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I deputati Repubblicani si ribellano, Trump ritira la sua riforma sanitaria

I deputati Repubblicani si ribellano, Trump ritira la sua riforma sanitaria

25 Marzo 2017 0 Di Pietro Nigro

Il presidente Usa Donald Trump è stato costretto a ritirare la sua riforma sanitaria dopo che i deputati Repubblicani gli ahnno fatto mancare i voti necessari.

Riforma sanitaria, Trump ritira la legge

Sembra proprio che i deputati Repubblicani che non hanno gradito l’elezione di Trump glie l’abbiano fatta pagare alla prima occasione. Il presidente Usa è stato costretto a ritirare la “sua” riforma sanitaria per mancanza della maggioranza necessaria a farla approvare.

La riforma sanitaria, la riforma dell’Obamacare e dei guasti economici che starebbe provocando negli Usa, era il primo punto del programma elettorale di Donald Trump, quello a cui teneva di più, e il primo disegno di legge che aveva preparato.

Invece, quando gli è stato chiaro che i deputati Repubblicani, la sua stessa maggioranza al Congresso, o almeno una parte di essi, avrebbero votato no insieme ai Democratici, Trump ha dovuto fare dietro front e ritirare la legge.

Probabilmente, e nonostante la sua fama di conciliatore, Trump non è riuscito a scrivere una riforma che conciliasse le diverse anime del Partito repubblicano. E non è riuscito a convincere quei deputati che temono di ritrovarsi con qualche milione di americani improvvisamente sprovvisto di copertura sanitaria.

“Pazienza – ha detto Trump ai giornalisti – vuol dire che si andrà avanti e che quando l’Obamacare esploderà i Repubblicani capiranno. E magari a quel punto riusciremo a fare una grande riforma sanitaria”.

Trump tradito dai Repubblicani

La maggioranza Repubblicana al Congresso non è che sia proprio schiacciante. Si sa da tempo che tutti i deputati Democratici al Congresso avrebbero difeso la Obamacare con le unghie e coi denti. E venerdì si è capito che anche parte della maggioranza Repubblicana non era a favore della riforma di Trump.

La ribellione è scoppiata ad una riunione di deputati Repubblicani conservatori, quelli che fanno parte del Freedom Caucus, i più perplessi sulla portata della riforma Trump.

Ma già giovedì sera si era capito che qualcosa non andava quando Trump ha interrotto bruscamente il suo negoziato con i vertici Repubblicani ed ha lanciato il suo ultimatum: si voti subito, venerdì, e che si vinca o si perda.

 

Ultimatum che non è piaciuto ai Repubblicani, e il povero portavoce del Partito al Congresso, Paul Ryan, si è ritrovato senza i 216 voti necessari a far passare la riforma sanitaria di Trump.

Alla conta, infatti, sembravano mancare dai 10 ai 15 voti almeno. Troppi, per una riforma che non avrebbe certo avuto neanche un voto da parte Democratica.

Così Trump si è visto costretto a ritirare il disegno di legge che aveva preparato con il ministro della Salute Tom Price e che voleva usare per distruggere l’odiato Obamacare.

“Abbiamo imparato molto sulla lealtà. Abbiamo imparato molto su come si costruisce il voto”, ha detto poi con rassegnazione parlando ai giornalisti nello Studio ovale della Casa bianca, quando ha tentato senza molta convinzione di puntare il dito contro i Democratici che sono notoriamente la minoranza sia alla Camera che al Senato.

Resta dunque in piedi l’Obamacare, quell’Affordable Care Act che Obama ha varato nel 2010 e che secondo Trump sta costando caro e amaro ai cittadini.

Ma crescono al contempo i dubbi e gli interrogativi sul prosieguo della coabitazione tra Donald Trump e una maggioranza repubblicana che gli è in parte ostile.

Sono molti, infatti, i punti del programma politico di Trump che richiedono appoggio al Congresso, dalle spese per le infrastrutture e per la difesa ai tagli alle tasse che sono il prossimo grande impegno legislativo preso da Trump.

Va capito, soprattutto, se e quanto i vertici Repubblicani siano in grado di governare l’assemblea legislativa, e se i contrasti con Trump siano in qualche modo risanabili.

Dal canto suo, l’opposizione ha esultato, e il portavoce dei Democratici al Senato, Chuck Schumer, ha approfittato della debacle repubblicana per lanciare l’affondo: “Abbiamo avuto la prova di quali siano i principali limiti della presidenza Trump: l’incompetenza e le promesse non mantenute”.

 

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