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Prove Invalsi 2023, quali risultati per la Scuola italiana

Prove Invalsi 2023, quali risultati per la Scuola italiana

13 Luglio 2023 1 Di Rosaria Cetro

Prove Invalsi 2023: uno studente su due è insufficiente in italiano e matematica. Migliora l’inglese e cresce il divario tra Nord e Sud.

I risultati delle Prove Invalsi 2023 sono stati presentati il 12 luglio alla Camera dei Deputati.

Dopo la pandemia la scuola italiana ritorna alla normalità, sia per la piena partecipazione di tutte le scuole italiane (oltre 12mila), sia perché va a regime il D.Lgs. 62/2017 che prevede, quale requisito di ammissione all’esame di Stato per l’ultimo anno della scuola secondaria di primo e secondo grado, la partecipazione alle prove Invalsi.

A introdurre i lavori il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha sottolineato il divario tra Nord e Sud e proposto un intervento per il Mezzogiorno, in quanto “Non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due. Abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico, per dare a tutti le stesse opportunità di successo formativo e lavorativo”.

Le soluzioni sul tavolo del Ministro Valditara riguardano in particolare 240 scuole considerate a rischio per le quali si prevedono: l’introduzione di metodologie didattiche innovative e laboratoriali, una maggiore apertura della scuola al territorio con il coinvolgimento delle famiglie, per contrastare la percentuale di assenze per alunno più elevata di ben 15 giorni l’anno rispetto al Nord.

Il Ministro ha insistito, inoltre, sull’incremento delle attività extracurriculari e del tempo pieno nelle 120 scuole primarie individuate, sulla necessità di una formazione speciale per i docenti delle stesse scuole, di maggiori finanziamenti per le mense, le palestre e gli asili nido.

Per le scuole secondarie, il Ministro promette il potenziamento dell’organico, con almeno quattro docenti in più in ogni scuola a rischio tra secondarie di primo e secondo grado, il tutto da realizzare anche grazie ai fondi per il PNRR e i PON.

Ovviamente, al di là delle dichiarazioni politiche del Ministro, che invoca interventi tampone urgenti, occorre approfondire le criticità del sistema scolastico italiano che il Rapporto evidenzia, per porvi rimedio con interventi sistemici e di lunga durata.

L’operazione condotta dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di istruzione è di grande rilievo, ha affermato la responsabile delle rilevazioni nazionali Alessia Mattei, che ha focalizzato l’attenzione sul contributo che una valutazione di sistema affidabile e costante, quale quella offerta da INVALSI, può fornire al sistema scolastico italiano, aggiungendo che il tutto è reso possibile grazie alla preziosa collaborazione di tutte le scuole italiane.

Il Presidente dell’Invalsi Roberto Ricci ha illustrato poi i dati.

Il quadro che emerge quest’anno dalle Prove risente ancora in maniera evidente delle conseguenze post‐pandemiche sugli apprendimenti degli studenti italiani.

Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in italiano e matematica sia in seconda che in quinta classe.

In quinta primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’Inglese, sia lettura (reading) sia ascolto (listening).

Pur se in misura ridotta, già dalla seconda primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella quinta classe rispetto alla seconda e soprattutto più evidenti per la Matematica e l’Inglese‐listening.

Si riscontra una perdurante differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Inglese listening.

Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi. Si tratta, secondo il presidente Ricci, di piccole differenze in seconda primaria, che diventano grandi differenze negli anni successivi, determinando un divario territoriale sempre più marcato.

Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado confermano poi che si è fermato il calo degli apprendimenti in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora una decisa inversione di tendenza.

Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento, mentre rimangono molto marcati i divari territoriali.

In particolare preoccupano gli esiti in Matematica che registrano differenze marcate con il Nord.

I risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano una contrazione generalizzata degli esiti di apprendimento nelle classi seconde, mentre per le ultime classi i risultati del 2023 indicano che si è arrestato il calo in Italiano e Matematica, riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora l’auspicata inversione di rotta. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in costante e diffuso miglioramento.

Vediamo come la pandemia abbia reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica che possiamo distinguere in esplicita, ossia gli studenti che abbandonano la scuola, ed implicita o nascosta che riguarda coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie e che, quindi, sono a forte rischio, con limitate prospettive di inserimento nella società, molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado.

Gli esiti del 2023 confermano un calo più rilevante della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7%.

La fotografia scattata dall’Invalsi sulle prove 2023 conferma come anche quest’anno uno studente su due esca dalle superiori con competenze inadeguate in italiano e matematica, con un divario evidente tra le regioni del Centro-Nord e del Mezzogiorno che si è ampliato rispetto agli anni precedenti.

La presentazione del Rapporto si è conclusa con alcune considerazioni di Renata Maria Viganò, Professore Ordinario di Pedagogia Sperimentale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Vice Presidente INVALSI, che ha auspicato una maggiore e migliore alleanza tra l’INVALSI e la Scuola. Il sistema scolastico si muove, infatti, all’interno di una società in continua trasformazione e, secondo la pedagogista, non può migliorarsi se non si autovaluta attraverso strumenti e metodi di valutazione partecipata. Solo così la Scuola potrà rispondere meglio alle esigenze della società e del Paese.

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