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Terrorismo, il bis di Ankara e Berlino che insanguina il Natale

Terrorismo, il bis di Ankara e Berlino che insanguina il Natale

20 Dicembre 2016 0 Di Claudia Svampa

Due atti di terrorismo jihadista, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, hanno insanguinato ieri Ankara e Berlino. L’uccisione a sangue freddo dell’ambasciatore russo in Turchia, e un tir lanciato a folle corsa fra le famiglie che visitavano i tradizionali mercatini natalizi di Berlino, ricordano chiaramente all’Europa e al mondo intero che la guerra santa contro l’occidente é ben lontana dall’essere sconfitta.

Due attentati troppo ravvicinati e troppo consanguinei per essere una semplice coincidenza e non gli ennesimi atti di terrorismo jihadista alle porte del Natale: l’ambasciatore russo Andrey Karlov viene trucidato ieri pomeriggio ad Ankara mentre pronuncia il suo discorso per l’inaugurazione della mostra fotografica “La Russia vista dai turchi”.

Terrorismo ad Ankara e Berlino

A estrarre l’arma e fare fuoco  sul diplomatico di Mosca un poliziotto turco fuori servizio, il ventiduenne  Mevlut Mert Altintas, impiegato da due anni nelle unità antisommossa di Ankara.  Questo almeno il primo identikit del killer,  identificato dopo essere stato a sua volta ucciso dall’intervento delle forze speciali turche.

Poche ore dopo, intorno alle 20,15, a Berlino,  un tir blu di proporzioni titaniche travolge la folla nel caratteristico mercatino di Natale di Breitscheidplatz, nel noto quartiere commerciale Charlottenburg, zona frequentata da molti turisti e assai vicina allo zoo di Berlino: la strage è subito evidente, e con essa la matrice del terrorismo jihadista si fa subito strada insieme alla conta dei cadaveri rimasti sull’asfalto e alla dinamica assolutamente simile alla strage di Nizza del luglio scorso. Le vittime finora accertate salgono oggi a 12, i feriti 48, fra i quali molti in gravi condizioni. Dispersa anche una ragazza italiana, Fabrizia Di Lorenzo, 31enne di Sulmona, della quale da ieri sera i familiari hanno perso le tracce e il cui smartphone é stato ritrovato sul luogo dell’attentato.

Fin dai primi minuti l’incubo del terrorismo occhieggia sul duplice attacco: tanto ad Ankara quanto a Berlino le dinamiche appaiono fin troppo evidenti, illuminate dall’occhio di bue di una assai recente vittoria, nella battaglia di Aleppo, delle forze governative siriane e dei loro alleati.

Lo stesso neo ministro dell’interno Marco Minniti – presente ieri sera al concerto di Natale del suo dicastero nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Roma – al sopraggiungere in diretta delle notizie da Berlino appaia il possibile duplice attacco di terrorismo in Turchia e Germania, sottolineando quanto la sfida che lo aspetta nel nuovo incarico sia proprio

la minaccia di queste ore, basta guardare cosa è successo ad Ankara e forse a Berlino.

Germania, catturato l’uomo sbagliato

Intanto Berlino dopo un inutile ping-pong iniziale di conferme e smentite fra fonti di polizia e fonti di governo sulla matrice legata al terrorismo della strage al mercatino di Natale, inizia a fornire le prime versioni nebulose dei fatti. L’autista del tir con targa polacca,  partito dall’Italia per consegnare un carico di ponteggi in acciaio, risulterebbe fra le vittime dell’attentato. Probabilmente ucciso da un colpo di arma da fuoco poco prima di far piombare il mezzo sulla folla. Colui che inizialmente era stato indicato come l’attentatore invece, un pakistano giunto in Germania 10 mesi fa e richiedente asilo, fuggito a piedi dopo la strage e catturato dalle forze di polizia tedesche, sembrerebbe oggi persona estranea ai fatti. Resterebbe dunque a piede libero e armato il reale attentatore di questo ennesimo atto di terrorismo che ha insanguinato Berlino a pochi giorni dal Natale e in uno dei luoghi simbolo delle stesse festività.

Resterebbe anche una verosimile falla nella gestione del dopo attacco di terrorismo, come accaduto in Belgio, in Francia e nella stessa Germania a Monaco, nell’isolare e rastrellare il territorio al fine di non favorire la fuga del o dei terroristi.

E in ultimo resterebbe da raccordare, almeno su un piano di politica estera, questi due atti di terrorismo concomitanti e consanguinei: perché se da un lato i successi militari di Vladimir Putin nella riconquista di Aleppo in generale e in Siria in particolare non incontrano certamente il favore del governo di Washington che rischia il collasso della politica Usa in Siria , dall’altra la strage jihadista perpetrata ieri a Charlottenburg riaccende la paura e la percezione di insicurezza già serpeggiante fra la popolazione in Germania.

Sentimenti  che contribuiranno in maniera significativa – e con le elezioni politiche in calendario nel 2017 – a una rivisitazione dei temi di accoglienza profughi e richiedenti asilo in vista dei risultati delle urne che attenderanno la quarta candidatura di Angela Merkel. E anche in Germania,a fronte dei bimbi di Berlino rimasti ieri sull’asfalto fra le decorazioni natalizie, a poco servirà la propaganda delle stragi di bambini di Aleppo, vittime innocenti dilaniate dalla guerra senza dubbio, ma anche violate nella morte da tutti noi sui social media come fossero un presepe salva coscienza da condividere.

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