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Pisa, a San Rossore i Giochi d’arme dei Tempi antichi

Pisa, a San Rossore i Giochi d’arme dei Tempi antichi

22 Maggio 2019 0 Di Miranda Parrini

Pisa, a San Rossore alla scoperta dell’archeologia con i Giochi d’Arme dei Tempi Antichi.

Pisa, a San Rossore è tempo di Giochi d’Arme

Per due giorni, sabato 25 e domenica 26 maggio, nel Parco di San Rossore a Pisa, si è svolto l’evento di Giochi d’arme, iniziativa della Regione Toscana e della Federazione europea dei Parchi per la “Giornata Europea dei Parchi 2019”, un’ occasione per ricordare l’anno 1909, quando venne istituito in Svezia il primo parco naturale d’Europa, ma anche per scoprire e ammirare i tesori ambientali, storici e culturali che caratterizzano il territorio.

“Giochi d’arme dei tempi antichi” in particolare, è stata una sorta di tuffo nel passato, con un ricco programma di gioco e studio dedicato alla conoscenza e all’uso delle delle armi medievali, (disponibile qui) che ha dato la possibilità, ai numerosi partecipanti che si sono susseguiti nei due giorni, di rivivere atmosfere d’altri tempi con una serie di iniziative gratuite.

Ad organizzare l’evento, Uisp Giochi in collaborazione con il Circolo Ricreativo Aziendale dell’Ente Parco San Rossore Massaciuccoli e con la partecipazione di esperti nei campi della ricerca archeologica. Lo scopo dell’iniziativa, tra l’altro, è stata pensata per divulgare e sostenere il proseguimento degli scavi dell’Abbazia di San Lussorio, indagine archeologica delle Università di Firenze e Pisa.

 

Nella bellissima cornice di San Rossore, al Circolo dell’Ente Parco, i partecipanti hanno potuto assaporare atmosfere lontane nel tempo di arti, mestieri e vita da accampamento. Teatro della manifestazione, un campo militare della fine del XV secolo ricostruito completamente e dotato di tende, cucina e rastrelliere, bottega dell’arcaico medievale, il fabbro all’opera, la scienza erboristica, e il tiro con l’Arco di battaglia per adulti e ragazzi e scherma storica per bambini.

L’iniziativa ha puntato a soddisfare il crescente interesse verso tutte le forme di rievocazione storica e la cultura dell’alto Medioevo, ma anche all’addestramento dell’arciere antico, disciplina in cui non è premiata solo la ricerca della precisione ma che coinvolge anche doti di forza, velocità e destrezza.

Nell’antichità l’arco era uno strumento di sopravvivenza e vittoria e non solo di svago; tra le invenzioni più originali dell’umanità il tiro con l’arco è uno dei primi congegni primitivi evoluti, fonda le sue radici nella storia stessa dell’uomo ed è il più antico degli sport moderni, praticato in tutti i continenti da circa otto milioni di arcieri, è una disciplina olimpica, l’Italia da anni ricopre un ruolo di leader nazionale.

Nella storia delle armi medievali, la disciplina della scherma antica è una rinata pratica grazie alla sperimentazione ricerca e studio di antichi manoscritti italiani ed europei, il tiro con l’arco nella sua declinazione antica è invece ancora avvolto nel mistero, pochi accenni bibliografici possono guidarci alla riscoperta del “tirare storicamente con l’Arco” solo con la ricerca archeologica e l’iconografia, i pochi reperti esistenti indicano la ricostruzione delle antiche armi. Con l’indagine archeologica si comprendono le vicende umane, di come erano strutturate le società, il paesaggio naturale e il suo sfruttamento da parte dell’uomo.

Sulle tracce del passato continua la ricerca archeologica

Tante iniziative e molte le persone che hanno aderito all’iniziativa nella Giornata europea dei Parchi,  nel cuore del Parco di San Rossore, con i suoi cinquemila ettari di superficie che nell’arco dei secoli i fiumi Arno e Serchio con il loro apporto di fanghi sabbie e detriti, hanno strappato al mare.

Nella storia, questo territorio ha rappresentato un importante centro di potere religioso e politico con il monastero benedettino di San Lussorio, che si inserisce nella complessa età della lotta per le investiture papali del medioevo pisano.

Nel 2013 il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli studi di Firenze ha avviato la ricostruzione della dinamica della linea di costa tra XVI e XIX secolo facendo ampio uso della cartografia prodotta in quei secoli.

Una ricostruzione che, in tempi di forti preoccupazioni per i fenomeni erosivi, ha messo in luce tempi e misure di quell’eccezionale avanzamento del litorale di San Rossore che si evidenzia tra XVI e metà XIX secolo prima dell’avvio, a partire dalla fine del secolo XIX, della fase erosiva che continua a preoccupare.

Due carte settecentesche segnalavano, all’interno di quello che fu il meandro d’Arno di San Rossore, i fondamenti di una antica casa. Un dato singolare dal momento che nessuna altra carta prodotta precedentemente, come del resto nei secoli successivi,  segnala nello stesso luogo, edifici in muratura.  Lungo il fosso delle Murelle affioravano reperti ceramici e resti di strutture murarie.

La Sovrintendenza è stata immediatamente informata e sono iniziate le ricerche archivistiche che hanno ricondotto le prime osservazioni al Podere di Stoldo da Varna da ricondurre al XIV secolo.

Gli scavi archeologici, pur nella limitazione dei fondi, hanno portato alla luce e documentato le articolate strutture murarie di un edificio medievale. La struttura individuata presenta una tessitura muraria interessante e una complessa planimetria solo parzialmente scavata che necessita di un ulteriore approfondimento stratigrafico e di uno scavo più ampio.

A poche decine di metri a Sud dell’area indagata, è stata individuata una superficie con significativa dispersione di materiali edili e frammenti ceramici. Si tratta di ceramiche smaltate ascrivibili tra XIV e XV secolo e frammenti di ceramiche prive di rivestimento depurate inquadrabili tra XI e XII secolo, oltre a un frammento di terra sigillata.

Una recente indagine georadar, condotta dall’Università di Firenze, guidata dal ricercatore Marco Piccardi e grazie alla collaborazione della Società Geostudi Astier, ha individuato altri allineamenti murari che potrebbero dare nuove indicazioni sulla frequentazione e la destinazione di questa area e sciogliere, con l’approfondimento e l’allargamento dell’area già scavata, l’ipotesi che il resede rurale abbia approfittato della fondazione o dei materiali appartenenti a strutture più antiche, riferibili al monastero benedettino di San Lussorio.

Un importante tassello per future ricerche archeologiche nell’area, per arricchire la conoscenza delle forme dell’insediamento medievale pisano. Gli scavi e le attività di survey,  le successive indagini e le due campagne di scavo (2016 e 2017) hanno visto impegnati, assieme al dipartimento fiorentino e all’Ente Parco, il Dipartimento di Scienze della Terra (Monica Bini) e il Laboratorio di Topografia Antica diretto da Simonetta Menchelli del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. La direzione degli scavi è stata affidata all’Archeologo Francesca Lemmi. Gli stessi partner parteciperanno alla prossima campagna di scavo prevista per il settembre 2019.

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