
Recovery Plan, ecco i contenuti della bozza del Governo Conte
07 Dicembre 2020Emergono i contenuti del Recovery Plan da 196 milioni di euro che il Governo Conte presenterà alla Commissione europea.
Recovery Plan, una bozza da 196 miliardi
Comincia a prendere forma il Recovery plan, il Piano di investimenti che il Governo Conte dovrebbe presentare alla Commissione europea e che, stando alle bozze che sono circolate oggi inConsiglio dei ministri, dovrebbe valere circa 196 miliardi di euro. Ma il condizionale è d’obbligo, visto che non pochi dettagli, e in realtà lo stesso Mes nel suo complesso, hanno provocato profonde lacerazioni tra le componenti della maggioranza.
Lacerazioni che diversi plenipotenziari del governo e dei partiti di maggioranza stanno ora cercando di ricomporre prima della riunione del Consiglio dei ministri del prossimo 9 dicembre.
Per quella data, in particolare, si dovrebbe chiarire la struttura di governance del Piano, perché su strutturazione in missioni, componenti e progetti bene o male un accordo si sarebbe già raggiunto. Inoltre, pare assodato che sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza «vigilerà con compiti di indirizzo, coordinamento e controllo un Comitato esecutivo, composto da Presidente del Consiglio, Ministro dell’Economia e delle Finanze e Ministro dello Sviluppo Economico».
«Viene inoltre individuato il Ministro degli Affari europei di intesa con il Ministro degli affari Esteri e delle Cooperazione internazionale per quanto di competenza di quest’ultimo – quale referente unico con la Commissione Europea per tutte le attività legate all’attuazione del Piano. Il Comitato può delegare a uno dei propri componenti, senza formalità, lo svolgimento di specifiche attività».
In base alla bozza, inoltre, ai “responsabili” di missione in ciascun settore interessato è riconosciuta la «responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano», la costante verifica del «cronoprogramma nonché il compito di adoperarsi, anche attraverso l’attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell’intervento programmato». La bozza del documento non indica il numero di questi “supermanager” (si è parlato di 6). Avranno compiti di «impulso e coordinamento operativo», «vigilanza e monitoraggio», «segnalazione e pubblicazione» di ritardi e inerzie su cui potranno agire con «poteri sostitutivi».
Recovery Plan, quattro capitoli, sei aree e 125 pagine
Intanto, la bozza su cui si sta lavorando da diverse settimane prende forma, o meglio prendono forma i vari capitoli in cui si articola il Recovery Plan.
Sei, in particolare, le macro aree in cui si articolerà il Piano nazionale di ripresa e resilienza. La riunione è iniziata poco dopo le ore 12 e ha subito una doppia sospensione, la prima all’ora di pranzo e la econda nel pomeriggio.
Alla digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, all’area “rivoluzione verde e transizione ecologica” andranno 74,3 miliardi, a infrastrutture e amobilità sostenibile 27,7 miliardi. Il capitolo “istruzione e ricerca” può contare su 19,2 miliardi, quello sulla Parità di genere su 17,1 miliardi. L’area sanità, infine, dovrebbe valere altri 9 miliardi.
La bozza arrivatal al Cdm è di 125 pagine ed è divisa in 4 sezioni, una dedicata agli obiettivi, la’alrta a iforme e investimenti, poi all’attuazione e al monitoraggio dell’esecuzione e infine alla valutazione dell’impatto economico.
Nel complesso, riforme e investimenti puntano ad un obiettivo di fondo: una transizione “green, smart and healthy” Per questo, nel Piano sono stati inseriti riforma della giustizia; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca, parità di genere, coesione sociale e territoriale; e salute.
Recovery Plan, nella bozza un beneficio per il Pil 2026 del 2,3%
Diversi gli scenari inseriti nella bozza. In particolare, quello “alto”, che per il Governo è anche quello a cui si punta, «Grazie agli effetti espansivi del Piano, a fine periodo di investimento (2026) il PIL risulterebbe più alto di 2,3 punti percentuali rispetto allo scenario di base».
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, la spinta al pil sarebbe dello 0,3% nel 2021, in crescita negli anni successivi: 0,5% nel 2022, 1,3% nel 2023, 1,7% nel 2024, 2% nel 2025.
«È evidente – viene spiegato – quanto sia cruciale per le prospettive di espansione dell’economia e per la sostenibilità del debito pubblico selezionare progetti di investimenti pubblici ad alto impatto sulla crescita e accrescere l’efficienza delle Amministrazioni pubbliche preposte ad attuare tali progetti».
Recovery Plan, tra le riforme, una Irpef più favorevole ai ceti medi
Nel documento che stanno discutendo le componenti del governo, uno degli traguardi a cui mirerebbe la riforma della tassazione prevista per i prossimi anni è di favorire i ceti medi, quelli con reddito compreso tra 40m e 60 mila euro.
A questo segmento puntererebbe soprattutto la «revisione generale della tassazione».
In particolare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza si legge:
«Finora siamo infatti intervenuti sui lavoratori con reddito fino a 40mila euro, ora dobbiamo intervenire a favore dei lavoratori (sia dipendenti sia autonomi) con un reddito medio, ovvero orientativamente incluso tra 40 e 60mila euro, perché si tratta della fascia che oggi sconta livelli di prelievo eccessivi rispetto ai redditi ottenuti».
Recovery Plan: nella bozza anche la competitività della logistica
Per l’intermodalità e la logistica integrata l’obiettivo è il miglioramento di competitività, capacità e produttività dei porti in chiave green.
Il capitolo Piano infrastrutture nella bozza prevede due elementi progettuali: il miglioramento della capacità e produttività dei principali porti attraverso una serie di interventi puntuali che coinvolgono, a esempio, la diga foranea di Genova, e l’accessibilità portuale e dei collegamenti ferroviari e stradali con i porti, e la sostenibilità ambientale.
I progetti riguardano porti e intermodalità collegata alle grandi linee di comunicazione europea. Sono i porti maggiori quelli «interessati dall’intervento (Genova e Trieste), snodi strategici – si legge nella bozza – per l’Italia e per il commercio nel Mediterraneo per i quali si prevede lo sviluppo delle infrastrutture portuali e delle infrastrutture terrestri di interconnessione.
Sono previsti inoltre interventi di sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico (Green ports) per la conversione della flotta navale con mezzi aventi un minor impatto ambientale, per l’elettrificazione delle banchine (Cold ironing), per il rinnovo in logica sostenibile del parco autotrasporto e del trasporto ferroviario merci e per la digitalizzazione dei sistemi logistici portuali e aeroportuali».