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Violenza sulle donne, la Turchia abbandona la Convenzione di Istanbul

Violenza sulle donne, la Turchia abbandona la Convenzione di Istanbul

26 Marzo 2021 0 Di Flavia Russo

La Turchia abbandona la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Forti critiche dall’Unione Europea: “è un enorme passo indietro”.

Erdoğan ritira la Turchia dalla Convenzione di Istanbul 

Il Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha firmato un decreto per ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul; l’accordo internazionale per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili, intese come violazioni contro i diritti umani.

La Convenzione rappresenta il primo accordo mondiale il cui scopo è la prevenzione della violenza sulle donne, ratificato nel 2011 dal Consiglio d’Europa ad Istanbul, da qui il nome. La Turchia fu il primo Paese a firmare l’accordo il 12 Marzo 2012.

Secondo certi gruppi conservatori turchi, l’accordo mina l’unità familiare, incoraggiando il divorzio e “normalizzando l’omosessualità”. Lo dichiarano quindi contrario alle norme dell’Islam e “non compatibile con i valori sociali e familiari della Turchia”.

Erdoğan non ha rivelato le motivazioni dietro questa sua decisione ma molti pensano che con questa mossa il Presidente turco stia cercando di soddisfare le fazioni più islamiste del suo elettorato.

Europa: “l’abbandono della Convenzione è un enorme passo indietro”

Fiat Oktay, il vicepresidente turco, sostiene che la soluzione per “elevare la dignità delle donne turche sta nelle nostre tradizioni e nei nostri costumi e non nell’imitazione di esempi esterni”.

Ma la decisione ha fatto sorgere forti critiche da parte dell’Unione Europea e gli Stati Uniti ed ha riacceso una serie di proteste popolari nel Paese.

Marija Pejcinovic Buric, segretario generale del Consiglio d’Europa, dichiara che la decisone di Ankara è “un enorme passo indietro che compromette la protezione delle donne in Turchia e in Europa”. Il Paese cerca di entrare in Europa dal 2005, senza successo proprio perché vincolato da differenze politiche e condizioni preoccupanti sui diritti umani.

La Commissione Europea esorta la Turchia a tornare indietro sui suoi passi e ratificare la Convenzione. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione, ha invitato tutti i firmatari a ratificare il trattato sottolineando che “le donne meritano un sistema giuridico forte in grado di proteggerle“.

Draghi: “la protezione delle donne dalla violenza è fondamentale”

Anche il Presidente Mario Draghi è intervenuto sulla questione turca, sostenendo che “l’abbandono della Convenzione è un grave passo indietro. La protezione delle donne dalla violenza, ma in generale la difesa dei diritti umani in tutti i Paese, sono valori fondamentali ed identitari per l’Unione Europea”.

Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti, ha dichiarato la scelta della Turchia come “improvvisa, ingiustificata e profondamente deludente, considerato che, in tutto il mondo, stiamo assistendo a un aumento del numero di casi di violenza domestica e femminicidi, soprattutto in Turchia, la prima nazione a firmare la Convenzione”.

In questi ultimi giorni, anche il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha dichiarato che “il ritiro della Turchia da Istanbul è una regressione contro i diritti delle donne, che veicola un messaggio pericoloso con il rischio di incoraggiare i colpevoli e indebolire le misure per prevenirla“.

La situazione delle donne in Turchia

In Turchia, la condizione femminile, il ruolo di genere e i diritti delle donne sono determinati da una lotta continua contro politiche che favoriscono modelli restrittivi basati sul patriarcato.  Le donne turche sono spesso vittime di stupri, delitti d’onore e violenza domestica. Sebbene il Paese non conservi statistiche ufficiali sul femminicidio, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rivelano che il 38% delle donne in Turchia è soggetto a violenze da parte di un partner nel corso della propria vita, rispetto al 25% delle donne in Europa.

Nell’attuale contesto di lockdown e misure restrittive causate dalla pandemia da Covid-19, il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nota che nel Paese è evidente un aumento di femminicidi e abusi domestici. Sottolinea quindi la necessità per la Turchia di acquisire maggiori strumenti, di non togliere quelli già esistenti ma di implementarli per prevenire ed eradicare la violenza di genere.

Intanto, le organizzazioni femministe turche hanno sollecitato il Consiglio d’Europa ad agire, ed alcune donne hanno persino presentato cause individuali per chiedere l’annullamento del ritiro. È chiaro quindi che le donne turche non si arrendono e continueranno a scendere in piazza per lottare per i loro diritti.

Anche la Polonia pensa all’abbandono

La Turchia non è l’unico Paese a voler abbandonare la Convenzione di Istanbul. Infatti, l’anno scorso il  governo conservatore in Polonia ha incoraggiato il ritiro della Convenzione, ratificata dal Paese nel 2015. Secondo il Balkan Investigative Reporting Network, il Ministero Polacco della Giustizia vuole proporre un trattato alternativo alla Convenzione che vieta l’aborto e le unioni civili.

Anche l’Ungheria e la Bulgaria hanno preso le distanze dalla Convenzione di Istanbul. Nel 2020 il governo ungherese ha rifiutato di ratificare la Convenzione mentre nel 2018 la Corte costituzionale bulgara ha dichiarato l’accordo incostituzionale.

È evidente quindi, che la decisone di Erdoğan rischia di diventare un precedente a cui riferirsi per altri Paesi che vogliono fare scelte analoghe.

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