Vertice al Mise: il vaccino anti covid made in Italy in produzione tra 4-6 mesi
04 Marzo 2021Nuovo incontro al Mise sul vaccino anti covid Made in Italy, governo e Farmindustria concordI l’Italia pronta a produrre tra 4 -6 mesi.
Incontro al Mise: il vaccino anti covid Made in Italy in produzione tra 4-6 mesi
Le industrie italiane saranno pronte a produrre il vaccino italiano anti covid tra 4 – 6 mesi e potranno contribuire a rafforzare la produzione europea. La notizia, che arriva dal secondo incontro tra il governo e i rappresentanti dell’industria farmaceutica italiana che si è tenuto ieri mattina al Mise, e sarà riportata oggi dal ministro Giancarlo Giorgetti al colloquio con il commissario europeo Thierry Breton, responsabile europeo della task force sui vaccini.
All’incontro al ministero di via Vittorio Veneto, il secondo dopo quello della settimana scorsa, hanno partecipato oltre a Giorgetti anche il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, accompagnato dalla direttrice generale Enrica Giorgetti, e dal direttore del centro studi Carlo Riccini, il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, il nuovo commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il sottosegretario alla presidenza Franco Gabrielli.
La scorsa settimana governo e Farmindustria hanno concordato di valutare se è possibile ipotizzare la produzione di un vaccino anti covid made in Italy e la partecipazione dell’industria nazionale al piano di produzione europeo. Oggi l’industria nazionale del farmaco è tornata con risposte abbastanza positive.
La produzione è ovviamente subordinata innanzitutto alle approvazioni ed autorizzazioni delle autorità competenti, che potrebbero arrivare nel giro di appunto almeno 4 mesi, anche se per la messa a regime della produzione ci potrebbero volere anche 8 mesi.
Aziende italiane in prima fila per produrre i vaccini e i loro componenti
Per quanto riguarda la produzione vera e propria, alcune aziende sono disponibili a produrre i bulk, ossia il principio attivo e gli altri componenti del vaccino anti Covid, perché sono già dotate dei necessari bioreattori e fermentatori o possono procurarseli in breve tempo.
Nel frattempo, è già possibile, in tempi molto rapidi, avviare la fase dell’infialamento e finitura. Ciò perché diverse imprese italiane hanno i macchinari necessari e possono dedicarli al vaccino.
Inoltre, il ministro Giorgetti ha chiesto anche di individuare altre imprese contoterziste che abbiano capacità industriale per partecipare alla produzione del vaccino entro autunno 2021.
Al tavolo è stato mantenuto il più stretto riserbo sui nomi delle aziende farmaceutiche coinvolte.
Ma a quanto se ne sa, a questo sforzo produttivo possono partecipare parecchie industrie ed imprese italiane, a cominciare da quelle localizzate nel Lazio, attualmente la prima regione italiana per produzione di medicinali.
Per esempio la ReiThera di Castel Romano (Roma)è dotata di un bioreattore adatto alla produzione di vaccini anti Covid. Sempre nel Lazio, ci sono alcune realtà già impegnate nel processo produttivo dei vaccini Covid: ad esempio la Catalent di Anagni che confeziona vaccini di AstraZeneca e in futuro dovrebbe infialare anche quelli di Johnson & Johnson, e la Haupt Pharma di Latina, che ha avviato un progetto di riconversione di un reparto per l’infialamento.
Sempre nel Lazio operano poi la Thermo Fisher Scientific e la Biomedica Foscama di Ferentino, oltre alla Acs Dobfar di Anagni.
A Siena, poi, ha sede la Gsk di Rosia (Siena), che ha un bioreattore, ma è utilizzato per il vaccino congro la meningite che è di tipo batterico e non virale.
Anche in Veneto ci sono aziende che potrebbero partecipare, a cominciare dalla Fidia Farmaceutici di Abano Terme (Padova) che non commercializza vaccini, ma li produce per alcune multinazionali.
Polo italiano della ricerca, Giorgetti promette investimenti pubblici
L’altra ipotesi a cui sta lavorando il tavolo Governo – Farmindustria è la fattibilità di un polo italiano di eccellenza per la ricerca su farmaci e vaccini,, che dovrebbe sorgere con la partecipazione di pubblico e privato.
Il ministro Giorgetti ha confermato la volontà del governo di sostenere la realizzazione di questo progetto, che prevede accordi e intese con le multinazionali detentrici dei brevetti, anche con investimenti pubblici che si aggiungerebbero a quelli privati.
“Si sta valutando – ha detto il titolare del Mise – la possibilità di utilizzare contratti di sviluppo quali strumento idoneo per finanziare la ricerca e per la realizzazione di un polo nazionale pubblico-privato per la produzione dei vaccini, non solo per la fase emergenziale ma anche per le future esigenze”.
Per questo “c’è la totale disponibilità a trovare gli strumenti normativi e finanziari più idonei per arrivare alla produzione di vaccini in Italia in tempi brevi”.
L’obiettivo è rendere l’Italia, nel quadro europeo, autosufficiente anche di fronte a nuove pandemie “che – dice Giorgetti – temiamo possano riprodursi inevitabilmente nei prossimi anni”.
Per questo motivo, oggi all’incontro con il commissario europeo Thierry Breton Giorgetti chiarirà la portata della partecipazione italiana al piano europeo di produzione dei vaccini, ma soprattutto cercherà di “discutere le possibilità del trasferimento dei brevetti, che è la condizione essenziale” per arrivare a produrre vaccini anche in Italia.