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Riforma del Mes, accordo (quasi) trovato tra M5s e Italia Viva sulla risoluzione unitaria

Riforma del Mes, accordo (quasi) trovato tra M5s e Italia Viva sulla risoluzione unitaria

08 Dicembre 2020 0 Di Pietro Nigro

Accordo quasi trovato tra il M5s (e i dissidenti) e Italia Viva sul testo della Risoluzione sulla riforma del Mes.

Riforma del Mes: intesa quasi raggiunta tra maggioranza e governo

Sarà che sono in ballo ben 196 miliardi di euro da chiedere in prestito condizionato all’Europa, ma sono giorni e ore di intense e febbrili trattative tra le varie componenti della Maggioranza, Italia Viva e M5s in particolare, ma anche tra i vertici del Movimento e i senatori “dissidenti”. Lo scopo, ricomporre ogni dissidio e ritrovare unità sul testo della Risoluzione per la riforma del Mes, per dare un ok compatto al premier Giuseppe Conte e scongiurare la crisi di governo, o almeno rimandarla a dopo la Legge di bilancio. E perché no, anche per trovare una intesa definitiva sulla futura gestione di questa montagna di soldi.

L’accordo tra i partiti di maggioranza, stando alle informazioni che arrivano, sarebbe stato trovato nella giornata di ieri, martedì, all’ultimo momento, visto che mercoledì mattina alle 9 il presidente del Consiglio Conte si presenterà alle Camere a chiedere il voto sulla Risoluzione per poi recarsi all’Eurogruppo.

Era abbastanza scontato che un’intesa si trovasse, perché è chiaro che a nessuno va realmente di perdere un così consistente pacchetto di miliardi da gestire. Ma era altrettanto ovvio che ciascuno avrebbe cercato di far valere il proprio peso specifico e di tirare la corda fino all’ultimo momento.

Non si deve dimenticare, infatti, che al Senato la maggioranza su cui conta il premier è risicatissima: la metà dei voti è di 161 e Giuseppi ne ha  appena 168. Tutti sono indispensabili, dunque, e qualsiasi maldipancia potrebbe far saltere il banco, cioé il governo.

Stando a quanto dichiarato da Matteo Renzi, l’ex premier ha a cuore proprio il meccanismo di gestione del Mes, oltre che i suoi contenuti.

“La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi a chi soffre – ha detto Renzi ad un convegno – Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Il problema non è avere uno strapuntino o un uomo dei nostri, ma di metodo. Io dico a Conte di ritirare il suo piano, venga in Aula, ascolti le idee, della maggioranza come nell’opposizioni e poi si decida. Noi non siamo a ‘Aggiungi un posto a Tavola’, noi chiediamo un approccio diverso. Il governo valuti le proposte ma alla fine convochi una sessione ad hoc dopo la legge di bilancio e poi si decide chi spende i soldi e come”.

Ed infatti, durante l’incontro dei capigruppo di maggioranza di oggi, il confronto è stato serrato e caratterizzato da una accesa discussione tra M5S, Pd e IV.

Mes, intesa raggiunta sulla Risoluzione

Al termine, una intesa “politica” sarebbe stata trovata con una limatura dei punti più controversi della bozza di risoluzione.

In particolare, si legge nel testo concordato, la maggioranza impegna il governo a “finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes”.

Nel testo, inoltre, si legge che il Parlamento impegna il governo “a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. A sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’Edis”.

La soluzione trovata, sarebbe comunque provvisoria, e soggettta ad un ulteriore approfodimento da tenersi nella assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del M5S, iniziata alle 2130 e dedicata ad esaminare i punti “sgraditi” ai dissidenti.

Proprio al fine di rendere più “digeribile” la risoluzione, ad esempio, nella bozza di risoluzione è scritto che si impegna il governo “a sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’Edis, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso Mes, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell’integrazione europea. Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del Mes”.

E poiché il 10 e l’11 ndicembre, Conte dovrà partecipare anche al vertice Ue, nel testo figura anche un paragrafo dedicato alla Brezit: il governo si impegna a “lavorare con gli altri 26 Stati membri per un’uscita ordinata del Regno Unito dall’Ue e per la conclusione di un accordo di recesso improntato ad un approccio solidale che tuteli l’integrità del Mercato Interno e i principi di leale concorrenza, nonché la salvaguardia dell’unione doganale in territorio irlandese”.

Ma intanto, pur accettando una intesa “politica” comune, i capigruppo di Italia Viva hanno fatto sapere che firmerranno sì la risoluzione di maggioranza, ma solo dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier Conte in Aula.

M5s, rientra l’opposizione dei senatori dissidenti

L’altro fronte caldo delle trattative è invece tutto interno al Movimento 5 stelle. Da due giorni, infatti, i vertici del partito sono impegnati a persuadere e convincere con ogni mezzo la pattuglia di senatori che nei giorni scorsi ha detto no al Mes. O almeno a qualcuno.

E nel corso della giornata di martedì, si è pian piano capito che la mediazione, condotta in prima persona da Vito Crimi, ha iniziato a sortire qualche effetto.

“Ho trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta. – ha scritto add esempio su Facebook la senatrice Barbara Lezzi – Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto). Tutto a posto? No. Il testo dovrà essere ulteriormente mediato con il resto delle forze di maggioranza”.

Una soluzione che per il momento soddisfa il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, pure intervenuto a pressare i suoi senatori e si è detto soddisfatto per l’intesa raggiunta: “Ha prevalso il senso di responsabilità, come avevamo auspicato – ha detto -. Nel M5S ci sono anime diverse ma prevale sempre il senso di responsabilità”.

Per il ministro degli Esteri “è un bene che si stia andando verso un punto di caduta nel Movimento 5 Stelle a proposito del voto di domani e mi auguro si raggiunga un punto di incontro quanto prima. Era ciò che avevo fortemente auspicato e per cui ho lavorato insieme a tutti gli altri. Come ho ribadito più volte, il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani sarà un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità”.

Le modifiche non hanno convinto tuttavia tutti i dissidenti. Tra gli altri, chi continua a prendere le distanze è la calabrese Bianca Laura Granato.

“Ho appena acquisito la risoluzione di maggioranza – ha detto a fine riunione all’AdnKronos – devo esaminarla bene. Ma a una prima lettura non vedo grandi speranze di poter votare a favore. Anzi, certamente non voterò a favore. Valuterò se astenermi o votare contro”.

E sull’orientamento degli altri colleghi ‘dissidenti’, la Granato ha osservato: “Dobbiamo fare una riunione per aggiornarci, dobbiamo rivederci per capire cosa fare. E’ possibile che molti abbiano cambiato idea e deciso di votare la risoluzione”.

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