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Lite Tav. Ma non è una cosa seria. Di Maio e Salvini cercano via di fuga dal vicolo cieco

Lite Tav. Ma non è una cosa seria. Di Maio e Salvini cercano via di fuga dal vicolo cieco

08 Marzo 2019 0 Di Marino Marquardt

Come quei cani di piccola taglia che vicendevolmente ringhiano e mostrano i denti per paura l’uno dell’altro. Così  Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I Due da giorni si minacciano attorno alla torta Tav e all’osso del Governo. Ma non è una cosa seria, commenterebbe Luigi Pirandello…

Spettacolo al limite della decenza

Non è uno spettacolo decente quello che stanno offrendo il Vicepremier Capo  Cinquestelle e il Pari Grado Leghista (le maiuscole sono volute in barba alle regole lessicali e grammaticali ndr).

Sottoscrittori del Contratto di Governo, i Due – come è noto – ricoprono anche i ruoli di Ministro del Lavoro e dello Sviluppo il primo, e di Ministro dell’Interno il secondo. Un infelice shakeraggio tra cariche politiche e responsabilità governative che nel recente passato ha provocato equivoci nei rapporti Oltreconfine e che oggi fa traballare l’Esecutivo.

Il confronto tra i Due sul Tav sta prendendo pieghe improntate all’infantilismo . Incuranti e irrispettosi dei propri galloni, Di Maio e Salvini stanno sconfinando nel terreno dei più o meno espliciti o velati insulti. Ma lo scambio verbale si registra con i Due che si tengono a debita distanza l’uno dall’altro, a distanza di sicurezza.

E’ uno scambio di asprezze all’insegna del classico reciproco urlo di guerra napoletano “mantenitemi (sinnò ‘o accir)’”, (“Mantenetemi sennò lo uccido” per i non napoletani ndr). E’ questo l’appello pronunciato dai protagonist delle deteriori sceneggiate ed è rivolto agli spettatori-attori presenti sul palcoscenico e non a quelli impoltronati in sala. Ed è questa la non segreta speranza dei contendenti all’ombra di Palazzo Chigi. Buon per loro, c’è il paciere. Si chiama Giuseppe Conte, premier per caso…

Intanto, di fronte alla deprimente rappresentazione, le anime candide (che non mancano mai) si chiedono quante ancora dovranno cantarsene i due Giovanotti prima di mandarsi reciprocamente e definitivamente a quel Paese.

Tranquilli, tarallucci e vino in arrivo

Tranquilli, Di Maio e Salvini non si manderanno a quel paese nonostante le parole usate come pietre.

Lo spessore dei contendenti autorizza la scommessa.

All’ombra della Ragion di Stato e dell’assunto “Politica Arte del Possibile” Di Maio e Salvini riusciranno a trovare una via di fuga dal vicolo cieco in cui si sono cacciati.

A questo punto – vista la piega che ha preso lo scontro – non è più prioritario il destino del Tav, è prioritario non rimediare figuracce di fronte ai rispettivi elettorati.

Evitare lo sputtanamento è dunque il comune imperativo categorico.

Inutile dire che per il M5s un altro cedimento al Leghista, un altro sputtanamento urbi et orbi sarebbe mortale.

Salvini accantona la guapparia di fronte alla levata di scudi del M5s

E inutile poi dire che una eventuale crisi di Governo potrebbe costare a Salvini il rinvio a giudizio per il caso Diciotti e il conseguente rischio di condanna. Il voto in merito della Camera è previsto per fine marzo… Non a caso il Ministro dell’Interno – probabilmente su suggerimento di Giulia Bongiorno, Ministro e avvocato – ha smorzato i toni. Salvini – di fronte alla levata di scudi dei Soci di Governo – ha perso la guapparia dei giorni scorsi. Gatta ci cova…

L’affaire Tav, insomma, ad entrambi può costare molto caro. Meglio allora soprassedere ricorrendo ad un escamotage…

Ps. I media, cartacei e televisivi, intanto ringraziano. Da tre giorni – e senza fare alcuna fatica – stanno graziosamente ricevendo titoli e articoli confezionati col copia-incolla a titolo completamente gratuito…

08/03/2019  h.17.10

 

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