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Gestione dei rifiuti, parla Chicco Testa (Assoambiente): “Il sistema resta fragile”

Gestione dei rifiuti, parla Chicco Testa (Assoambiente): “Il sistema resta fragile”

16 Giugno 2021 0 Di Nunzio Ingiusto

Il  Rapporto Rifiuti speciali dell’Ispra, le risorse del  PNRR di Draghi e gli impianti che mancano nelle parole del manager.

Rifiuti, il presidente di Assoambiente Chicco Testa: “Il sistema resta fragile”

Se mai vedrà la fine, la gestione dei rifiuti sarà ricordata come una delle più grandi falle del sistema economico italiano. Una circolarità virtuosa e remunerativa, ma lontana dal successo.

Si, l’Italia è un polo industriale che manda più di due terzi dei rifiuti speciali a recupero, “ma ci sono segnali di fragilità del sistema”, dice Chicco Testa, presidente di FISE Assoambiente , l’Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo e smaltimento rifiuti.

Di cosa parliamo? Dell’ultimo Rapporto dell’ Istituto per la protezione e la ricerca ambientale – Ispra – sui rifiuti speciali. La fotografia di ciò che accade nel mondo della produzion

e industriale, che suscita in queste ore interrogativi su come superare le criticità che il Rapporto stesso evidenzia.

Nel 2019 i rifiuti speciali sono aumentati del 7,3% rispetto al 2018. Oltre 10 milioni di tonnellate a fronte di un PIL cresciuto poco. Come si spiega?

“I dati sono in barba ad ogni ipotesi di disaccoppiamento fra crescita economica e produzione di rifiuti – risponde Testa – ll PIL è cresciuto solo di qualche decimale. Un aumento importante che viene dopo una crescita registrata anche fra il 2017 e 2018 e che è prevalentemente generato dai rifiuti da costruzione e demolizione”.

Nel complesso sono  aumentati i rifiuti non pericolosi, da 133 a 144 milioni di tonnellate. Ma più in dettaglio cosa succede nel sistema economico italiano?

“Succede che oltre un quarto dei rifiuti speciali sono “rifiuti da rifiuti”, oltre 38,6 milioni, cioè scarti prodotti dalle attività di recupero e smaltimento e dalle attività di bonifica e risanamento ambientale”.

Aggiungiamo anche  i rifiuti del trattamento delle acque…..

“Si, dopo  quelli da costruzione e demolizione, i “rifiuti da rifiuti”, sono il principale flusso di rifiuti nazionale. un dato  su cui riflettere per impostare la nostra strategia di economia circolare”.

Il quadro generale si conferma non esaltante, laddove mette in mostra anche squilibri  territoriali. I rifiuti speciali sono concentrati prevalentemente nel Nord Italia dove si genera il 57,6% del totale dei rifiuti italiani legati alle attività economiche.

“E’ uno squilibrio territoriale nord-sud ancora molto forte, commenta Testa . Nella sola Lombardia viene smaltito il 26% del totale rifiuti speciali italiani“.

A margine dei darti Ispra, la Fise ricorda che in Italia ci sono circa 6 mila impianti di recupero di materia, 81 inceneritori, 300 discariche (Giornata dell’ambiente: la Sicilia chiude le discariche, 173  impianti di compostaggio e digestione anaerobica). Tradotto?

“Praticamente non si incenerisce niente, vanno ad incenerimento 1,2 milioni di tonnellate e a coincenerimento 2 milioni di tonnellate – aggiunge Testa – Attenzione, pero’, perché  esportiamo verso inceneritori europei”.

La necessità di riorganizzare tutto il sistema rifiuti è stata recepita dal PNRR di Draghi. Mercoledi 16 giugno la Commissione Europea dovrebbe approvarlo aprendo la strada anche a  questa essenziale riforma.

Ma altri segnali contrastanti dal Rapporto Ispra arrivano per la la gestione dei fanghi da depurazione e dai rifiuti con amianto. Sono aumentati di 280 mila tonnellate rispetto al 2018, “segno che i processi di depurazione si stanno diffondendo ma la  maggior parte viene avviato a smaltimento e non a recupero. Ancora bassissima, purtroppo , la quota di rifiuti contenenti amianto trattati e gestiti”.

Che conclusioni trarre?

“Vedremo l’anno prossimo gli effetti della Pandemia sulla produzione dei rifiuti e come il sistema italiano ha affrontato la crisi economica conseguente, risponde Testa . Restiamo un distretto del riciclo importante a livello globale, ma per affrontare le sfide del prossimo decennio occorrerà prestare attenzione ai segnali di criticità che il Rapporto indica con chiarezza”.

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