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Tassi d’interesse: la Fed alza, la Bce e la Boe no

Tassi d’interesse: la Fed alza, la Bce e la Boe no

14 Dicembre 2017 0 Di Pietro Nigro

Tassi di interesse, decisioni opposte delle banche centrali di Usa, Cina, Gran Bretagna, Svizzera, e Europa. Draghi conferma il quantitative Easing.

Tassi di interesse, Fed e Pboc decidono al rialzo

E’ una due giorni cruclale per i tassi di nteresse quella che si è appena conclusa: dopo che la Fed ieri ha deciso di alzare i tassi sul dollaro di 0,25 punti, anche la banca centrale cinese ha alzato i suoi, mentre restano invariati il tasso sulla sterlina, quello sul franco svizzzero e quello sull’Euro della Bce, che ha anche confermato il Quantitative easing.

La prima decisione in calendario, dunque, quella della Fed, che si è riunita ieri sera ed ha deciso di lasciare invariate le prospettive di politica monetaria per il 2018: l‘istituto centrale Usa ha comunicato un rialzo dei tassi d‘interesse di un quarto di punto, portandoli a una forchetta tra l’1,25 e l’1,50%. Si tratta della terza stretta dell’anno, e della quinta dell’era Yellen, a cui si aggiungono le conferme di altri tre rialzi nel 2018, mentre gli analisti prevedono che al recente riforma fiscale varata da Donald Trump possa mettere in moto l’economia Usa e frenare l’emigrazione delle imprese verso la Gran Bretagna. A sua volta, la Banca Centrale americana ha rivisto al rialzo le stime di crescita per l’economia Usa nel 2018 al 2,5%, contro il 2,1% previsto in settembre. Riviste al rialzo anche le stime per il 2019, quando il Pil dovrebbe crescere dell’1,9-2,3% rispetto all’1,7-2,1% stimato in settembre. La Fed rivede invece al ribasso le previsioni sul tasso di disoccupazione, stimato al 3,7-4,0% nel 2018 rispetto al 4,0-4,2% di settembre.

A sua volta, la Banca centrale cinese (Pboc) ha risposto al rialzo di 25 punti base dei tassi d’interesse Usa aumentando dello 0,05% (al 3,25%), il tasso di pagamento dovuto sui prestiti erogati a un anno, con un margine analogo ritoccato all’insù anche per i tassi sulle riserve bancarie. La reazione della Pboc non ha toccato però il tasso di riferimento sui prestiti a società e retail, nonché quello sui depositi.

 

Decisioni opposte in Svizzera, Gran Bretagna ed Europa

La prima decisione di segno opporto è stata quella dell’Istituto centrale elvetico (Snb), che ha deciso oggi di mantenere invece stabili i suoi tassi e confermare la sua politica monetaria ultra accomodante.

A sua volta, sempre oggi, anche il Comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra ha mantenuto il tasso di interesse di riferimento allo 0,5 per cento con un voto unanime di 9-0. La banca centrale britannica ha però confermato che, sebbene non desti preoccupazione il tasso di inflazione a novembre al 3,1%, “ulteriori modesti aumenti” dei tassi di interesse saranno probabilmente necessari per portare l’inflazione al suo obiettivo del 2% nei prossimi anni (probabilmente a maggio e a fine 2018. La Boe non ha modificato neanche il quantitative easing in atto.

Infine, anche la Bce ha deciso oggi di mantenere i tassi di riferimento al minimo storico. Nella riunione odierna, infatti, il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%.

Il Consiglio – si legge nella nota dell’Eurotower – “si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività”.

Inoltre, l’organismo presieduto da Mario Draghi ha confermato che nessuna modifica verrà apportata, almeno per il momento e fino al prossimo autunno, al quantitative easing e saranno mantenuti “gli attuali acquisti netti di attività al ritmo mensile di 60 miliardi di euro, sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione”.

Draghi ha annunciato quindi le nuove stime di crescita della Bce. In una quadro in cui la crescita nella prima metà dell’anno è stata “superiore alle attese”, per quest’anno si stima un incremento del pil del 2,2%, per il 2018 +1,8% e +1,7 per il 2019.

Nel quadro macroeconomico attuale, in cui persistino “rischi al ribasso per la crescita” e con l’inflazione ancora lontana dall’obiettivo, “è ancora necessaria una politica monetaria accomodante”, ha detto Draghi.

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