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Brexit, conto salato per il divorzio del Regno unito dall’Europa

Brexit, conto salato per il divorzio del Regno unito dall’Europa

30 Aprile 2017 0 Di Pietro Nigro

Brexit, vertice a Bruxelles: i capi di Stato e governo dell’Ue decidono la procedura dell’uscita del Regno unito dall’Europa.

Brexit, al via il divorzio di Londra dall’Europa

Sarà salato il conto di Brexit per il Regno unito, che non avrà nemmeno un accesso tanto facile al mercato europeo. A deciderlo, all’unanimità e in piena armonia, i 27 capi di Stato e di governo dell’Ue che si sono riuniti oggi a Bruxelles per concordare i termini de divorzio.

Termini che sono contenuti nelle otto pagine di orientamenti negoziali concordati dai diplomatici nelle scorse settimane e che i leader hanno approvato durante il pranzo.

Il testo approvato oggi impegna Michel Barnier, il capo della delegazione dei negoziatori Ue, a cittadini un accordo che tuteli innanzitutto i tre milioni e passa di expat europei che vivono nel Regno Unito. Ma soprattutto, i capi dell’Ue vogliono che Londra paghi a Bruxelles quanto le è dovuto, cioè qualche decina di miliardi di euro di contributi vari. E per evitare rischi di sorta, dovrà essere anche ripristinata una rigida linea di frontiera al confine tra Unione e Regno unito, lungo la frontiera irlandese.

Solo se ci saranno progressi significativi lungo questa linea Barnier, che di fatto inizierà a lavorare dopo l’8 giugno, potrà eventualmente trattare un accordo commerciale di libero scambio con Londra.

Insomma, par di capire, a Londra farebbero bene a non illudersi troppo che si possa arrivare facilmente a un nuovo – e magari vantaggioso – accordo commerciale senza pagare dazio.

Perché, come ha chiarito il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, prima di discutere del futuro dobbiamo sistemare il nostro passato”.

E male hanno fatto secondo Tusk i politici britannici a parlare troppo presto di facili accordi con Bruxelles, quando la complessità degli accordi da discutere richiederà per forza di cose trattative su ogni dettaglio.

E il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che tre giorni fa ha incontrato a Londra la premier May, è stato ancor più deciso, dicendo che i funzionari della Commissione hanno identificato un “cocktail” di 25 diverse questioni legali da risolvere solo per quanto riguarda i diritti di soggiorno e di espatrio.

Insomma, la sensazione è che Londra abbia un po’ sottovalutato le difficoltà e i costi della Brexit, a cominciare dai 6 miliardi di euro che la Gran Bretagna dovrebbe pagare per onorare gli impegni e i programmi comunitari tuttora pendenti. Impegni che a Londra hanno definito “dettagli procedurali”, e che invece Bruxelles considera questione tanto seria che potrebbe perfino far incagliare le trattative.

I sei miliardi di euro sono già di per sé motivo sufficiente a spiegare la compattezza e l’armonia che si registra tra i leader europei. Ma sullo sfondo c’è anche un’altra preoccupazione: quella di contenere le spinte euroscettiche presenti qua e là nell’Unione.

Insomma, dando per scontato che comunque il centrista Emmanuel Macron vincerà le elezioni francesi, i leader europei vogliono far capire a tutti che la Brexit non sarà una passeggiata per i britannici, e che è meglio non farsi venire la tentazione di replicarla anche altrove.

 

 

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