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Caduto il Panshir, i talebani annunciano il governo “di transizione”

Caduto il Panshir, i talebani annunciano il governo “di transizione”

07 Settembre 2021 0 Di Rebecca Gnignati

Da ieri tutto l’Afghanistan é in mano ai talebani, che dopo giorni di stallo hanno annunciato un governo “di transizione” composto quasi esclusivamente dalla “vecchia guardia”.

I talebani hanno voluto aspettare che il Panshir – la regione dove le ultime forze della resistenza afghana si erano rifugiate per riorganizzarsi – cadesse, per annunciare il governo. Una volta entrati a Bazarak, la città principale della regione che fu la roccaforte di Ahmad Shah Massud, leone della resistenza ai sovietici e ai mullah rispettivamente negli anni ’80 e ’90, gli studenti coranici hanno finalmente trovato il tempo e la volontà politica di formare un governo, 23 giorni dopo la presa della capitale.

Il nuovo governo di transizione guidato da Hasan

Nell’ultima conferenza stampa, risalente a circa un’ora fa, il portavoce Zabihullah Mujahid ha annunciato che Mohammad Hasan Akhund è il nuovo primo ministro del governo di transizione. Sebbene non una delle figure più in vista del movimento, Hasan é stato fino ad oggi alla guida del Consiglio direttivo (Rahbari Shura), ovvero l’organo che negli ultimi mesi ha svolto il ruolo di un governo talebano. Abdul Ghani Baradar, co-fondatore, capo politico dei talebani nonché loro principale negoziatore a Doha, sarà il suo vice, mentre Sirajuddin Haqqani, fino ad ora a guida dell’apparato di sicurezza talebano e capo della rete Haqqani (un gruppo paramilitare allineato ai Talebani con forti legami con Al Qaeda e Isis-K), è stato nominato ministro dell’interno. Alla difesa Mullah Mohammad Yaqoob, figlio di  Mullah Omar, “Emiro” dell’Afghanistan dal 1996 al 2001. Tra le fila del governo, che il portavoce ha sottolineato essere di transizione, per il momento nessun non-talebano, ma tutti membri della vecchia guardia. Lo stesso Hasan é stato ministro degli esteri e vice primo ministro nel precedente regime talebano.

Gli ultimi sviluppi a Kabul: diritti delle donne e aiuti esteri

Dopo la presa del Panshir da parte dei talebani, risalente a ieri, e la conseguente fuga dell’ex vicepresidente Amrullah Saleh, che si presume essere in Tajikistan, e del figlio di Massud, capo della resistenza, che si è rifugiato tra le montagne della regione, i riflettori sono tornati su Kabul. Nella capitale, centinaia di donne si sono riunite per protestare contro l’annullamento dei diritti che si sono guadagnate negli ultimi vent’anni. Le dimostrazioni sono state soppresse con la forza. Il trattamento attuale delle donne, in parallelo all’annuncio di un governo conservatore, non sembra dimostrare una volontà da parte dei talebani di voler venire incontro agli Stati Uniti e a molte nazioni europee, Questi ultimi hanno infatti fatto sapere che continueranno a non inviare aiuti (bloccati dal 20 agosto) se i diritti delle donne e delle minoranze non saranno rispettati. Senza l’assistenzialismo estero, il PIL afghano, nel 2020 pari a 20 miliardi di dollari, dovrebbe calare del 43%. Nel frattempo, Nian Zhen, del China institute of contemporary international relations (CICIR), ha twittato la lista delle Nazioni invitate a presenziare alla cerimonia d’inaugurazione del neonato governo talebano.

 

 

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