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Siria, battaglia per l’acqua attorno a Damasco

Siria, battaglia per l’acqua attorno a Damasco

06 Gennaio 2017 0 Di Redazione In24

Combattimenti attorno a Damasco per assicurare la fornitura d’acqua alla capitale della Siria. E i raid degli aerei Usa colpiscono i miliziani di Al Quaeda.

Siria, battaglia per l’acqua

Si combatte per l’acqua attorno a Damasco, la capitale della Siria che rischia di rimanere senza le risorse idriche necessarie ai suoi 4 milioni di abitanti. L’obiettivo strategico che le forze armate siriane e i loro alleati stanno contendendo ai ribelli jihadisti sono le sorgenti di Ain al-Fija ed i villaggi di Baseimah, Kafr Zayt e al Husseineh, che fanno parte di un gruppo di dieci villaggi controllati dai ribelli nella valle che si trova a un passo dal confine nord-occidentale della capitale.

Pur di conquistarli, i siriani stanno provando di tutto, a cominciare dalle trattative, le richieste diplomatiche ai ribelli di lasciare l’area così come hanno fatto con Aleppo ed altre zone sgomberate senza troppi sparmienti di sangue,

Ma questa volta i discorsi non hanno dato frutti..Per questo siriani ed alleati, soprattutto Hezbollah, i miliziani sciti libanesi sostenuti anche dall’Iran, hanno fatto ricorso ad intensi bombardamenti e sono riusciti ad avere alla fine qualche progresso, prima di lanciare un attacco di terra per conquistare definitivamente il controllo dell’area.

Nella valle vivono non meno di 45 mila persone, che sono ridotte allo stremo per gli intensi bombardamenti, che colpiscono anche una popolazione civile che già soffre per la cronica mancanza di cibo e medicine.

L’attacco di terra, invece, potrebbe essere reso particolarmente difficile dalla natura selvaggia ed accidentata della zona, che potrebbe invece favorire i ribelli che resistono all’avanzata e che controllano i tre accessi alla valle.

E’ da giorni, infatti che la Quarta divisione meccanizzata dell’Esercito Arabo Siriano sta attaccando i ribelli di Jabhat Fateh Al-Sham’s asserragliati a Bassima, dove è stato assediato anche l’orfanotrofio ora diventato base dei jihadisti, e Wadi Barada.

La battaglia per il controllo di Wadi Barada, che si trova sulla strada che da Damasco porta verso il Libano, è però decisiva, perché da quando i ribelli hanno danneggiato la stazione di pompaggio di Ain Al Fija, è stata interrotta la conduttura che rifornisce circa il 70 per cento dell’intero fabbisogno idrico di Damasco.

La popolazione della capitale è allo stremo, e soprattutto il mercato nero dell’acqua in bottiglia è diventato fiorentissimo, con prezzi che sono rapidamente triplicati, mentre il governo di Bashar al Assad sta cercando di far trasportare acqua dalle altre regioni o di pomparla dal sottosuolo pur di scongiurare una possibile catastrofe.

 

Raid Usa contro Al Quaeda

Usa raid aerei al quaeda siriaIntanto, nel nord est della Siria, attacchi di precisione condotti da aerei Usa avrebbero permesso di colpire non meno di venti miliziani di Al Quaeda. A comunicarlo è il Pentagono, il ministero della Difesa Usa, attraverso una nota diffusa ieri dall’addetto stampa Peter Cook.

Diversi gli attacchi a cui fa riferimento il Pentagono. Il primo risale al 1 gennaio scorso, quando a finire nel mirino dei velivoli Usa sono stati due veicoli di Al Quaeda, rintracciati e colpiti mentre si erano appena allontanati da una importante base dell’organizzazione terroristica vicino a Sarmada.

Un altro attacco è stato condotto due giorni dopo, il 3 gennaio, questa volta contro la stessa struttura dei terroristi, ed ha permesso di distruggere sia l’edificio che i veicoli che vi erano ospitati. A rendere importante il risultato sarebbe anche il fatto che, secondo i vertici delle forze armate Usa, è proprio da quella base che i capi locali di Al Quaeda hanno diretto una serie di operazioni terroristiche anche all’esterno.

Gli specialisti delle forze armate Usa stanno ancora esaminando i dati e i report delle due operazioni, ma già da subito si è capito che i due attacchi hanno avuto successo.

Nel primo raid sarebbero stati uccisi cinque miliziani e distrutti almeno un paio di veicoli, e nel secondo radi addirittura sarebbero 15 i terroristi uccisi, sei i veicoli, e nove le strutture distrutti, senza contare i danni inferti alla capacità operativa e soprattutto direzionale dell’organizzazione in Siria.

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