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Inchiesta di Fanpage, quarta puntata: il M5s spaventa il malaffare

Inchiesta di Fanpage, quarta puntata: il M5s spaventa il malaffare

28 Febbraio 2018 0 Di Marino Marquardt

Pubblicata ieri sera la quarta puntata dell’inchiesta di Fanpage su Rifiuti e appalti. Il M5s spaventa i protagonisti del malaffare. 

Inchiesta di Fanpage, pubblicata la quarta puntata

Sono due gli elementi di riflessione che propone la quarta puntata di Bloody Money, l’inchiesta di Fanpage sulle larghe intese politico-malavitose relative allo smaltimento illecito di rifiuti tossici.

Pubblicato nella serata di ieri in concomitanza con la sua diffusione parziale nel TgLa7 di Enrico Mentana, il video come primo elemento di riflessione dimostra la facilità con cui la camorra può riciclare il denaro sporco nelle “lavanderie” del Nord e come la stessa organizzazione malavitosa – attraverso questi stessi soldi – possa finanziare le Aziende settentrionali.

Il secondo elemento di riflessione è nelle parole della Dama di Mezzo, al secolo M. G. Canuto, architetto trevigiano. La spregiudicata faccendiera durante un incontro con l’ex boss Nunzio Perrella, agente provocatore di Fanpage.it, dice:

”Bisogna far presto, bisogna chiudere l’affare subito. Se arrivano i Cinquestelle è finita…”.

Tradotto per il volgo, l’unica forza politica che gli interpreti del malaffare politico-malavitoso temono è il M5s. Alias: gli altri – dal Pd a Fi – sono fatti tutti della stessa pasta.

Una affermazione che la dice lunga sull’importanza del voto di domenica prossima.

Meditate, meditate puri di cuore, meditate gente comune che aborre il malaffare, meditate cittadini che ancora tenete alla questione morale…

In questo contesto sono da ritenersi vergognosi e squalificanti gli attacchi mediatici al M5s su alcune candidature ripudiate.

I Cinquestelle – dovrebbero sapere bene quanti operano nel mondo dell’informazione – cacciano i bugiardi, gli altri accolgono e raccattano pregiudicati, indagati, collusi col malaffare, trasformisti e monnezzaglia assortita.

Bloody Money, due bagagli a mano al centro del terzo e quarto video.

La valigetta e il trolley. Due oggetti, due beffe.

Due trappole senza via d’uscita ideate e tese dagli autori dell’inchiesta in sette puntate-video.

Due trappole con appetitose esche offerte indorate agli interlocutori senza scrupoli dell’ex boss e oggi collaboratore di Giustizia, Nunzio Perrella, primo attore del reportage nel ruolo di agente provocatore, di “diavolo tentatore”.

La valigetta (co-protagonista inanimata della terza puntata) come è noto doveva contenere una tangente da 50mila euro; il trolley (co-protagonista della quarta anticipata a rate) doveva fungere da cassaforte viaggiante contenente due milioni e ottocentomila euro in contanti.

In realtà – come già detto – la prima conteneva monnezza e la seconda pasta di Gragnano, “paccheri “ dall’indubbio significato metaforico..

Due milioni e ottocentomila euro di tangenti.

Due milioni e ottocentomila euro della camorra.

Due milioni e ottocentomila di soldi sporchi provenienti da traffici illeciti e rapimenti, confida l’ex boss alla interlocutrice senza scrupoli. La donna nel video non batte ciglio nell’apprendere la provenienza del denaro.

Allucinante!

BloodyMoney, una storiaccia dai contorni sempre più inquietanti e sconvolgenti, ai limiti del credibile.

Bloody Money, un maledetto affare i cui risvolti potevano emergere soltanto attraverso il metodo adottato da Fanpage.

BloodyMoney, un intrigo tra i protagonisti del malaffare politico-malavitoso all’ombra di tangenti e smaltimento illegale di rifiuti tossici.

BloodyMoney, una pagina nera che vede tra gli altri coinvolti – come è noto – Roberto De Luca, secondogenito del governatore della Campania Vincenzo, il capolista alla Camera di FdI, Luciano Passariello, e i già citati consigliere regionale demitiano Biagio Iacolare fino a qualche giorno fa consigliere personale del governatore nonché presidente della Sma, la società regionale per il risanamento ambientale e Mario Rory Oliviero, il faccendiere incettatore di tangenti per conto proprio e di Iacolare.

Bloody Money, una inchiesta che sta facendo storcere il muso ai “politicamente corretti”, ai parrucconi, ai “garantisti” da sempre ossequiosi verso i diritti di furbi, furbetti e furboni e sempre distratti e censori verso quanti si battono per la legalità.

Nei giorni scorsi – come da più parti telegraficamente riportato – ignoti hanno usato le fiamme con l’evidente scopo di bloccare la pubblicazione del videoreportage. Incendi dolosi che hanno danneggiato l’abitazione della cognata del direttore del quotidiano on line, Francesco Piccinini e il negozio del padre di Carmine Benincasa, giornalista di Fanpage.

Un atto criminale che la dice lunga sugli effetti dell’inchiesta negli ambienti coinvolti.
Un atto criminale che ha finito col rallentare la pubblicazione delle restanti puntate.

Un atto criminale che ha fatto balzare in primo piano la indifferente lontananza del mondo dell’informazione.

Al di là delle belle parole di pochi giornalisti liberi e indipendenti, è spuntato infatti il deserto massmediatico attorno alla redazione corsara sotto attacco. E ciò è vergognoso! Le intimidazioni e gli attentati costituiscono in realtà un attacco non soltanto a Fanpage.it ma a tutto il mondo dell’Informazione. La sottomissione, la genuflessione agli oscuri poteri che dalle nostre parti regolano politica & affari potrebbe risultare mortale per ciò che resta della libera informazione. Ma ciò sembra sfuggire ai giornaloni e alle televisioni pubbliche e private…

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