
Megalizzi, morto per un’Europa che lo ha lasciato solo
15 Dicembre 2018Sarà effettuata domani l’autopsia sul corpo di Antonio Megalizzi il ventottenne italiano, radiocronista per la Radio universitaria europea Europhonica, morto ieri a seguito delle ferite riportate nell’attentato al mercatino di Natale di Strasburgo la sera di martedì scorso.
Nei prossimi giorni la salma del giovane connazionale rientrerà in Italia e solo allora sarà comunicata dalla famiglia la data dei funerali.
Antonio Megalizzi si trovava con amici nel mercatino natalizio di Strasburgo quando é stato raggiunto da un colpo si arma da fuoco alla base della nuca sparato dall’attentatore Cherif Chekatt, coetaneo di nazionalità francese e origine algerina, con un curriculum criminale più lungo della sua età anagrafica, segnalato come radicalizzato in carcere, e dunque noto quale individuo socialmente pericoloso.
E tale si é rivelato il jihadista Chekatt, uccidendo in un prevedibilissimo attentato quattro persone e ferendone altre sedici, alcune delle quali versano ancora in gravi o gravissime condizioni.
Dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a ministri in carica e europarlamentari, é stato univoco il cordoglio espresso alla famiglia di Antonio per l’assurda morte del loro congiunto ad opera di un ragazzo della sua età. Il bene e il male a confronto. L’eterna lotta tra i due. Le vite spezzate si nobilitano così.
Tuttavia, etica e coscienza ci imporrebbero di non raccontare Megalizzi solo come una vittima collaterale di un imprevedibile atto terroristico.
Antonio, con il suo sogno a stelle gialle in campo blu di un’Europa più giusta e più libera, Antonio che sul web, sui social é insieme la meglio gioventù e la grande bellezza, era appassionato di giornalismo, e forse proprio il giornalismo gli dovrebbe il rispetto assoluto che si deve alle passioni vere e a chi inseguendo una passione perde la propria vita.
Rispetto per Antonio Megalizzi significa uscire dalla logica della retorica dei cinguettii di Twitter e dei followers di Facebook, tanto cara a Roberto Saviano & Co. che, inconsapevole e scontato riassume “L’assassino che ha colpito Antonio, ha colpito un uomo che con la sua vita, nei progetti realizzati e sognati, ha offerto la risposta più profonda al crimine terroristico”.
Riduttiva e semplicistica la contrapposizione dell’angelo e il diavolo che un destino beffardo lascia incrociarsi in un mercatino natalizio nella europeissima Strasburgo.
Chekatt la mano, chi lo ha considerato non pericoloso la testa
Se Antonio Megalizzi e altre tre persone insieme a lui sono morte per mano di Chekatt, sono altrettanto morte per testa di chi ha considerato un pluripregiudicato radicalizzato e a rischio di attentato un non pericolo imminente per la popolazione.
Il giornalismo ha il dovere di dirlo. Megalizzi e le altre vittime sono morti perché c’è stato chi ha sottovalutato o voluto sottovalutare il pericolo.
Perché per responsabilità o scelta si é ritenuto che dopo una perquisizione nell’abitazione di un pericoloso pregiudicato in fuga, probabilmente armato, e dopo aver trovato pistole ed esplosivo in casa, non fosse necessario far scattare una serrata caccia all’uomo. Ma fosse sufficiente diramare un avviso.
Antonio Megalizzi é morto in un contesto inammissibile: quello in cui un individuo noto ai servizi di sicurezza, in fuga e armato, spara in un sito sensibile per l’antiterrorismo, il mercatino natalizio di Strasburgo, sede dell’Europarlamento.
Quello in cui il sospetto, divenuto killer, supera incolume tre scontri a fuoco con le forze di polizia, prende un taxi, e sparisce per tre giorni, gironzolando intorno a casa, prima di essere intercettato e segnalato da un passante e infine ucciso da una pattuglia di passaggio.
Prima che da Chekatt, che é il male, Antonio Megalizzi, ennesima vittima di un attentato terroristico, é stato ucciso da questa sua Europa, assente e distratta, che é il peggio.