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Manifestanti pro-Trump occupano Capitol Hill, il Presidente Usa li frena

07 Gennaio 2021 0 Di Pietro Nigro

Washington, manifestazione pro-Trump: Capitol Hill violata e città nel caos. Trump li invita a tornare a casa, le autirtà ordinano il coprifuoco.

Washington: manifestanti pro-Trump irrompono a Capitol Hill, simbolo della democrazia Usa

Svolta forse inattesa e senza precedenti a memoria di uomo, a Washington, dove gli americani che sono confluiti in città per la manifestazione pro Trump hanno “violato” Capitol Hill, il luogo più sacro e simbolico della democrazia americana: Capitol Hill.

Non è stata una manifestazione violenta, anche se dagli Usa rimbalza la notizia di almeno una donna ferita e di diversi agenti feriti o contusi. Ma sufficiente a far tremare i polsi a più di un responsabile della sicurezza e dei servizi segreti, letteralmente colti alla sprovvista, di fatto rivelatisi incapaci di proteggere i deputati e costretto a far evacuare il Parlamento americano.

E le stesse autorità della città, travolta da un caos mai visto prima a memoria di uomo, hanno dovuto ordinare il coprifuoco a partire dalle ore 18, le 24 in Italia., e mentre, almeno una decina di persone sono state arrestate, anche la Guardia Nazionale è stata chiamata a schierarsi in città

Che si trattasse di un fatto epocale, in realtà, si era capito già dal giorno prima, quando si è compreso che migliaia e migliaia di persone, e tra loro cittadini comuni, individui, coppie, perfino famiglie, di ogni parte d’America, si stavano recando a Washington per sfilare a favore di Donald Trump e per “denunciare” i brogli che gli avrebbero tolto la vittoria alle ultime elezioni.

Non è sicuro, ma è probabile, che sia stato lo stesso Trump a ispirare, e forse a volere la mobilitazione e ad ottenerla con una serie di messaggi più o meno espliciti.

Come quando, dal prato davanti alla Casa Bianca chiamato Ellipse, all’indirizzo dei suoi sostenitori ha detto chiaro e tonto “non ci arrenderemo mai. E non accetteremo il risultato delle elezioni. Non si può accettare quel voto quando sei vittima di un furto“.

Di certo, il presidente uscente ha poi fatto un intervento su Twitter prima e in televisione poi, per invitare i manifestanti a tornare a casa. “Capisco come vi sentite, ma siamo per la pace. Quindi tornate a casa”:

A Washington, infatti, oggi era prevista la riunione al Campidoglio, del parlamento Usa, eccezionalmente costituita in seggio elettorale con deputati e senatori e perciò presieduta dal vicepresidente Usa Mike Pence per certificare la vittoria di Joe Biden su Trump alle elezioni dello scorso 3 novembre.

Ebbene, intorno alle 14.30, ora americana, prima serata in Italia, alcuni manifestanti, giunti sul prato antistante Capitol Hill, hanno scavalcato le recinzioni e sono penetrati nell’edificio sfondando alcune finestre. Si sono verificati anche scontri tra la polizia e i manifestanti, che hanno fatto registrare anche alcuni feriti, una donnna e anche alcuni agenti di polizia.

Il panico è dilagato all’interno di Capitol Hill, con le forze di sicurezza che hanno fatto evacuare i parlamentari proprio mentre un gruppo di deputati trumpiani ha presentato la richiesta di dichiarare nulla l’elezione di Biden a cominciare dal contestatissimo voto in Arizona.

I manifestanti, invece, – armati peraltro di soli cartelli e bandiere – sono riusciti a dilagare perfino dentro la sala centrale di Capitol Hill appena abbandonata dai parlamentari.

Gradualmente, le forze di sicurezza sono riuscite a riportare la calma nei paraggi di Capitol Hill, e la sindaca di Washington, Muriel Bowser, ha dichiarato il coprifuoco in tutto il District of Columbia, dalle 18 di stasera alle 6 di domani mattina, mentre anche la Guardia Nazionale è stata chiamata a schierarsi in città.

Trump contesta l’elezione di Biden, i Conservatori prendono le distanze

Alle scorse elezioni presidenziali del 3 novembre, secondo i dati considerati ufficiali, lo sfidante Biden avrebbe battuto il presidente uscente con uno scarto di almeno 7 milioni di schede elettorali e ottenendo 306 grandi elettori contro i 232 di Trump. Ma in questi mesi l’inquilino della Casa Bianca non ha mai accettato il responso “ufficiale” delle urne, ed ha parlato apertamente di brogli, di anomalie in diversi Stati, perfino schede votate in numero superiore a quello degli elettori, e irregolarità di ogni genere soprattutto nel voto per corrispondenza.

I suoi legali hanno anche presentato veri ricorsi in ogni sede legale, che sono stati finora rigettati.

Per questo, l’ultima carta rimasta a Trump era il ricorso al “collegio elettorale” di ultima istanza, appunto la riunione congiunta di senatori e deputati di oggi, presieduto dal vicepresidente Pence e chiamato a “certificare” i risultati delle urne.

Qui, dunque, una pattuglia di fedelissimi di Donald Trump ha presentato la sua richiesta, repinta, però dagli altri rappresentanti Repubblicani.

E’ stato lo stesso leader della Maggioranza repubblicana in Senato, Mitch McConnell, che pure nel corso del suo mandato è stato un prezioso alleato dell’amministrazione Trump, a contestare la tesi trumpiana. “Se queste elezioni fossero ribaltate da semplici accuse da parte di chi perde – ha detto – la nostra democrazia entrerebbe in una spirale mortale. Gli elettori, i tribunali e gli stati si sono espressi. Se li annullassimo, danneggeremmo per sempre la nostra Repubblica”.

A sua volta, Biden, che come vicepresidente in carica è chiamato a presiedere la seduta conngiunta di deputati e senatori, ha respinto l’istanza di Trump. “Condivido le preoccupazioni sulla regolarità delle elezioni – ha detto – ma non sarebbe corretto accettare o rifiutare unilateralmente i voti elettorali”.

Il messaggio di Trump censurato da Twitter

Intanto Twitter ha deciso di “censurare” il presidente in carica Trump, o meglio il suo messaggio in cui ha invitato i manifestanti a tornare a casa. Ufficialmente, per motivi di sicurezza.

Questo il messaggio che Trump ha affidato a Twitter: il social ha prima aggiunto la frase “Le dichiarazioni sui brogli elettorali sono contestate e perciò questo tweet non può essere commentato o ritwittato per il rischio di violenze”, e poi ha definitivamente rimosso il video.

Qui il Twit rimosso.

https://twitter.com/i/status/1346928882595885058

Qui, invece, il video di Trump censurato da Twitter:

 

I Democratici vincono le suppletive in Georgia e si riprendono la maggioranza in Congresso

i supporter di Trump invadono Capitol Hill, i Democratici sono in corsa per conquistare la maggioranza al Senato vincendo due elezioni suppletive in Georgia.

Il democratico Raphael Warnock dovrebbe aver battuto il senatore uscente Kelly Loeffler, mentre il suo collega di partito Jon Ossoff ha vinto la sua gara contro il repubblicano David Perdue.

Se saranno confermate le loro vittorie, dunque, i Democratici che già hanno la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, riprenderebbero anche nella Camera alta la maggioranza necessaria a far approvare le proposte di legge di Biden.

Se confermato, Jon Ossoff – ex assistente parlamentare e giornalista – diventerà il più giovane senatore degli Stati Uniti, nonché il primo senatore ebreo dello Stato di Georgia.

A sua volta, Raphael Warnock, pastore che da 15 anni guida la chiesa di Atlanta in cui predicava anche martin Lutjer King jr., sarebbe il primo senatore nero della Georgia.

Entrambe le vittorie sono sul filo del rasoio, come sul filo del rasoio è finita a novembre la sfida tra Biden e Trump (appena 12mila voti di scarto). E sul filo del rasoio – il 3 novembre – sono finite le quattro sfide per il Senato in Georgia, con tutti i candidati fermi al di sotto del 50 per cento dei voti e la necessità di un turno di ballottaggio.

E in più, con i due seggi in palio determinanti per la maggioranza in bilico al Senato. Con i due seggi della Georgia, infatti, i due partiti fermi al 50 per cento dei seggi, i Democratici conquisterebbero la maggioranza grazie al voto decisivo della vicepresidente eletta Kamala Harris.

Se i repubblicani vincessero il secondo ballottaggio, il loro partito avrebbe un vantaggio di 51-49 nella camera alta del Congresso degli Stati Uniti.

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