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Ecco come la Russia aggira le sanzioni, anche all’interno dell’Unione Europea

Ecco come la Russia aggira le sanzioni, anche all’interno dell’Unione Europea

22 Maggio 2023 3 Di Francesco Ghanaymi

Nonostante le sanzioni dell’Unione Europea nei confronti della Russia, il Financial Times dimostra come dall’inizio dell’anno più di un miliardo di dollari di esportazioni contribuiscono a sostenere l’economia di guerra di Vladimir Putin.

Dall’inizio dell’anno più di un miliardo di dollari di esportazioni dall’UE contribuisce a sostenere la Russia

Nonostante le sanzioni dell’Unione Europea nei confronti della Russia, il Financial Times dimostra come dall’inizio dell’anno più di un miliardo di dollari di esportazioni contribuiscono a sostenere l’economia di guerra di Vladimir Putin.

Allo scoppio del conflitto russo-ucraino nel febbraio del 2022, l’Unione Europea impone sanzioni massicce e senza precedenti alla Russia – attuate dalle autorità doganali dell’UE – che secondo la Commissione europea coinvolgono esportazioni di beni per un valore di oltre 43,9 miliardi di euro e importazioni di beni per un valore di 91,2 miliardi di Euro.

Ciò significa che al momento sono oggetto di sanzioni, secondo i dati ufficiali dell’UE, il 49% delle esportazioni e il 58% delle importazioni rispetto al 2021. Ma quanto sono affidabili queste cifre?

La Russia sta deviando le esportazioni sensibili prese di mira dalle sanzioni in Kazakistan, Kirghizistan e Armenia

Secondo quanto riportato nell’articolo di Chris Cook, Federica Cocco e Max Seddon, più di un miliardo di dollari di esportazioni dell’Unione Europea, che sarebbero dovute essere prese di mira dalle sanzioni, sono scomparse in transito verso i partner commerciali della Russia: Kazakistan, Kirghizistan e Armenia.

Un flusso di prodotti (tra cui computer quantistici e semiconduttori avanzati; tecnologie specifiche necessarie per la raffinazione del petrolio; aeromobili; motori aeronautici; tecnologie di radiocomunicazione; ma anche automobili; orologi e gioielli di lusso) in un commercio fantasma che si aggirerebbe intorno ad un valore complessivo di oltre un miliardo di dollari e che si ritiene abbia contribuito a sostenere l’economia di guerra di Vladimir Putin.

Infatti, sembrerebbe che solo una piccolissima parte degli articoli controllati dalle autorità doganali dell’UE raggiunga poi effettivamente le destinazioni dichiarate in Kazakistan, Kirghizistan e Armenia.

Le merci sembrano entrare in Russia direttamente dall’UE, e solo di passaggio nei tre stati ex-sovietici

Mentre invece queste merci, che possono avere anche potenziali usi per servizi militari o di intelligence e che proprio per questo sono prese di mira dalle sanzioni, sembrerebbero entrare in Russia direttamente dall’UE – essendo «solo di passaggio» in Kazakistan, Kirghizistan e Armenia.

Da dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino infatti, il delicato commercio dall’UE nei confronti di Kazakistan, Kirghizistan e Armeniatre ex-repubbliche-sovietiche e ora in unione economica con la Russia – è salito a livelli senza precedenti.

Le mancate corrispondenze nei registri delle tre ex-repubbliche-sovietiche suggeriscono quindi come la Russia eluda le sanzioni attraverso degli intermediari che mettono destinazioni false sulle dichiarazioni doganali dell’UE. Lo stratagemma aiuta Mosca a mantenere l’accesso a prodotti europei cruciali, tra cui componenti per aeromobili, apparecchiature ottiche e turbine a gas.

A questo proposito, Erki Kodar, ministro estone per le sanzioni ha dichiarato: «Dove altro potrebbero andare? Perché quei paesi dovrebbero improvvisamente aver bisogno di quei beni in questo momento? Chi ha più bisogno di questi beni? Ovviamente è la Russia».

Nonostante questo, al momento, non sembra però che l’Unione Europea intenda adottare delle contromisure al riguardo.

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