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Nell’attesa del nuovo Governo, Gentiloni e Padoan approvano il Def

Nell’attesa del nuovo Governo, Gentiloni e Padoan approvano il Def

27 Aprile 2018 0 Di Pietro Nigro

Nel mentre che i partiti sono affaccendati attorno ai due forni in cui cuocere la pizza del nuovo Governo, Gentiloni approva il Def.

Nell’attesa dl nuovo governo, Gentiloni approva il suo Def

Mentre i partiti sono tuttora affaccendati intorno ai due forni in cui si potrebbe cuocere la pizza del nuovo governo M5s con Lega o con Pd, l’esecutivo Gentiloni, tuttora in carica per l’ordinaria amministrazione, vara il Def, il Documento di Economia e Finanza (consultabile sul sito del ministero delle Finanze).

Il documento, che è stato approntato dagli uomini del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ed è stato approvato nella riunione del Consiglio dei ministri di ieri 26 aprile, è come si dice in gergo un testo “a poste invariate”.

In pratica, e detto semplicemente, è stato scritto perché così prescrive la legge di finanza pubblica, ma non contiene alcuna scelta “politica”, non prevede alcuna decisione strategica, e di conseguenza non fa altro che descrivere la situazione economica in atto.

“In ragione dell’attuale momento di transizione caratterizzato dall’avvio dei lavori della XVIII legislatura – è scritto nella nota sul Documento di Economia e Finanza diffusa da Palazzo Chigi – il Def approvato oggi non contempla alcun impegno per il futuro, bensì si limita alla descrizione dell’evoluzione economico-finanziaria internazionale, all’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l’Italia e del quadro di finanza pubblica tendenziale che ne consegue”.

Insomma, una fotografia dell’esistente, con il Programma di Stabilità dell’Italia, con Analisi e tendenze di finanza pubblica e con il Programma Nazionale di Riforma (Pnr), da inviare al Parlamento.

E “Il Parlamento trova quindi nel Def un quadro aggiornato della situazione economica e finanziaria quale base per la valutazione delle politiche economiche e dei programmi di riforma che il prossimo Esecutivo vorrà adottare”.

Il governo Gentiloni, dunque, non ha adottato alcun provvedimento decisivo, e non avrebbe potuto farlo data la limitazione dei suoi poteri operativi.

Nulla si dice, dunque, né si decide su come affrontare le clausole di salvaguardia – tra cui il più insidioso, l’aumento dell’Iva – concordati con le autorità europee per assicurare il patto di stabilità e che scatteranno nei prossimi mesi. Per cui è verosimile – in mancanza di altri provvedimenti legislativi che ovviamente competono al prossimo governo – l’aumento delle imposte indirette nel 2019 e, in minor misura, nel 2020, previsto dalle clausole di salvaguardia in vigore.

 

Gentiloni vanta il “percorso di risanamento delle finanze pubbliche”

“Il Def consente comunque di apprezzare il percorso di risanamento delle finanze pubbliche operato nel corso della passata legislatura – ha sostenuto Gentiloni in conferenza stampa – perché il debito pubblico in rapporto al Pil è stato stabilizzato a partire dal 2015 dopo sette anni di incrementi consecutivi (dal 99,8% del 2007 al 131,8% del 2014), mentre il deficit è sceso costantemente dal 3,0% del PIL al 2,3% del 2017 (1,9% al netto degli interventi straordinari a tutela del risparmio e del credito). Al tempo stesso, è possibile rilevare un sostegno costante alla crescita, grazie al quale il Paese è uscito dalla recessione, registrando quattro anni consecutivi di progressi del PIL dallo 0,1% del 2014 all’1,5% del 2017″.

Tra gli altri dati citati da Gentiloni e Padoan, “il tasso di disoccupazione, sceso dal picco del novembre 2013 (13,0%) all’11,2 del 2017, il numero degli occupati, aumentato di quasi 1 milione di unità dal punto più basso della crisi nel settembre 2013, di cui oltre la metà con contratti a tempo indeterminato”.

Passando alla parte previsionale del Def, il Governo Gentiloni ipotizza una crescita del Prodotto interno lordo rispetto all’anno precedente pari a 1,5% nel 2018 e 1,4% nel 2019 e una riduzione del tasso di disoccupazione rispettivamente al 10,7% nel 2018 e al 10,2% nel 2019.

Inoltre, Gentiloni e Padoan si azzardano ad ipotizzare una possibile crescita economica che si potrebbe basare sull’impulso degli investimenti privati (ritenuto “in crescita grazie al miglioramento del clima di fiducia, della funzionalità dell’ambiente economico e delle agevolazioni fiscali”, e da un aumento dei consumi privati, oltre ad un aumento in valore assoluto degli investimenti pubblici, nonché in qualche misura anche dall’aumento delle esportazioni nette.

Finanza pubblica, la previsione è di ridurre il deficit all’1,6 del Pil nel 2018

Per quanto riguarda la finanza pubblica, hanno spiegato Padoan e Gentiloni, “il quadro tendenziale prevede una riduzione del deficit all’1,6% del PIL nel 2018 e allo 0,8% nel 2019, con l’avanzo primario in crescita rispettivamente all’1,9% e al 2,7%. Il debito pubblico è previsto scendere al 130,8% del PIL nell’anno in corso e al 128% l’anno prossimo”.

La novità di quest’anno sono gli “indicatori di benessere equo e sostenibile“, introdotti definitivamente nel Def dopo la sperimentazione dell’anno scorso. Si tratta di 12 indicatori di diverse aree che caratterizzano la qualità della vita dei cittadini relative a disuguaglianza, istruzione, salute, ambiente, sicurezza, ed altri parametri.

“L’Italia – vanta Gentiloni – è il primo paese dell’Unione europea e dei G7 a dotarsi di un set di indicatori di benessere in base ai quali misurare l’impatto delle politiche pubbliche, abitualmente valutato su pochi indicatori macroeconomici e di finanza pubblica, in primis il Pil”.

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