma il suo progetto politico si fa sempre più chiaro e cioè:

  • scrollarsi di dosso il laicismo di Ataturk;
  • favorire l’islamizzazione del paese;
  • riprendersi, almeno in parte e con mezzi più adatti ai tempi attuali, ciò che tempo fa era stato suo, ossia i popoli turanici dell’Asia centrale (Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan) e parte dei Balcani..

E, nell’impossibilità di istallarsi nella riva sud del Mediterraneo riprendendosi Libia, Tunisia e Algeria, si volge alla penisola arabica e si offre come “protettore” delle militarmente deboli monarchie del golfo… E si offre pure lo sfizio di penetrare nel Corno d’Africa.

Spesso la politica militare evidenzia quello che non è detto apertamente: infatti, è evidente che Erdogan sta agendo in maniera da:

  • conseguire un’autosufficienza nella produzione di armamento e tecnologia bellica;
  • posizionarsi nei territori considerati di interesse strategico (in Libia, assieme al Qatar ha praticamente imposto il Fratellino Musulmano Al Sarraj e in Tunisia ha avuto ampia libertà d’azione fino a quando Ennahda é stato al potere);
  • consolidarsi come braccio armato dei paesi del golfo, che temono una offensiva iraniana (in Qatar dovrebbe sorgere la più importante base militare forte di oltre 3 mila uomini).

Quanto al Mediterraneo, sembra quasi intenzionato a vendicare la disfatta di Lepanto: altrimenti non si spiegherebbe la consistenza della sua marina militare, forte di 40 navi da battaglia tra incrociatori, cacciatorpediniere, fregate e corvette, 13 sottomarini e 1 portaelicotteri da assalto anfibio (in costruzione).

Il Sultanato e l’Islam sono l’identità storica della Turchia

Il sultanato e l’islam costituiscono l’identità storica della Turchia e la Turchia di Erdogan è una Turchia sempre più distante da Ataturk e sempre più condizionata dalla Fratellanza musulmana

il restaurato sultanato soddisferà le istanze identitarie e nazionaliste turche ed estenderà l’Islam all’orbe e trasformerà la casa della guerra in casa della pace ove tutto è armonizzato dalla shari’a… proprio come i Fratelli musulmani vogliono.

Il processo in atto, già preoccupante di per sé, dovrebbe ulteriormente preoccupare noi europei perché, sottotraccia e applicando la dissimulazione, è evidente che Erdogan sta sostenendo la creazione di un partito islamico (che qualche politologo “de noantri” ritiene simile alla vecchia DC) nell’intento di piazzare nel Parlamento europeo deputati turchi di fede islamista appartenenti alla Fratellanza.

Pertanto, oltre a osservare attentamente cosa sta avvenendo sullo scenario geopolitico e militare, sarebbe bene prendere coscienza del pericolo di trovarsi con deputati turchi in parlamento perché significherebbe dare l’avallo all’agenda islam-ista dei Fratelli Musulmani che, per il proselitismo nei confronti delle comunità musulmane incistate in Europa, possono affidarsi a migliaia di moschee, prevalentemente illegali, ed altrettanti pseudo-centri culturali ove si parla il linguaggio dell’integralismo, e per l’ingerenza sul potere legislativo dei vari stati europei, su rappresentanti politici confratelli già inseriti nei vari parlamenti.

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