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Con il summit Trump – Kim, il Vietnam diventa artefice della pace

Con il summit Trump – Kim, il Vietnam diventa artefice della pace

24 Febbraio 2019 0 Di Pietro Nigro

Il Vietnam pronto ad ospitare il vertice sul nucleare tra Donald Trump e Kim Jong Um: ottima occasione per presentarsi sulla scena internazionale. Per kim viaggio segreto attraverso la Cina.

Il Vietnam si prepara al vertice sul nucleare tra Trump e Kim

Per il Vietnam, che si accinge ad ospitare il vertice sulle armi nucleari tra Donald Trunp e Kim Jong Um, potrebbe essere una ottima occasione per iniziare ad associare il proprio nome alla pace e non alla guerra.

Il vertice, il secondo incontro tra Usa e Corea del Nord, dopo quello storico di Singapore di otto mesi fa, si terrà nella capitale Hanoi il 27 e 28 febbraio prossimi. E la speranza è che possa iniziare a fare progressi veri, visto che il precedente, il primo della storia tra un presidente Usa e un leader nord coreano, non è andato oltre un generico impegno a “lavorare per la completa denuclearizzazione della Penisola di Corea”.

Ma in questi mesi, sia gli Usa che la Corea del nord sono state sottoposte a intense pressioni diplomatiche internaizonali affinché arrivino ad accordi più concreti e precisi di quelli troppo generici presi a Singapore.

Ora, dunque, si dovrebbe iniziare a parlare dei primi punti effettivi di questo programma di denuclearizzazione: sul piatto ci sono da una parte le prime concessioni Usa e dall’altra la contropartita che Kim è disposto ad offrire. E’ certo, infatti, che Trump ha chiesto a Kim di rinunciare alla sua potenzialità nucleare, che insieme alla produzione di missili, rappresenta la massima minaccia per gli Usa e soprattutto per i loro alleati in Asia, il Giappone e soprattutto la Corea del Sud.

Solo in seguito gli Usa sarebbero disposti a fare concessioni, e a permettere l’allentamento delle sanzioni economiche chiesto dalla Corea insieme alla fine ufficiale della Guerra di Corea del 1950-53 e a ben precise garanzie in fatto di sicurezza.

Il misterioso viaggio in treno di Kim attraverso la Cina

E intanto il presidente della Corea del Nord, Kim Jong Um, si è già avviato per prendere parte al vertice di Hanoi, viaggiando avvolto dal mistero in un treno che per due giorni attraverserà tutta la Cina percorrendo non meno di 4.500 kilometri fino alla città vietnamita di Dongdang. Da lì, Kim dovrebbe proseguire in treno fino ad Hanoi.

Del suo viaggio si sa pochissimo, per ovvi motivi di sicurezza, ma molto ha fatto trapelare la propaganda del regime, insolitamente prodiga di informazioni. Anche le autorità cinesi hanno mantenuto il più stretto riserbo sul passaggio del treno blindato di Kim.

Di certo, stando a quanto per prima ha riferito la agenzia russa Tass, il dittatore, sabato pomeriggio alle 5, ha lasciato Pyongyang in un “lussuoso treno”, completamente blindato e a prova di proiettile. Il convoglio avrebbe passato la frontiera cinese nella città di Dandong intorno alle 9:40 di sera.

Dopodiché, alcune carrozze di un treno verde sono state avvistate domenica mattina alla stazione di Pechino, ma non è stato confermato che fosse di Kim. L’agenzia di stampa della Corea del Sud, la Yonhap, ha anche segnalato il passaggio del treno in una stazione nella città portuale di Tianjin, a sud-est di Pechino, verso le 13 locali, le 5 del mattino al meridiano di Greenvich.

Ad accompagnarlo, alti funzionari nordcoreani e la sua influentissima sorella, Kim Yo Jong, la donna che è stata l’artefice del primo summit a Singapore e che avrà un ruolo non marginale anche nel secondo. Non si hanno notizie, invece, della moglie del dittatore, Ri Sol Ju.

Tra gli alti funzionari che partecipano al summit di Singapore, dovrebbe esserci anche Kim Yong Chol, ex capo dello spionaggio e inviato principale di Kim nelle trattative con gli Stati Uniti, nonché la’ltro braccio destro di Kim, l’anziano Ri Su Yong, il ministro degli esteri Ri Yong Ho e il responsabile della Difesa No Kwang Chol.

E ad attendere il gruppo ad Hanoi ci sono già gli altri artefici dell’incontro, come il suo capo di stato maggiore Kim Chang Son e Kim Hyok Chol, la’ltro artefice dei negoziati con l’inviato americano Stephen Biegun. Insieme a lor, dovrebbero essere ad Hanoi anche Kim Phyong Hae e O Su Yong, vicepresidenti del Comitato centrale del partito e rispettivamente responsabili della gestione del personale e degli affari industriali.

All’arrivo ad Hanoi, Kim sicuramente andrà a far visita al presidente Nguyen Phu Trong, che lo ha invitato in Vietnam. Ma è probabile che andrà a fare anche visita a qualche impianto produttivo vietnamita, anche perchè il Vietnam, che come la Corea è stata in guerra con gli Stati Uniti ed ha tuttora una economia fortemente centralizzata e controllata dalla Stato, viene da alcuni indicata come un possibile modello di sviluppo per PyongYang.

L’agenzia di stampa nordcoreana Kcna ha anche fatto circolare, attraverso il quotidiano Rodong Sinmun alcune fotografie di questo storico viaggio, con Kim ritratto mentre riceve un segnale rosso sul tappeto rosso a Pyongyang e mentre saluta dallo sportello di una carrozza ferroviaria. Si tratta di foto prese alla partenza sabato pomeriggio, mentre nulla è trapelato del passaggio del treno a Pechino questa mattina.

Il leader nord coreano Kim Jong Um sul treno che lo porta al vertice di Hanoi con Donald Trump (ph. Kcpn).

Il leader nord coreano Kim Jong Um sul treno che lo porta al vertice di Hanoi con Donald Trump (ph. Kcna).

La diplomazia di Hanoi scommette sul vertice Trump-Kim

Al vertice tra Trump e Kim la diplomazia vietnamita affida la sua speranza di accreditarsi come paese di pace e di iniziare a sgancarsi dall’associazione con la guerra del Vietnam.

Il vertice, infatti, giunge al culmine di una strategia di lungo corso che la diplomazia vietnamita ha portato avanti per il paese, reduce da decenni di guerra con la Francia e gli Usa prima, poi con la Cina e con i Khmerr rossi della Cambogia, e che solo nei primi anni Novanta ha iniziato ad uscire dal lungo isolamento internazionale.

Le autorità di Hanoi, infatti, puntano ora ad accreditare il paese sulla scena internazionale e a presentarlo addirittura come uno degli artefici della riappacificazione tra i vecchi nemici Trump e Kim, nonché come interlocutore delle grandi potenze, gli stessi Usa e il vicino gigante cinese.

A spiegare il disegno diplomatico vietnamita, il viceministro degli Affari esteri Le Hoai Trung che la scorsa settimana ha detto alla stampa che il vertice ospitato ad Hanoi “Dimostra che il Vietnam è un membro responsabile e attivo della comunità internazionale, che vuole contribuire al processo di pace e che la politica del Vietnam è quella di innalzare il livello della politica estera multilaterale. Il Vietnam è una nazione che ama davvero la pace, ma ha anche dovuto subire guerre, e di solito le guerre sono finite con negoziati di pace“.

Il massimo successo per il Vietnam sarebbe ora se dopo essere riuscito a far lavorare i servizi di Usa e Corea del Nord a stretto contatto per preparare il vertice, si arrivasse ora anche a far firmare il trattato di pace che finalmente metterebbe ufficialmente fine alla guerra di Corea del 1950-1953, finora sancita solo da un armistizio.

Il che sarebbe un ottimo biglietto da visita per il Vietnam, che nel 2020 sarà il presidente di turno del gruppo dei Paesi del Sud est asiatico Asean e che punta ad avere un turno di presenza nel consiglio di sicurezza dell’Onu.

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